Il 25enne interrogato durante la notte nella caserma dei Carabinieri di Luino ha riconosciuto le proprie responsabilità
Un unico fatale fendente al cuore che non ha lasciato scampo al 57enne di Lugano, ucciso ieri sera a Luino, nell’appartamento dell’ex moglie, una avvocata con studio legale in riva al Ceresio, che è conosciuta in Ticino per essersi battuta pubblicamente a difesa dei migranti, dal 25enne figlio adottivo (il maggiore di tre ragazzi adottati dalla coppia), originario di un Paese dell’Africa centrale. È quanto accertato dal medico legale, dopo l’esame della salma vittima di un delitto che ancora è senza movente. Gli investigatori attribuiscono la coltellata a un raptus (una sorta di impulso difficilmente controllabile, ndr), che è giunto al culmine di un’animata discussione.
Il ragazzo nel corso dell’interrogatorio che si è svolto nella caserma dei carabinieri di Luino la notte scorsa ha ammesso le proprie responsabilità. E non poteva essere diversamente visto che quando è stato fermato dai carabinieri impugnava ancora l’arma del delitto, un coltello da cucina con una lunga lama e tracce di sangue. Il nome del giovane è noto alle cronache per essere stato citato in parecchi comunicati diffusi dalla Polizia cantonale di scomparsa di persone negli ultimi anni e per essere stato arrestato nel 2019 a Torino, dove ha partecipato a una manifestazione di protesta per lo sgombero di un ex Asilo occupato da anarchici.