laR+ Luganese

Rapine nel Mendrisiotto pianificate tra alcol e droga

Processati tre uomini e una donna, che sono accusati di rapina aggravata per cinque colpi, avvenuti tra Novazzano e Balerna nel 2024

Il Distributore in questione
(Rescue Media)
17 luglio 2025
|

Credevano che sarebbe andato tutto liscio: aggredire due commesse in una stazione di servizio, prima a Novazzano poi a Balerna, con la complicità delle vittime stesse, e fuggire con il denaro. Il problema è che entrambe le cassiere non sapevano nulla di quelle rapine, che erano ideate in un bar di Piacenza tra alcol, droga e promesse di guadagni facili. Sono quattro gli imputati accusati, a vario titolo, di aver commesso due rapine e tre sopralluoghi. Di fronte alla Corte delle Assise Criminali, il 34enne, il 43enne e il 31enne – mentre la donna, 60 anni, è stata esentata dalla presenza in aula per motivi di salute – hanno cercato di spiegare che erano solo disperati, disorganizzati e bisognosi di denaro. Per la procuratrice pubblica Veronica Lipari, invece, si tratta di una vera e propria banda, che avrebbe continuato a colpire se non fosse stata fermata dalla polizia.

Arrestati in dogana

I quattro imputati hanno avuto ruoli differenti. Il 34enne è considerato la figura centrale: ha partecipato a tutti gli episodi accertati, a partire dal primo, il 26 ottobre 2024 con un presunto sopralluogo presso una stazione di servizio in via Casate a Novazzano. In quell’occasione era presente anche il 43enne, insieme ad altre persone a piede libero. Pochi giorni dopo, il primo novembre, le stesse persone avrebbero messo a segno una rapina nella medesima stazione di servizio, sottraendo poco più di 8’000 franchi. In merito a questo episodio, di fronte al presidente della Corte, Amos Pagnamenta, e ai giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci, il 34enne ha dichiarato: «Eravamo in una situazione critica e ci siamo affidati a una persona che ci ha consigliato di compiere le rapine. Ci avevano garantito che i titolari avrebbero successivamente richiesto un risarcimento maggiore all’assicurazione e che le cassiere fossero d’accordo e che non avrebbero opposto resistenza».

Il tentativo finale

Il 24 novembre il 34enne è entrato di nuovo in Svizzera da Novazzano con l’auto della 60enne e una targa falsificata, con l’intento – stando all’atto d’accusa – di “sottrarre denaro da una stazione di servizio non identificata del Mendrisiotto”, salvo poi rinunciare al colpo. Il 7 dicembre, questa volta con un gruppo più numeroso (tutti gli altri protagonisti sono a piede libero) e il 43enne, avrebbero organizzato e compiuto un’ulteriore rapina in via San Gottardo a Balerna, riuscendo a sottrarre circa 1’300 franchi. L’ultimo episodio contestato risale al 14 dicembre. È in questa circostanza che entra in scena, per la prima volta, anche l’unica donna tra gli imputati. L’obiettivo era di compiere un semplice sopralluogo. Tuttavia, per la procuratrice pubblica, la ‘trasferta’ avrebbe potuto tradursi in una rapina cinque giorni dopo, quando, giunti al valico di Novazzano Marcetto, i quattro sono stati fermati dalle guardie dell’Ufficio delle dogane e di sicurezza dei confini. A bordo dell’auto si trovavano i tre e il 31enne, alla guida senza patente, con impostato sul navigatore il distributore di Novazzano.

‘Una vita segnata per pochi soldi’

Secondo la procuratrice Lipari, gli imputati avrebbero agito esclusivamente per motivi economici, operando come una vera e propria banda. In particolare, il 34enne «non si è fermato nemmeno di fronte alla gravidanza della compagna. In aula ha affermato di non avere denaro a sufficienza, ma durante l’inchiesta ha ammesso di averlo speso per alcol e droghe, non per pagare le bollette». Per lui è stata richiesta una condanna a 4 anni di carcere e 8 anni di espulsione dalla Svizzera. Per il complice, che nella seconda presunta rapina ha fisicamente immobilizzato la cassiera, la richiesta è stata di 3 anni e mezzo di carcere e 8 anni di espulsione. Per gli altri due imputati, coinvolti solo nelle fasi finali, la procuratrice ha richiesto 24 mesi di carcere con la condizionale e 6 anni di espulsione per la 60enne, giudicata colpevole di aver «agito con estrema superficialità, senza collaborare con gli inquirenti, ostacolando così le indagini», mentre per il 31enne, autista dell’ultimo tentativo, la richiesta è di 15 mesi con la condizionale e 5 anni di espulsione.

‘La commessa era terrorizzata’

Maria Galliani, in rappresentanza di una delle commesse aggredite, ha chiesto un risarcimento di 8’000 franchi, ha affermato che la donna soffre ancora oggi per quanto accaduto: «Durante l’udienza, è emerso che gli imputati erano convinti che lei fosse consenziente alla rapina. Questo è stato uno degli aspetti più traumatici per la vittima. L’irruzione improvvisa, la pistola in mano, il viso schiacciato contro il bancone: tutto ciò le ha causato un forte spavento, tremori e difficoltà a reggersi in piedi. È stata anche toccata ripetutamente, una forma di violenza non evidente ma con gravi ripercussioni emotive». Galliani ha aggiunto, che la donna «ha perso il lavoro e ora vive in uno stato costante di ansia e teme continuamente che qualcosa di brutto possa accaderle».

‘Non era una banda’

Riccardo Maiolo, difensore del 34enne, ha tenuto a precisare che il suo assistito «non ha mai usato comportamenti violenti, lui si è limitato solo a dei sopralluoghi e non ha mai usato l’arma, tra l’altro giocattolo». Riguardo all’organizzazione ha sottolineato che «più che una banda sembrava una frotta di polli. Sono passati più volte dalla stessa dogana, hanno modificato le targhe nello stesso modo e hanno viaggiato quasi sempre con la stessa auto». Pertanto ha chiesto di prosciogliere il 34enne dall’accusa di rapina, in caso dovesse comunque essere giudicato colpevole, ha chiesto una pena interamente sospesa. Gli altri tre avvocati – Stefano Stillitano (per il 43enne), Claudia Solcà (per la 60enne) e Sebastiano Paù-Lessi (per il 31enne) – hanno chiesto pene sospese, sottolineando la disorganizzazione generale del gruppo e contestando l’aggravante della banda. In particolare, l’avvocata Solcà ha evidenziato che la sua assistita «ha difficoltà anche a stare in piedi, e non avrebbe mai potuto partecipare attivamente a una rapina». La sentenza è attesa per il pomeriggio di domani.