Nel messaggio in preparazione è prevista una partecipazione dei privati, ma agli investimenti. In attesa di quelli grossi, rinnovato l’ufficio operativo
Una gestione pubblica permanente, al servizio degli investimenti privati. Questo il modello per il futuro dell’aeroporto di Agno che ha in mente il capodicastero dello Sviluppo territoriale di Lugano, Filippo Lombardi. La novità è emersa durante la presentazione del nuovo ufficio operativo per l’aviazione generale – il cosiddetto ‘ufficio C’ – e sarà contenuta nel messaggio in preparazione, che dovrà in ogni caso passare prima dal Municipio ed essere infine approvato dal Consiglio comunale (Cc).
Un cambio di paradigma importante, considerato che la gestione pubblica attuale è stata sempre definita provvisoria negli ultimi anni. Certo, di mantenere il coinvolgimento del Comune si è più volte parlato, ma sempre in una formula di partenariato pubblico privato che sembrava dovesse riguardare anche la gestione. E invece no. «Il messaggio dovrebbe consolidare la conclusione alla quale sono personalmente giunto, ossia che la Città è ben in grado di gestire questo gioiellino, ma che si debbano aprire le porte agli investimenti privati. Non andremo a chiedere soldi ai cittadini». Nei media negli scorsi mesi si è speculato che il messaggio conterrà una richiesta da 60 milioni, per intero o divisa in tranche. «La cifra che viene menzionata non è quella – precisa il municipale –, perché verrà stabilita dagli investitori privati, che parteciperanno a una gara pubblica che idealmente sarà l’evoluzione naturale della call of interest del 2020».
Se quanto immaginato dovesse andare in porto, l’aeroporto diventerebbe così una divisione del Dicastero guidato da Lombardi stesso. Fino ad allora la strada è ancora lunga e di turbolenze ce ne sono più d’una all’orizzonte. A cominciare dalla spada di Damocle che incombe su otto aeroporti regionali in Svizzera, dopo che il Dipartimento federale delle finanze ha inserito il taglio dei contributi a questi scali – Agno compreso, che fra gli otto è quello che ne riceve di più –, nell’ambito di una manovra di risparmio che inizialmente era di 3,2 miliardi di franchi e che ora è scesa a circa 2,5 miliardi. In sostanza, la Confederazione vuole utilizzare i proventi delle tasse sui carburanti per pagare le torri di controllo, per far fronte all’aumento dei costi deciso da SkyGuide, la società che le gestisce. Se questo taglio dovesse andare a buon fine, solo Lugano perderebbe circa 5,5 milioni, un’ipoteca seria al futuro della struttura. «La partita si farà in parlamento, dove c’è una lobby intenzionata a contrastare queste misure, come anche una che le sostiene. Sarà molto dura».
Qualora la misura di risparmio si concretizzasse, entrerebbe in vigore tra il 2027 e il 2028. Prima di allora, la Città deve portare a termine alcuni importanti obiettivi, come ad esempio il rinnovo della concessione, come anche della scheda Psia (Piano settoriale dell’infrastruttura aeroportuale). «È il masterplan per lo sviluppo futuro dell’aeroporto – spiega Lombardi –, che ci dirà esattamente cosa possiamo fare per rilanciarlo. Siamo al lavoro con le istanze cantonali e federali e la scheda dovrebbe essere pronta entro fine anno». Qualche elemento già c’è: è prevista infatti una leggera diminuzione dei voli (da 38’000 a 35’000 all’anno, ovvero l’8% in meno), «che ci permetterà di diminuire l’impatto fonico del 42%». Un tema, quest’ultimo, assieme all’inquinamento da carburanti, spesso utilizzato dai contrari allo scalo per giustificare un disimpegno pubblico.
E invece «la Città continua a credere molto nella valenza regionale del nostro aeroporto. In tutta Europa ci sono cambiamenti strutturali che stanno mettendo molto sotto pressione in particolare gli scali regionali, con una diminuzione dei voli di linea. Ciononostante – osserva il municipale centrista –, dal 2020 abbiamo registrato solo degli utili con l’aviazione generale. È vero che non sono stati fatti grossi investimenti, e siamo coscienti che si debba intervenire (dall’ammodernamento del terminal alla costruzione degli hangar, ndr), ma in questi cinque anni sono stati realizzati in totale due milioni di utili che possono essere investiti per la manutenzione. E non dimentichiamoci che qui lavorano circa 130 collaboratori, in gran parte qualificati e residenti nella regione, e che lo scalo genera un indotto valutato in circa 100 milioni all’anno».
Nell’attesa degli investimenti grossi, se mai si dovesse davvero arrivar lì, ci si muove a piccoli passi. A cominciare dall’ufficio C. «È il nostro ufficio operativo, che prima era posizionato in un container all’esterno e senza il quale un aeroporto non può sopravvivere – chiarisce la capa dell’ufficio, Mélanie Rihs –. Da qui si coordinano tutti gli arrivi e le partenze, vengono presentati i piani di volo, vengono fornite le informazioni ai piloti (come i bollettini meteorologici, ndr), ci si coordina con la torre di controllo e con tutti i servizi a terra, e poi è qui che avviene la gestione del pagamento delle tasse aeroportuali».