Il progetto di Vivai diffusi va anche inteso come leva strategica per incrementare la produttività, il benessere e la reputazione
“Immaginare un’area industriale non solo come un insieme di infrastrutture produttive, ma come un sistema meglio integrato con il paesaggio naturale, capace di generare benefici ambientali e sociali”. Questa è la visione di Vivai diffusi, un’iniziativa ideata dall’architetta Felicia Lamanuzzi, che propone un nuovo approccio alla progettazione degli spazi industriali attraverso l’introduzione di installazioni verdi temporanee quale invito a ponderarne i benefici e quale fase di avvio e adattamento a una riqualifica a lungo termine in cui le piante trovino la loro giusta collocazione al suolo.
«Nel contesto urbano contemporaneo e più in generale in quello costruito, la necessità di mitigare gli effetti delle isole di calore e di migliorarne la vivibilità partendo proprio dalla qualità degli spazi liberi è una priorità riconosciuta. Il Cantone stesso, attraverso il Programma di azione comunale (Pac), sottolinea l’importanza della qualità per promuovere uno sviluppo insediativo centripeto armonioso e ordinato. Dal canto loro, diversi Comuni hanno avviato studi sulle isole di calore presenti sul proprio territorio. Vivai diffusi – ci spiega la nostra interlocutrice – si inserisce in questa prospettiva proponendo un modello che coniughi sostenibilità e innovazione, proponendo interventi semplici e adattabili che offrano a tutti la possibilità di percepire la trasformazione, fungendo quasi da volano, non solo per diffondere l’esempio, ma per coinvolgere chiunque, dai cittadini alle associazioni, dagli enti pubblici alle imprese, a sentirsene partecipi e possibili promotori. In fondo basta davvero poco, ma crediamo che il valore dell’esempio sia oggi molto importante per avviare quel cambiamento di cui tutti parliamo, su cui tutti siamo ormai ferratissimi, ma che tarda a partire. Crediamo vada acquisita fiducia verso le misure di mitigazione che si enunciano. E cosa meglio dell’esempio può offrirci la possibilità di sperimentare, ponderare. È proprio qui che sta il valore della temporaneità».
Ma proviamo a tornare alle zone industriali: «Non è difficile constatarvi scarsa presenza di vegetazione, con ripercussioni sulla scarsa permeabilità del suolo, sul comfort climatico e quindi sulla biodiversità. Condizioni a cui siamo talmente abituati da non farci quasi più caso. Invece pensiamo a quanto l’integrazione di elementi naturali possa diventare un’opportunità strategica per le aziende. Di fatto anche nei contesti produttivi la creazione di spazi verdi contribuisce al benessere dei dipendenti, valorizza l’immagine aziendale e risponde alle sempre più stringenti richieste di responsabilità sociale e ambientale a cui le aziende stesse sono, sempre più spesso, chiamate a rispondere. Proprio nell’ambito di un evento organizzato dal Comune di Stabio per le aziende locali, sul tema “Sostenibilità e responsabilità sociale delle imprese”, invitati a presentare il progetto Vivai diffusi come buona pratica per affrontare la tematica, abbiamo illustrato una possibile visione che, grazie alla collaborazione con il Parco del Laveggio, non solo arricchirebbe l’area industriale di una serie di connessioni alla rete ecologica esistente, migliorandone il dialogo, ma offrirebbe un beneficio alla fruizione del territorio stesso. Attraverso l’adozione di vivai aziendali, i nuovi spazi verdi temporanei permetterebbero di sperimentare e monitorare gli effetti del verde sulla qualità del lavoro, sulla motivazione dei dipendenti e sulla qualità dell’ambiente circostante. Questo approccio offre soluzioni flessibili e scalabili per qualunque azienda desideri migliorare il proprio impatto ambientale affrontando gradatamente la messa a terra di interventi permanenti».
Ma in fondo di cosa si tratta? «Vivai diffusi – non manca di evidenziare l’ideatrice – propone un modello di adozione del verde a basso rischio e con benefici misurabili. Le aziende possono ospitare temporaneamente un vivaio, testandone l’efficacia e ponderando il valore aggiunto in termini di microclima, benessere e interazione tra il personale, con la clientela e i partner. Il verde aziendale, infatti, va anche inteso come leva strategica per incrementare la produttività, il benessere e la reputazione. Un ambiente di lavoro più salubre e stimolante favorisce la qualità della vita dei dipendenti e rafforza l’identità aziendale, con un impatto positivo sulla percezione pubblica dell’impresa. Attraverso Vivai diffusi, le aziende possono trasformare i propri spazi dimenticati, i propri retri, in luoghi più accoglienti adottando un approccio che coniughi efficienza, benessere e responsabilità ambientale e allo stesso tempo spendere queste pratiche non solo come occasioni per attività di team building, ma anche come crediti per la compilazione dei loro rapporti di sostenibilità».
Se da un lato le aziende sono chiamate ad assumere un ruolo attivo nella “conversione ecologica” (citando una definizione di Stefano Mancuso), riportatici dall’architetta, dall’altro i Comuni giocano un ruolo determinante nella facilitazione di queste iniziative: «Diverse amministrazioni pubbliche, Stabio è una di queste, stanziano già incentivi a favore di inverdimenti e depavimentazioni, che, in quanto fine ultimo di iniziative come Vivai diffusi possono essere visti come un invito a sperimentare installazioni verdi temporanee, per giungere a sostenere progetti che favoriscano la graduale creazione di corridoi ecologici e l’integrazione tra industria e natura. Oggi la consapevolezza del problema delle isole di calore è diffusa, ma manca un’azione concreta e coordinata per affrontarlo. Le installazioni temporanee offerte da Vivai diffusi rappresentano un’opportunità, dimostrando in modo tangibile i vantaggi di una trasformazione sostenibile di quegli spazi fragili, privi di una chiara identità e facilitando la partnership tra pubblico e privato».