L’AlternativA si interroga sugli effetti di Ordinanze sempre più restrittive in nome della quiete pubblica. ‘Si sposta solo il problema’
Quale Città si immagina il Municipio di Mendrisio nel futuro prossimo? Ma soprattutto, quale Città vogliono i mendrisiensi? A prima vista non sembra, ma le due aspirazioni potrebbero non coincidere, non del tutto almeno. A rilanciare il dibattito agli occhi dell’area progressista sono due Ordinanze: la prima è una realtà dal 2022, la seconda, appena rivista e ancora in fase di pubblicazione (fino al 9 maggio), è ancora fresca di inchiostro e riscrive le regole per bar e ristoranti. Due atti che, sommati, per l’AlternativA - Verdi e Sinistra vanno a restringere, di fatto, i paletti in cui si possono muovere gli esercenti, limitando per finire la ‘libera aggregazione’. Ecco che per i consiglieri comunali Elia Agostinetti e Theo Bernardi ci si ritrova di fronte a una sorta di strabismo culturale: da una parte le strategie ancorate ai piani comunali e al marketing territoriale, che vorrebbero veder crescere una comunità, che è anche universitaria; dall’altra la necessità, in particolare della popolazione più giovane, di poter contare su luoghi di incontro e musica, in particolare dopo una certa ora. E il risultato, fanno notare i due esponenti della politica locale, firmatari di una interrogazione al Municipio, è quello di scontentare tutti, esercenti in primis. Non a caso, i titolari dei ritrovi messi di fronte a un ‘coprifuoco’ (dalle 23), lamentano da tempo, si fa capire, “una perdita di libertà nelle proposte aggregative serali nel Borgo di Mendrisio”. Situazione che sta “aggravando le sempre maggiori difficoltà finanziarie degli esercenti” e portando a “chiusure a domino, che a loro volta diminuiscono la vivacità della Città polo del nostro distretto”. Eppure, ricorda l’atto parlamentare, oggi “un maggiorenne su tre, nel quartiere di Mendrisio Borgo, ha meno di 40 anni”.
La nuova ‘Ordinanza municipale concernente gli esercizi alberghieri e la ristorazione”, dettata anche dall’esigenza di aderire alla Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear) cantonale, scatterà dal primo giugno prossimo. A quanto pare, però, fa già discutere parecchio, tanto da non escludere l’eventualità di qualche ricorso al Consiglio di Stato. Quali sono, si domandano Agostinetti e Bernardi, le ragioni alla base di queste future disposizioni, che negli anni scorsi hanno ispirato peraltro un’altra Ordinanza, quella sulla repressione di rumori molesti inutili? Certo, si capisce bene l’intento di “garantire il riposo del vicinato” di bar e ristoranti. Tutto ciò però, si ribadisce, limita “le possibilità della popolazione di godere di un’offerta culturale (leggasi intrattenimenti musicali organizzati dagli esercizi pubblici) nel nostro Magnifico Borgo”. Eventi, si motiva, che “permetterebbero di creare momenti di aggregazione per la comunità, vivacizzando le notti di Mendrisio in maniera gestibile, controllata e pianificata”, favorendo al contempo “la sostenibilità degli esercenti del Borgo”. Tra l’altro, ci si domanda, questi ultimi sono stati consultati? E le Ordinanze messe sotto la lente d’ingrandimento, quanto hanno “limitato la libertà imprenditoriale degli esercizi pubblici, mettendone a repentaglio la sostenibilità finanziaria?”.
I due consiglieri comunali riconoscono che la revisione dell’Ordinanza dà modo, come detto, di allinearsi alla Lear e consente ai locali di restare aperti fino alle 2 anche nel corso della settimana, d’altra parte rafforza alcune condizioni già fissate in merito ai rumori molesti alla voce ‘Rispetto della quiete’. In questo ambito i limiti posti, ricordano Agostinetti e Bernardi, sono “severi”. Il riferimento è alla musica riprodotta, che può essere solo di sottofondo, anche nel caso di un evento autorizzato, e, una volta di più, agli orari, senza trascurare il vincolo che lega la responsabilità del gerente al comportamento dei suoi clienti. Dal primo giugno, osservano ancora gli autori dell’interrogazione, “gli esercenti correranno il rischio di subire il divieto, per un anno, di organizzare eventi nel caso il vicinato avesse più volte motivo di lamentarsi”, mentre per la legge cantonale le misure dovrebbero essere “immediate e temporanee”. E sempre facendo riferimento alla Lear, si suggerisce, “basterebbe obbligare l’esercizio a organizzare ‘a sue spese un servizio di sicurezza adeguato’”. In ogni caso, si rilancia, ci vorrà poco per far intervenire l’autorità locale: sarà sufficiente che i suoni o anche solo le “voci” degli utenti dell’esercizio provochino disturbo o che, dopo le 23, siano anche solo “percepibili”. In altre parole, si ribadisce, “con queste modifiche sarà sempre più difficile offrire, nella nostra città che si vuole vieppiù universitaria e attrattiva per i giovani, momenti di aggregazione ed eventi culturali che derivino da iniziative individuali”. Viene allora da interrogarsi se sin qui sono diminuite, e di quanto, le autorizzazioni per eventi serali rilasciate a esercizi pubblici rispetto al numero di ritrovi in attività, dal periodo prepandemico a oggi. E cosa ne pensa il Municipio della tendenza in atto? E di conseguenza, sollecitano gli autori dell’atto parlamentare, “quanti sono i bar del Quartiere di Mendrisio Borgo che hanno chiuso definitivamente o cambiato gestione dall’entrata in vigore dell’Ordinanza municipale sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (2014) a oggi? Il Municipio ritiene di avere quali responsabilità in merito a questi numeri?”.
I consiglieri comunali dell’AlternativA si dicono consapevoli che “gli interessi della popolazione tutta vadano protetti”. Non di meno, fanno presente, l’impressione è che la revisione “non sia solo un’occasione mancata di favorire l’imprenditoria degli esercenti, le occasioni di aggregazione per la cittadinanza e la vitalità culturale del nostro borgo, ma sia piuttosto una conferma della posizione del Municipio in favore dei (legittimi) desideri di alcuni abitanti del centro della nostra città polo e universitaria”. Ora la missione è tenere in equilibrio le aspettative di tutti: l’autorità cittadina, si chiede, “ritiene di aver soppesato proporzionalmente gli interessi di tutte le parti in causa?”.
Spegnere la musica nel ‘cuore’ del Borgo, in effetti, non fa altro che far trasferire i giovani altrove. “A oggi – richiamano l’attenzione Agostinetti e Bernardi –, ci troviamo nella situazione in cui gruppi di ventenni, anziché ritrovarsi in luoghi confacenti (gli esercizi pubblici), si ammassano nottetempo nelle piazze e nei comparti scolastici dei nostri quartieri; spostando quindi i problemi di quiete pubblica, per i quali si additano i bar del borgo, in luoghi meno idonei e privi di quelle ‘sentinelle’ che sono i gestori dei bar, con conseguente disturbo di chi, giustamente, ha deciso di vivere nei quartieri per allontanarsi dalla vitalità notturna della nostra città universitaria”. A proposito di quiete pubblica, richiama l’interrogazione, di recente rispondendo a un altro atto parlamentare depositato da Udc-Udf, l’Esecutivo ha fatto sapere che tra il 2020 e la fine del gennaio scorso nei soli Quartieri della Montagna si sono contate 84 richieste di intervento all’indirizzo della Polizia cittadina per schiamazzi notturni. E ciò, ribadiscono i consiglieri comunali, “a riprova del fatto che una politica di ‘repressione’ (per riprendere il vocabolo scelto dal Municipio per titolare la sua Ordinanza del 2022) finisce solo per spostare il problema”.