Mendrisiotto

‘Ha agito da codardo’, condannato a 17 anni per assassinio

Emessa la sentenza per il delitto commesso a Chiasso il 1° marzo 2024. Due condanne per l'aggressione al Blu Martini. Due imputati arrestati in aula

(archivio Ti-Press)
17 aprile 2025
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Una condanna per assassinio (per i fatti di Chiasso), due per aggressione (alla discoteca Blu Martini di Lugano) e due arresti in aula. Sono questi i verdetti emessi dalla Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, chiamata a giudicare le due distinte inchieste e quattro imputati. Uno di loro, il 28enne somalo riconosciuto colpevole di assassinio e condannato a 17 anni di carcere (ed espulso per 15 anni), era coinvolto in entrambe. Parlando del fatto di sangue del 1° marzo 2024 che ha portato alla morte violenta di un 50enne nel suo appartamento di Chiasso, Pagnamenta ha ricordato che l'imputato «dopo una serata in discoteca, si è recato in piena notte a casa della vittima in cerca di stupefacenti. Dopo essere stato giustamente allontanato, ha reagito colpendolo più e più volte, 17-18 come da esami, con un coltello, provocandone il decesso». Per la Corte l'azione è stata quella di «un assassino senza scrupoli con un'assenza quasi totale di empatia e con disprezzo della vita altrui». Movente e scopo «sono quanto di più banale si possa immaginare». Il numero di coltellate inferte denota per la Corte «un livello particolarmente elevato di energia criminale: un'azione commessa con crudeltà e sangue freddo che dimostra disprezzo per la vita umana: non si è fermato e ha infierito sulla vittima inerme al suolo e già raggiunta da colpi potenzialmente mortali».

La Corte ha ritenuto la colpa del 28enne di «gravità inaudita» dal punto di vista oggettivo e «gravissima» da quello soggettivo per aver «ucciso con crudeltà una persona che gli ha permesso di entrare in casa sua in piena notte. Ha agito da codardo, colpendo la vittima di sorpresa e impedendole una difesa». Al 28enne è stata riconosciuta, dalla perizia, una scemata imputabilità di grado medio. «A tratti il suo comportamento è però stato perfettamente lucido, tanto da essere lui a chiedere a una passante di chiamare la polizia». Il giudice ha infine ricordato che l'imputato «non era uscito da molto dal carcere e la sera dei fatti è tornato nella medesima discoteca (il Blu Martini) portando un coltello: un preambolo di una notte tragica. Se non per dichiarazioni di facciata, non sembra pentito di quanto avvenuto». Il procuratore pubblico Zaccaria Akbas, titolare dell'inchiesta per il fatto di sangue, aveva chiesto per lui una condanna a 18 anni e 6 mesi; l'avvocato Marina Gottardi un massimo di 10 anni per omicidio intenzionale.

Due condanne per l'aggressione al Blu Martini

Sono stati due, per la Corte, gli autori dell'aggressione (cadute le ipotesi principali di tentato omicidio e lesioni gravi) del 28 gennaio 2023 nei bagni della discoteca Blu Martini di Lugano. Si tratta del 30enne svizzero e del suo coetaneo boliviano. Sono stati loro due a «picchiare brutalmente la vittima, provocandole lesioni che hanno messo in pericolo la sua vita». Prosciolti, per questo specifico reato, sia il 28enne somalo che il 30enne cubano. Per ricostruire fatti di questo tipo, ha aggiunto Pagnamenta, «la ricostruzione si fonda sulla valutazione della credibilità delle parti». La vittima «che ha sempre detto di avere riconosciuto due persone (i due condannati, ndr), ha sì fornito «indicazioni a tratti poco lineari e discontinue in merito al genere e al numero di colpi subiti, ma sono aspetti di secondo piano che non inficiano la sua credibilità. E le gravi lesioni da qualcuno sono state provocate». La credibilità del 30enne svizzero, che ha ammesso di aver tirato due pugni, «è stata tutt’altro che lineare. Inizialmente troppo ubriaco, poi un pugno, poi due. Per il boliviano, invece, «la credibilità è vicina allo zero». Per la Corte i due «si sono accodati uno all'altro nel coinvolgere gli amici, ma senza trovare una versione comune». Per la prima rissa in discoteca, nel febbraio 2022, solo il boliviano è stato riconosciuto colpevole, mentre il 28enne somalo è stato prosciolto.

Due arresti in aula

La Corte ha poi comunicato le pene ai protagonisti dei fatti del Blu Martini. A loro carico anche una serie di altri reati ‘minori’. Per loro il procuratore pubblico Moreno Capella aveva proposto una condanna tra i 4 anni e i 4 anni e 10 mesi da espiare. Al termine della lettura del dispositivo, è stato ordinato l'arresto del 30enne boliviano e del 32enne cubano, che sono stati presi in custodia dagli agenti della Polizia cantonale presenti in aula.

Condanne fino a 4 anni e 3 mesi

Caduta l'accusa di aggressione, il cubano è stato riconosciuto colpevole di reati minori (come lesioni semplici) rispetto all'imputazione principale e la condanna è stata a 20 mesi da espiare considerata «la prognosi negativa». La sua colpa è stata ritenuta «media». La Corte ha evidenziato «un atteggiamento strafottente» e il suo «non avere fatto nulla per ottenere il passaporto per Cuba: la precedente espulsione (ordinata nel 2019 dopo una condanna per fatti analoghi) è cresciuta in giudicato e deve andarsene». Da qui l'invito al Ministero pubblico «a valutare se non vada sistematicamente arrestato per violazione del bando». La colpa del boliviano è stata definita dalla Corte «più grave del profilo soggettivo». Per lui la pena stabilita è di 4 anni e 3 mesi (oltre a 10 anni di espulsione). «Si è dimostrato irrispettoso verso le autorità, ha avuto un atteggiamento arrogante e maleducato e anche un reato minore come la circolazione stradale dimostra che se ne frega delle regole». Per il 30enne svizzero la Corte ha invece stabilito una condanna di 36 mesi. «Ci sono seri dubbi sugli asseriti cambiamenti che ha detto di avere intrapreso, ma il lavoro e la prospettiva di una famiglia possono aver dato una scossa alla sua vita. Magari siamo ingenui – ha concluso Pagnamenta – ma vogliamo sperare che, con 18 mesi sospesi per 5 anni di prova, non ci stiamo sbagliando e coglierà l’occasione di rigare dritto». I tre imputati sono stati difesi dagli avvocati Marco Morelli, Sabrina Aldi e Carlo Borradori.

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