Passato in sordina, di recente il Consiglio comunale ha aggiornato il Pr, depennando in via definitiva una strada per la quale si è dato battaglia
Depennata. Eliminata in via definitiva. Oggi nei piani e nelle mappe della viabilità la Stabio est-Gaggiolo non c’è più. Il tracciato che, sulla carta, agli inizi degli anni Novanta era stato presentato come la soluzione ai mali del traffico che affollava la strada cantonale verso il valico, resterà un progetto di circonvallazione irrealizzato. E la Superstrada Mendrisio-Stabio rimarrà una ‘incompiuta’. A distanza di oltre trent’anni è bastato un colpo di gomma da cancellare per togliere dal Piano regolatore comunale quella che nel tempo è stata ribattezzata come A394. Un atto dovuto, di fronte alla necessità di adeguare la pianificazione locale alla Legge sullo sviluppo territoriale, sottoscritto il 14 aprile scorso all’unanimità dal Consiglio comunale. In effetti, questo aggiornamento formale sulle prime era quasi passato inosservato. Eppure per la popolazione di Stabio e del Mendrisiotto la storia di quel tratto di strada ha segnato gli ultimi decenni e ha rappresentato una delle battaglie che nel passato recente più di altre hanno saputo mobilitare il mondo ambientalista e l’opinione pubblica.
Messo ormai da un po’ quel dossier in un cassetto, dopo la decisione ancorata nel 2023 a Prostra, il Programma di sviluppo strategico della Confederazione, di inserire il collegamento tra le opere da “scartare”, era solo questione di tempo che anche nei documenti comunali si procedesse allo stralcio. Resta il fatto che archiviare questo capitolo fa pur sempre un certo effetto. Tanto più che le ragioni che hanno accompagnato il progetto, datato, non trovano più agganci in una realtà viaria che permane complessa. In buona sostanza, come ricordato a livello federale, “la prosecuzione dell’asse in territorio italiano non è garantita”. Ma soprattutto, la linea ferroviaria Mendrisio-Varese – varata nel 2014 – è una “valida alternativa”.
Il fronte contrario alla Superstrada, del resto, ci aveva creduto da subito. A testimoniarlo vi è una consultazione popolare. La stessa che a Stabio il 21 aprile del 2002 aveva promosso a pieni voti il progetto di via ferrata e affossato con il 58,6 per cento la proposta viaria, che da quelle parti era risultata da subito indigesta. E non solo per il fatto che realizzare la tratta Stabio est-Gaggiolo, 4 chilometri d’asfalto, sarebbe costato, all’epoca, fra i 150 e i 170 milioni di franchi. Il timore che una nuova strada avrebbe portato altro traffico era reale. A tal punto da cercare di fermare l’avanzata della circonvallazione appellandosi al Tribunale federale: un ricorso, quello firmato da una cordata di associazioni ambientaliste, respinto nel 1998.
Certo non la pensavano tutti così. Per anni al Comitato dei contrari si è opposto un Comitato dei favorevoli, il quale sino all’ultimo ha sperato che l’opera restasse iscritta nei piani. Almeno sino a quando, un paio di anni fa, il Consiglio federale aveva ritenuto di posticipare la realizzazione della circonvallazione oltre il 2040, peraltro senza aggiornare studi e analisi – il rapporto di impatto ambientale risaliva al 2001 – e pur avendo sullo sfondo il progetto di creare una terza corsia dinamica sull’A2 fra Lugano e Mendrisio. Operazione, nel frattempo, congelata dopo la bocciatura (sonora nel Mendrisiotto) calata il 24 novembre scorso sul potenziamento della rete autostradale nazionale, messo in votazione a livello federale.
Un ultimo atto, insomma, quello che si è compiuto di recente, prima dell’oblio, considerato altresì che ancora nel 2016 il Pam3, il Programma di agglomerato del Mendrisiotto di terza generazione, perorava la causa del completamento dell’A394, purché a carreggiata unica e in trincea coperta per limitare l’impatto sull’ambiente circostante, in particolare nella zona di Santa Margherita.
Saranno pure i corsi e ricorsi storici, in ogni caso adesso, cancellata la circonvallazione, ci si ritrova a ragionare sugli interventi puntuali per rendere più vivibile la strada principale che conduce al Gaggiolo. Lo stesso intento che una ventina di anni or sono si era proposta Ata, l’Associazione traffico e ambiente, presentando un progetto di moderazione stradale, completo di viale alberato. «Una visione lungimirante – annota Fabrizio Plebani, l’ex coordinatore del Comitato contrario –. Non a caso la battaglia sulla Superstrada aveva coinvolto molte persone». Sta di fatto che a distanza di due decenni ci si è ritrovati, sempre il 14 aprile scorso, in Consiglio comunale a votare coralmente i 235mila franchi utili a progettare la nuova passerella pedonale e ciclabile in corrispondenza della fermata ferroviaria. Una miglioria attesa e che prospetta un investimento di 1,8 milioni circa. «E pensare – fa memoria Plebani – che all’epoca dello studio Ata i lavori di moderazione lungo la Cantonale si valutava potessero costare, in totale, sugli 8 milioni. Certo altri tempi e altri costi, ma la visione, lo ribadisco, rimane. Come resiste l’interrogativo sulla necessità di capire come riuscire a contenere il traffico».
Tant’è che se si dovesse riprendere in mano il dossier PoLuMe sul potenziamento del tracciato autostradale fra Lugano e Mendrisio, tornerebbero d’attualità i lavori che Ustra, l’Ufficio federale delle strade, ha previsto all’uscita di Stabio est per rimediare alle difficoltà legate ai nodi di collegamento locali, accompagnati dalle misure a favore della mobilità lenta. In particolare, nell’elenco figurano il riordino dell’incrocio tra via Pioppi e via Croce Campagna, una nuova rotonda in superficie, un sottopasso per la percorrenza diretta nord-sud e un bypass in superficie in direzione sud-nord, oltre a diversi bypass per la rotonda per Stabio est e la rotonda in direzione Gaggiolo.
A maggior ragione, quindi, restano d’attualità le aspettative espresse dagli abitanti di Stabio e che lo stesso Municipio in una lettera a Ustra del febbraio 2022 faceva presente, richiamando l’attesa per un risanamento fonico dell’asse stradale, per opere di moderazione del traffico e della velocità e per la creazione di una corsia preferenziale per i bus, utilizzabile pure da chi condivide l’auto.
Giunti a questo punto, caduta la circonvallazione, cadono anche i vincoli che portava con sé in vista di una sua realizzazione. In altre parole, il Piano regolatore, rivisto, è chiamato a ricucire le zone lungo un tracciato che non c’è più. E qui, come si spiega nel messaggio che accompagnava la variante approvata dal legislativo, “il principio generale è stato quello di non aumentare la zona edificabile e di garantire comunque la coerenza e continuità della rete ciclopedonale e stradale come esistente, in modo da mantenere questa operazione di carattere ‘formale’”. I terreni interessati, dunque, “sono stati di principio attribuiti alla zona agricola e alla zona forestale”. Concretamente si parla di 160mila metri quadrati in più per l’area agricola e di 26mila in più per quella forestale.