Chi passa dalle dogane locali nel 66 per cento dei casi si ferma nella regione. Per evitare le colonne al Gaggiolo si velocizza il trasporto pubblico
Dieci anni dopo la prima conta dei pendolari in colonna ai valichi di confine lo scenario della mobilità transfrontaliera non è cambiato di molto. Avvicinata di nuovo la lente su 21 dogane del cantone – 13 delle quali nel Mendrisiotto e Basso Ceresio – si è avuta, una volta di più, la conferma che l’88 per cento dei lavoratori e degli studenti che varcano la frontiera dirige sul Sottoceneri. Anche le vecchie abitudini non sono state scardinate più di tanto. Se da un lato il trasporto pubblico in questi anni ha guadagnato posizioni, dall’altro l’auto condivisa, promossa da tempo, non sembra aver fatto così breccia. “Modesto”, come lo definisce il Dipartimento del territorio (Dt), l’aumento del grado di occupazione dei veicoli, passato dall’1,21 del 2021 all’1,29 attuale. L’identikit tratteggiato nel solco delle 11’901 interviste realizzate tra i viaggiatori in transito ha permesso, comunque, di raccogliere alcuni elementi in più, in particolare sulla percentuale di occupazione e l’accesso al telelavoro dei frontalieri. A rimanere la stessa è, invece, la finalità dell’esercizio: ri-disegnare la mappa degli spostamenti e dei mezzi di trasporto, quindi le strategie più efficaci.
Il mantra è rimasto lo stesso: contenere il traffico veicolare. Una ambizione che deve fare i conti con un fenomeno conclamato e riconosciuto, ovvero quello “dell’utilizzo del suolo ticinese quale bretella/scorciatoia” di transito. Del resto, se si chiede a chi passa dalla frontiera perché usa l’automobile, le risposte, come emerge dal sondaggio, sono lapalissiane: innanzitutto, per mancanza di alternative (nel 41 per cento dei casi, in calo), in secondo luogo per comodità (il 35 per cento, in crescita). Andando più a fondo, fa notare il dossier del Dt, la scelta della quattro ruote “dipende anche dalla capillarità del trasporto pubblico nei luoghi di provenienza e destinazione dello spostamento”. Detto altrimenti, “il motivo ‘mancanza di alternative’ è quindi citato più spesso da chi percorre tratte poco o mal servite dai mezzi pubblici”. Chi sono? In questo caso per lo più pendolari provenienti da Verbania (il 68 per cento). Chi arriva da Milano e provincia si giustifica così solo per il 34 per cento dei pendolari.
Ecco perché, si spiega nell’ultimo rapporto, “la raccolta di questi dati riveste un’importanza cruciale in quanto costituisce la base per una corretta pianificazione della mobilità cantonale (trasporto pubblico e mobilità aziendale). Inoltre, permette di adottare e perfezionare le politiche volte a contenere e ridurre il traffico veicolare ai valichi di frontiera con l’Italia, lungo i principali assi di ingresso e, in generale, su tutta la rete stradale cantonale”. Non è un caso se proprio in questi giorni a Stabio è in pubblicazione il progetto che si prefigge di disegnare una nuova corsia preferenziale per i bus dal paese in direzione della dogana del Gaggiolo (vedi sotto).
Resta il fatto che chi si mette al volante, già di buon mattino (il 90 per cento), nella maggior parte dei casi lo fa per recarsi sul posto di lavoro. È il caso del 65 per cento delle persone interrogate. Pendolari frontalieri che dirigono soprattutto sui valichi di Stabio-Gaggiolo e di Brusino Arsizio, dove fra le 6 e le 9 la percentuale di targhe italiane è del 98 per cento nel primo caso e dell’87 nel secondo. In effetti, le quote di chi varca la dogana con altri scopi sono minori: il tempo libero segnala un 20 per cento, lo shopping un 6 per cento, il pieno di carburante un 2 per cento. Tutti spostamenti che caratterizzano il resto della giornata con un picco del 66 per cento globale fra le 16 e le 18.
Chi sceglie un valico del Mendrisiotto per valicare il confine, nel 66 per cento dei casi si ferma nella regione, il 30 per cento continua invece verso il Luganese. Le destinazioni principali sono Mendrisio (22 per cento), Lugano (14 per cento), Stabio (12 per cento) e Chiasso (11 per cento). Soffermandosi sulla categoria dei pendolari, si nota che una volta di più dirigono sul Distretto nel 46 per cento dei casi, sul Luganese nel 41. E qui nella classifica dei Comuni il 15 per cento vede Mendrisio, il 10 per cento Stabio. Quanto ai comuni di origine dei lavoratori sono per il 50 per cento nella provincia di Como, per il 44 per cento in quella di Varese e per il 6 per cento di Verbania.
Spostandosi dalla strada alla ferrovia, una indagine condotta sempre l’autunno scorso su 1’300 utenti ha rilevato che sull’asse Como-Chiasso i passeggeri (il 63 per cento) sono in lieve calo, registrando però una crescita degli ‘occasionali’ (il 37 per cento); mentre sulla direttrice Varese-Stabio i numeri sono significativi: oltre l’80 per cento usa il treno più volte alla settimana. Strada ferrata che ha un ruolo centrale negli spostamenti per lavoro (67 per cento) e studio (27 per cento) lungo l’asse di Varese. E la maggior parte dei viaggiatori stacca un abbonamento: il 59 per cento sulla Como-Chiasso, il 79 per cento sulla Varese-Stabio. Non solo, su entrambe le direttrici il 30 per cento combina treno e bus.
Rendere più efficiente e affidabile, quindi più accattivante, il trasporto pubblico, anche lungo le rotte transfrontaliere. È questa una delle ambizioni del Programma di agglomerato di terza generazione del Mendrisiotto, che mira a trasferire quote di mobilità dal traffico individuale al servizio collettivo e agli spostamenti lenti. Per oltrepassare il traguardo occorre, allora, migliorare le infrastrutture. Rientra quindi tra queste misure la velocizzazione degli autobus che a Stabio fanno servizio sull’asse del Gaggiolo, in direzione dell’Italia: progetto in pubblicazione sino al 24 giugno e consultabile alla Cancelleria comunale. Focus sul tratto tra via Gaggiolo e via Cantonale – tra la dogana e l’incrocio nelle vicinanze della stazione ferroviaria –, l’intenzione è quella di inserire, in particolare, una corsia preferenziale per l’autopostale che assicura il collegamento dalle 5.40 alle 24 ogni ora sull’arco della giornata, ogni mezz’ora nelle ore di punta. Una operazione che si concretizzerà fra l’ottobre prossimo e il settembre 2026 e costerà 4,7 milioni. Infatti, è anche per ovviare ai “ritardi cumulati durante il collegamento tra Mendrisio e la dogana del Gaggiolo durante l’ora di punta della sera” – momento caldo – e per contrarre i tempi di percorrenza, evitando le colonne, che si è immaginata una corsia ad hoc, utilizzabile pure come via ciclabile. Una soluzione ‘ibrida’ che dà modo di potenziare una rete già presente lungo la via Gaggiolo. Del resto, “la dogana commerciale e la presenza dell’importante zona industriale per la regione del Mendrisiotto, con diverse attività regolate a turni, determina un volume di traffico complessivo nelle due direzioni costante durante la giornata”. In sintesi, tra le 5 e le 20 lungo via Gaggiolo circolano in media circa 1’000-1’100 veicoli/ora. E durante i fine settimana il viavai resta sostenuto. Ad agevolare l’intervento, figlio dal 2016 di una serie di studi di fattibilità e analisi, vi è poi il calibro stradale che consente “un buon margine di sicurezza ed efficienza funzionale per le due corsie di transito e una adeguata larghezza della corsia bus”, che verrà inserita in coincidenza con Stabio paese, la zona industriale e la dogana – per una lunghezza globale di 1’630 metri – e verrà corredata dall’adeguamento delle diverse fermate della linea e degli attraversamenti stradali.