Il gruppo dell'AlternativA chiede di tracciare il quadro della situazione. Alla lente esperienze già in campo e futuri strumenti
L’anno scorso l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha dichiarato la solitudine un “problema di salute pubblica globale”. E il tema si pone anche nelle realtà locali. Studi ed esperienze sul campo, al pari delle parole di diversi intellettuali, richiamano, del resto, a una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, a vari livelli. Anche perché il fenomeno è trasversale alle generazioni e non fa distinzione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo. In altre parole, l’isolamento sociale è un nodo da affrontare. Per il gruppo dell’AlternativA di Mendrisio ce n’è a sufficienza, insomma, per interrogarsi. In Città, ad esempio, ci si chiede quale sia ora come ora lo scenario.
A oggi, fanno presente le consigliere comunali Monika Fischer Kiskanc e Sarah Haeuptli Nguyen Trinh e il consigliere comunale Elia Agostinetti, “numerose ricerche internazionali hanno dimostrato che la solitudine aumenta di un terzo lo sviluppo di malattie neurologiche e di patologie disabilitanti”. Ma c’è di più: “Secondo l’Oms – si rende attenti nell’atto parlamentare indirizzato al Municipio –, nelle persone più anziane la solitudine concorre ad aumentare del 50 per cento il rischio di sviluppare la demenza senile e del 30 per cento di andare incontro a problemi cardiaci o ictus”. In effetti, si annota, “gli anziani sono la categoria a cui siamo portati a pensare per primi quando riflettiamo su chi siano i più soli tra noi”. Eppure, fanno presente ancora i firmatari dell’interrogazione, “in realtà, e forse sorprendentemente, i più soli sono proprio i giovani. In quasi tutti i paesi dell’Ocse la percentuale di quindicenni che dicono di sentirsi soli a scuola è aumentata tra il 2003 e il 2015. Anche in questo caso è ipotizzabile un incremento anche a causa del Covid-19, ma non solo”.
Come si può reagire a questa situazione? E quali possono essere gli strumenti da mettere in campo? “Trasformare questa economia in un sistema più sostenibile attraverso interventi mirati dall’alto e dal basso, come maggiori investimenti nel welfare, ricostruzione delle comunità locali, banche del tempo e condomini solidali, rappresenta indubbiamente una sfida – riconosce l’AlternativA –. Di sicuro occorre riscoprire e cementare i valori della collaborazione e dell’altruismo e considerare l’individuo come parte integrante di una comunità”.
Non si può certo dire che Mendrisio non si sia occupata in questi anni della problematica. Come ricordano gli stessi tre consiglieri comunali, da oltre 30 anni sul terreno opera il Servizio anziani soli, che fa riferimento alla Polizia della Città, e viene assicurato in collaborazione con il dicastero Socialità e pari opportunità. Un Servizio preso a modello da Comuni anche di Oltregottardo. Rapporto di attività alla mano, solo nel 2024 sono state 43 (nel 2023 erano 48) le persone di una certa età che, vivendo sole a casa, hanno usufruito delle visite regolari effettuate dagli agenti. Visite che l’anno scorso in totale sono state 341 (348 nel 2023).
In tempi più recenti, invece, il Comune ha aperto, d’intesa con la Fondazione Pro Senectute Ticino e Moesano e l’appoggio delle Commissioni di quartiere, diverse portinerie di quartiere, dei veri spazi inclusivi e solidali nel segno della coesione sociale. Gli esempi? Al Cortiletto a Genestrerio, Al TAMBur nella regione della Montagna, la Casa delle Generazioni, Da Capo e il RiTrovo a Mendrisio, e La Dispensa a Rancate. Tutte “opzioni concrete che vanno certamente sostenute e implementate garantendo al dicastero Socialità e pari opportunità le necessarie risorse”, osservano i tre consiglieri.
Andando al cuore della tematica, nel Comune ci sono numeri relativi alla solitudine?, si chiede. In caso negativo, il Municipio “intende promuovere un sondaggio su tutta la popolazione, visto che la solitudine non riguarda solo le persone anziane e ha delle implicazioni sulla salute?”. Avvicinando la lente, a proposito di ragazzi e ragazze, la Città, ci si informa, “dispone di dati sul disagio giovanile, tra cui il fenomeno degli hikikomori (isolamento sociale volontario)?”. Sul versante, invece, del Servizio anziani soli, qual è il bilancio? Ed è “ancora adeguato alle nuove esigenze?”. Infine, “cosa pensa il Municipio dell’idea dei condomini solidali? Negli alloggi sociali della Città sarebbe utile inserire la figura del custode sociale?”.
Messa sul tavolo un serie di interrogativi, proprio il capo dicastero Socialità e pari opportunità Daniele Caverzasio, nella veste di granconsigliere (Lega), nei giorni scorsi ha messo a sua volta in campo una proposta a valenza cantonale indirizzata al Consiglio di Stato e focalizzata sugli anziani. Ovvero un piano cantonale di prevenzione e intervento precoce contro la solitudine nella terza età. In effetti, osserva Caverzasio, “nonostante la presenza di iniziative lodevoli promosse da Comuni, associazioni, parrocchie e volontari, manca tuttora una visione strategica cantonale integrata per contrastare il fenomeno. Il problema – annota il parlamentare – viene spesso affrontato in modo frammentato, episodico, senza coordinamento tra enti né strumenti di monitoraggio sistemico”. Da coinvolgere e mettere in rete con gli enti locali, pure i servizi Spitex, le case anziani, Pro Senectute, le parrocchie, le associazioni di volontariato e le organizzazioni attive nell’ambito sociosanitario.