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Più ore di libera uscita per i richiedenti dei Centri federali d’asilo

La proposta di Mendrisiotto Regione Aperta fa breccia: rientro spostato alle 21. Trovato l’accordo anche dei Comuni del Basso Mendrisiotto

Sul progetto, pilota, si farà il punto a settembre
(Ti-Press)
8 agosto 2025
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Per ora il progetto ha solo carattere sperimentale. Nella quotidianità dei richiedenti l’asilo, però, è prezioso. Da inizio luglio, infatti, chi alloggia nelle strutture federali di Pasture – a Balerna-Novazzano – e Chiasso, oggi vicine al limite massimo della loro capacità, si è visto aggiungere qualche ora... d’aria in più all’esterno: gli orari di chiusura dei cancelli sono stati prolungati, la sera, dalle 18 alle 21, sull’arco dell’intera settimana. Dopo mesi di incontri e confronti la proposta messa sul tavolo a inizio anno dall’Associazione Mendrisiotto Regione Aperta ha fatto, dunque, breccia nelle istituzioni, a tutti i livelli. Ottenuto, va detto, da subito, l’assenso della Segreteria di Stato della migrazione (Sem), la richiesta è passata anche al vaglio dei tre Comuni interessati per territorio – ovvero Balerna, Novazzano e Chiasso –, ricevendo il via libera, dopo un incontro il giugno scorso con i tre sindaci – Luca Pagani, Sergio Bernasconi e Bruno Arrigoni –, rincuorati anche dal parere positivo della Polizia cantonale e Comunale di Chiasso, alle quali è stata chiesta una valutazione dal profilo dell’ordine pubblico.

‘Per migliori condizioni di vita’

Willy Lubrini, tra gli ispiratori dell’Associazione, sa bene che estendere gli orari d’uscita dei Centri federali d’asilo della Regione può sembrare una goccia nel mare, ma rappresenta comunque un passo avanti nella convivenza tra le comunità locali e chi è di passaggio a Pasture. Un passo, certo, a tempo determinato: a settembre si tireranno le somme dell’esperienza. «Si tratta di un piccolo tassello – ci conferma Lubrini –, ma permette di migliorare le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo, riducendo i tempi di chiusura coatta all’interno delle strutture, quindi anche i momenti di promiscuità con le altre persone. Questa ulteriore valvola di sfogo dà modo altresì di limitare i conflitti interni. Non dimentichiamo che la maggior parte degli interventi di polizia in passato si è verificata dentro i Centri per sedare dei litigi, un grosso problema».

Quei diritti fondamentali

Fuori dalle mura di Pasture e via Motta a Chiasso in questi mesi la situazione è tranquilla. E a dirlo, ci fa presente Lubrini, sono proprio le statistiche di polizia, richieste dai Comuni. In effetti, introducendo l’ora di uscita dalle 8.45 alle 21 nelle strutture federali a sud della Svizzera non si è fatto altro che allinearsi a quanto già di prassi negli altri cinque Centri del Paese. «Del resto, la libertà di movimento dell’individuo è un diritto fondamentale – ci ricorda il co-coordinatore di Mendrisiotto Regione Aperta –. Anche le raccomandazioni dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati vanno nella direzione di chiedere di ridurre al minimo le ore di chiusura nei Centri. L’impatto sulla salute psico-sociale delle persone è importate, ne va della qualità di vita e del contesto relazionale all’interno».

Davanti a questa nuova opportunità come hanno reagito i richiedenti asilo? «Direi proprio positivamente – ci dice Lubrini –. Ho avuto l’impressione che per loro sia stato un soffio di libertà. In questo modo possono godere al meglio le ore estive frequentando piazze, parchi e campi di gioco».

Una piccola riforma

Quella che si è riusciti ad attuare, seppur come progetto pilota, in fondo è una piccola riforma che può, riconosce Lubrini, «avere un’influenza sul contesto istituzionale generale». Infatti, annota, «il nostro intervento è volto a umanizzare il più possibile le strutture d’asilo, favorendo un ambiente sempre più familiare e accogliente, e meno l’aspetto securitario e del controllo. In questo momento ci troviamo confrontati in particolare con famiglie con tanti bambini piccoli e minori non accompagnati, oltre a giovani adulti. Persone che hanno problemi, bisogni, aspettative. Cerchiamo così di facilitare un percorso che è già complicato».

Per l’Associazione si è così rivelato proficuo lo scambio avuto in questi mesi con la Piattaforma ‘Società civile nei centri della Confederazione per richiedenti l’asilo’ (Scca), una realtà dal 2015: confrontarsi con le altre associazioni, ci spiega Lubrini, si è rivelato d’aiuto nella visione globale della presa a carico. Di fatto, rappresenta anche uno stimolo per la società civile. D’altra parte, perorare la causa dell’orario esteso per l’Associazione (ma non solo per lei) ha significato un maggiore impegno. «Non potevamo lasciare il vuoto. Noi ci occupiamo di dare supporto sociale ai richiedenti asilo e di trovare delle attività, coinvolgendo le associazioni sportive e culturali del territorio e creando delle opportunità di inserimento».

E tante idee

E la risposta non è mancata. «Siamo in contatto, ad esempio, con il Fc Chiasso e segnaliamo loro giovani appassionati di calcio. A breve – ci fa sapere Lubrini –, il 19 agosto, prenderà il via una nuova iniziativa, delle gite in bicicletta, che ha trovato il supporto pure di aziende della regione. Abbiamo anche pensato di coinvolgere gli studenti dell’Accademia di architettura e di realizzare una carta topografica del Basso Mendrisiotto con punti interessanti dove trascorrere il tempo libero, soprattutto d’estate».

Un passo alla volta

Del resto, è facendo leva sulla politica dei piccoli passi che sin qui l’Associazione è riuscita a scardinare qualche luogo comune e taluni pregiudizi. Ed è grazie a un altro progetto pilota, focus la scolarizzazione per i minori non accompagnati – ragazzi tra i 16 e i 18 anni –, che si sta affrontando il tema della scuola. «Da un paio di settimane – annota Lubrini – con un gruppo di volontari – al nostro appello hanno risposto in 25 – organizziamo delle lezioni di italiano un paio di volte alla settimana negli spazi dell’Oratorio di Balerna. E questo ci ha fatto venire voglia di avere una sede fissa in zona». Certo qualche preoccupazione guardando al futuro resta: «Non ci nascondiamo che vi sono delle incognite sulle attività sociali e di sostegno; pende la spada di Damocle dei tagli a livello federale».