laR+ Mendrisiotto

La Valle della Crotta diventa una riserva forestale

Pronto il progetto definitivo che interessa un perimetro di studio di 740 ettari che verrà studiato e analizzato per i prossimi 50 anni

Ontaneto in Valle della Crotta
18 agosto 2025
|

La Valle di Muggio è pronta ad aggiungere un importante tassello al suo già imponente paesaggio. Il Municipio di Breggia ha infatti presentato il progetto definitivo per l’istituzione e la gestione della riserva forestale Valle della Crotta. Il messaggio municipale appena licenziato – e all’esame delle Commissioni Gestione, Opere pubbliche e Petizioni – prevede l’aggiornamento dei piani del paesaggio delle frazioni Bruzella, Cabbio e Caneggio e la firma della convenzione tra il Comune di Breggia (capofila), i Patriziati di Bruzella e Cabbio, la Cooperativa Alpe Loasa e la Sezione forestale del Canton Ticino. La fase esecutiva del progetto, iniziato nel 2022 con uno studio preliminare, si svilupperà fino al 2027; dall’anno successivo inizierà quella di manutenzione. Come sottolineato nel messaggio, “per le sue caratteristiche naturali (accesso difficile, ricchezza naturalistica, assenza di vincoli pianificatori, proprietà favorevole e confini naturali ben definiti), la Valle della Crotta è ritenuta particolarmente idonea per diventare una riserva forestale (integrale e in parte orientata). Il concetto federale delle riserve forestali prevede che il 10% delle foreste svizzere sia destinato a riserva entro il 2030, con una particolare attenzione al sud delle Alpi dove si prevede la creazione di 6-10 grandi riserve superiori a 500 ettari. Il concetto cantonale ha fissato l’obiettivo a 25mila ettari. A oggi sono state istituite 19 riserve, di cui 9 grandi, per un totale di 10’874 ettari.

La situazione attuale

Situata tra 500 e 1’240 metri, la Valle della Crotta presenta una morfologia a V con forti pendenze e una ricca varietà ecologica. Il perimetro di studio ha una superficie complessiva di circa 740 ettari, di cui circa 660 di bosco, con una grande diversità strutturale e specifica. Il progetto affinato nel corso degli anni ha permesso di rilevare 348 specie di piante vascolari (di cui 54 di particolare interesse) e almeno 119 specie di funghi, “ma mancano dati completi su muschi e flora”. Per quanto riguarda la fauna, invece, sono state contate “numerose specie” tra cui 70 uccelli, 16 mammiferi, 6 pipistrelli, 39 farfalle (4 minacciate), 76 coleotteri (24 legati al legno morto) e altri gruppi (come rettili, anfibi, ortotteri, molluschi). In ambito agricolo “oggi restano due aziende attive e 4 esterne che utilizzano superfici locali. L’Alpe Loasa è un esempio di azienda bio multifunzionale”. Per quanto riguarda le foreste, “oggi lo sfruttamento del legname è limitato per motivi economici e logistici”. L’area oggetto del progetto “è facilmente raggiungibile grazie a sentieri, strade forestali e infrastrutture storiche come la mulattiera Cabbio-Cetto. Vi sono edifici restaurati per uso agricolo o turistico, ma anche nuclei abbandonati (come quello di Cetto)”. A livello infrastrutturale sono presenti l’acquedotto comunale (in fase di potenziamento), condotte private e una teleferica. È inoltre inclusa in diversi inventari naturalistici e nella rete cantonale dei sentieri escursionistici.

Area lasciata all’evoluzione spontanea

L’area della futura riserva forestale “presenta una buona maturità ecologica, con legno morto, struttura stabile e capacità di rinnovazione naturale, soprattutto negli ontaneti puri e misti con faggio”. Per questo “è stata scelta l’istituzione di una riserva integrale, da rivalutare criticamente tra 50 anni”. La proposta è quindi quella di “approfondire scientificamente le dinamiche degli ontaneti in relazione ai cambiamenti climatici, coinvolgendo eventualmente progetti universitari”. Per i prossimi 50 anni, quindi, “l’area sarà lasciata all’evoluzione naturale, vietando tagli di legname (fatta eccezione per motivi di sicurezza o manutenzione”. Nell’area di protezione orientata “saranno invece previsti interventi gestionali (come pascolamento controllato e valorizzazione dei margini) per mantenere boschi luminosi e diversificati”. I costi per le misure esecutive prioritarie sono attualmente stimati a 419mila franchi. Quelli per la manutenzione dei sentieri di competenza dei Patriziati e dell’infrastruttura per i 50 anni di contratto a 302mila franchi. Lo Stato prevede un contributo-indennizzo globale con l’elaborazione del progetto definitivo di 772’750 franchi.

Tra natura, didattica e scienza

La creazione di una riserva forestale permetterà di raggiungere obiettivi naturalistici; turistici, didattici, educativi e scientifici. Partendo dalla natura all’interno dell’area di protezione (integrata e orientata) sarà possibile “salvaguardare le tipologie forestali della Valle della Crotta nel loro aspetto e nella loro dinamica evolutiva; salvaguardare la funzione di collegamento ecologico esercitata dal bosco indisturbato e dal bosco luminoso e conservare il patrimonio genetico naturale, in particolare quello del faggio e dell’ontano nero”. Gli obiettivi naturalistici riguardano anche l’area di protezione orientata e l’esterno dell’area di protezione dove si potrà “conservare e promuovere la diversità ecologica negli ambienti naturali e antropici presenti nel perimetro di studio con misure specifiche di valorizzazione” e “proteggere e favorire specie animali, fungine e vegetali rare e minacciate con misure specifiche di valorizzazione”. Passando all’ambito turistico-didattico.educativo, la riserva forestale permetterà di “promuovere le notevoli peculiarità naturalistiche e paesaggistiche della Valle della Crotta quale importante attrazione turistica della Valle di Muggio e in sinergia con il Museo etnografico”. Ma anche di “promuovere l’educazione ambientale, facilitare la comprensione dell’evoluzione naturale delle foreste e la riscoperta dell’effetto rigeneratore della foresta incontaminata sull’uomo”. In ambito scientifico sarà invece possibile “monitorare l’evoluzione naturale delle foreste per affinare modalità e tecniche di gestione selvicolturale soprattutto nei boschi di protezione e monitorare l’evoluzione naturale degli ecosistemi forestali”.