Il Municipio locale si dice contrario alla riforma messa in campo dal Dipartimento delle istituzioni. ‘L'attuale sistema funziona’
Da sempre dalle parti del Mendrisiotto la sola idea di riorganizzare la Polizia in ottica cantonale non è mai andata giù, non a livello comunale almeno. Ora poi che nel pieno dell'estate, dal luglio scorso, si è fatto strada un progetto per dare forma a una Polizia ticinese, ecco che le resistenze, semmai, sono aumentate. Consapevole che questa ennesima riforma passerebbe un colpo di spugna sul proprio Corpo locale e sul lavoro di prossimità messo in campo - in alleanza con la Polizia polo di Mendrisio -, in questi giorni il Municipio di Stabio ha messo nero su bianco, e con convinzione, il suo veto a una ristrutturazione che non fatica a definire "non necessaria e politicamente indigesta e controversa".
Chiamato, come tutti gli enti locali, a dire la sua in una consultazione - che si chiuderà a metà settembre - dai tempi troppo stretti (si fa notare), l'autorità di Stabio chiede a chiare lettere al Consiglio di Stato di "non proseguire oltre". Portare a compimento il progetto firmato dal Dipartimento delle istituzioni (Di), si motiva, evidenzia il rischio di "compromettere ulteriormente i rapporti tra Cantone e Comuni, e di raccogliere una nuova bocciatura in caso di votazione popolare sull'ennesima riforma proposta dal Di". E allora, ci si interroga, perché rimettere in discussione un sistema istituzionale la cui legislazione di riferimento - la Legge sulla collaborazione fra la polizia cantonale e le polizie comunali - è stata varata nel marzo 2011 e rivista il dicembre scorso?
In effetti, si richiama, optare per lo statu quo darebbe modo "alle Polizie comunali di continuare a lavorare con serenità, alla Polizia cantonale di affrontare Ia riorganizzazione del proprio servizio senza compromettere le funzioni e Ia missione dei Comuni e ai Municipi di poter garantire con autonomia il servizio di sicurezza pubblica sul proprio territorio rispondendo ai bisogni della cittadinanza".
Analizzato il rapporto dipartimentale, a ben vedere, per l'autorità comunale di Stabio più che delle risposte affiorano tante domande. E questo, si rimarca, dopo che i Comuni "hanno impiegato anni per conformarsi alla nuova situazione legislativa" e oggi sono alla ricerca di stabilità. Ci si interroga, insomma, su quali siano gli obiettivi da perseguire per migliorare la sicurezza pubblica; quali siano i problemi che oggi non si è in grado di risolvere; e quali le soluzioni necessarie. In altre parole, si esplicita, con questo processo dove si vuole andare a parare? Anche perché, si richiama, non esistono solo la Polizia unica e la Polizia ticinese, ma altresì, appunto, "iI mantenimento della situazione attuale che negli anni ha permesso, con i necessari e dovuti adattamenti e accorgimenti, di rispondere ai bisogni della cittadinanza".
Rapporto alla mano, la Polizia ticinese prevede di mettere dei paletti - delineando un Corpo locale composto da 13 agenti e un comandante (a fronte dei 5 collaboratori e un comandante di Stabio) - e di spostare i compiti amministrativi dalla Cantonale alle Comunali, permettendo agli agenti della prima di uscire sul territorio, trasferendo però quelli delle seconde in ufficio, "a scapito del servizio di prossimità". Non solo, sempre alle Comunali verranno ridotte le ore di servizio sul campo - 16 ore da domenica a mercoledì, 20 fra giovedì e sabato -, assegnando di fatto la copertura notturna alla Cantonale. E ciò, sottolinea il Municipio di Stabio, "dopo aver imposto 10 anni fa Ia copertura del territorio 24 ore su 24 e aver costretto le Polizie dei Comuni polo ad aumentare gli effettivi". Un passo indietro, quello prospettato, che ha il sapore, si fa presente, di una lesione dell'autonomia comunale in merito alle "modaIità operative da attuare per garantire Ia sicurezza sul proprio territorio".
E qui l'Esecutivo locale appare categorico. "È impensabile – scrive il Municipio di Stabio nella sua presa di posizione – che il Mendrisiotto possa rinunciare al servizio notturno garantito dalle Polizie comunali di Mendrisio e Chiasso. Chi risponderà agli interventi richiesti dall'Osc? Chi risponderà agli interventi richiesti dai centri rifugiati? Chi risponderà alle problematiche notturne presenti causate dai rifugiati che non rientrano nei centri entro l'ora stabilita? Chi risponderà alla criminalità di confine? Chi garantirà Ia sicurezza nelle ambulanze confrontate con interventi sempre più delicati? Chi interverrà nelle liti domestiche che richiedono una conoscenza approfondita del territorio e del contesto sociale?". Tutte domande aperte che l'istituzione locale mette nel piatto.
Visto da sud e soprattutto da una realtà di frontiera, dunque, agli occhi di Stabio il progetto "appesantisce ulteriormente la struttura governativa di conduzione della Polizia cantonale e comunale, crea ulteriore burocrazia, trasferisce ai Comuni compiti amministrativi e burocratici, riduce le risorse che i Comuni potranno impiegare nella polizia di prossimità, riduce l'autonomia dei Municipi nell'organizzazione dei compiti di Polizia, crea un clima di incertezza negli agenti di polizia, introduce una nuova ripartizione dei compiti e delle attività che genererà confusione nella cittadinanza, ma soprattutto cambia una struttura organizzativa oggi funzionante e che garantisce a sicurezza pubblica di questo cantone". Come dire che i contro sono decisamente più dei pro.