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Apprendisti stressati e a rischio di abbandono scolastico

A Mendrisio due consiglieri comunali propongono al Municipio sette misure a tutela della salute dei giovani in formazione nell’amministrazione

Ragazze e ragazzi hanno manifestato i loro bisogni
(Ti-Press/Infografica laRegione)
24 settembre 2025
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Divisi tra scuola e lavoro già in giovane età, per un apprendista oggi il cammino formativo può essere alquanto in... salita. I ritmi serrati e la difficoltà di interagire con il mondo delle aziende e integrarsi mettono a dura prova la salute fisica e psichica di ragazze e ragazzi. I risultati di alcune indagini condotte di recente a livello nazionale hanno restituito un quadro che fa riflettere. E il Ticino non è immune dal fenomeno. Sintomo evidente il tasso di abbandono scolastico, superiore alla media svizzera, che raggiunge il 35,8 per cento. Di che interrogarsi per Elia Agostinetti (AlternativA) e Davina Fitas (a titolo personale). E portare la problematica all’attenzione della Città di Mendrisio, che conta una quindicina di posti di apprendistato all’interno dell’amministrazione. Per chi imbocca la strada del tirocinio, rimarcano i due consiglieri comunali, il suo percorso “dovrebbe essere un periodo di crescita e non di sofferenza”.

‘Misure innovative e coraggiose’

Di fronte, quindi, all’impegno dichiarato dal Municipio a promuovere il benessere del personale, Agostinetti e Fitas hanno unito le forze e deciso di proporre una serie di misure al fine di garantire “condizioni di apprendimento e di lavoro migliori per le persone più giovani”. Tanto più che lo stesso Esecutivo ha confermato che formare degli apprendisti “rappresenta non solo un’opportunità professionale, ma anche un preciso impegno sociale da parte delle istituzioni pubbliche, in particolare in un contesto come quello attuale, in cui molti giovani faticano a trovare una prima collocazione formativa e lavorativa”. Di conseguenza, sarebbe buona cosa “adottare misure innovative e coraggiose per tutelare la salute dei giovani in formazione”.

Fra ansie e disagio psichico

Proprio il benessere psicofisico, infatti, è un aspetto sensibile, anche tra i giovani in formazione. Le analisi condotte negli ultimi tempi hanno evidenziato che gli apprendisti soffrono di “stress, sfinimento, sintomi depressivi, solitudine e ansia da prestazione”. A tal punto, rendono attenti i firmatari della mozione, che alcuni arrivano a interrompere la formazione, altri la portano a termine con grande fatica e a scapito della salute. Ma c’è di più. Un lavoro di WorkMed, Centro per il lavoro e la salute mentale, realizzato su quasi 45mila apprendiste e apprendisti, ha portato alla luce, osservano ancora i due consiglieri comunali, “una diffusione allarmante del disagio psichico tra i giovani in formazione”.

I numeri delle ricerche

Alcuni numeri, in effetti, sono emblematici. È emerso che il 61 per cento degli intervistati ha dichiarato di “aver sofferto di problemi psichici durante l’apprendistato”. Mentre per il 60 per cento “il disagio è stato scatenato o aggravato dall’esperienza lavorativa”. E ancora: “Circa il 30 per cento delle apprendiste e degli apprendisti ha visto compromesso il proprio percorso a causa di questi problemi”. Nel 25 per cento dei casi si è pensato di abbandonare tutto, un altro 22 per cento lo stava prendendo in considerazione nel momento in cui veniva svolto il sondaggio. Eppure risulta essere assai bassa (il 2 per cento) la percentuale di coloro che hanno ricevuto un sostegno psicologico dall’azienda o dalla scuola professionale. La gran parte, infatti – si parla del 68 per cento –, non ha esternato le sue difficoltà “per mancanza di fiducia, vergogna o paura del giudizio”.

Le preoccupazioni dei giovani

Quali sono, però, i nodi da sciogliere? Quali le preoccupazioni di ragazze ragazzi? Tre essenzialmente, fanno presente Agostinetti e Fitas. Ovvero un periodo insufficiente di vacanze – lo dice il 63 per cento –, giornate lavorative troppo lunghe e “la paura di non farcela a gestire scuola e lavoro”. Bisogni che non sono rimasti inascoltati. Sul piano nazionale l’Unione sindacale svizzera, si ricorda, ha raccolto 95mila firme a sostegno di una richiesta formulata all’indirizzo del Consiglio federale: portare da cinque e otto le settimane di vacanza annuali, equiparando così apprendiste e apprendisti ai coetanei che proseguono gli studi.

Più settimane di vacanza

I mozionanti hanno già fatto due calcoli: traslando la misura sul territorio di Mendrisio, dimensionata ai giovani nell’organico dell’amministrazione, la modifica costerebbe 9’600 franchi. Come dire che sarebbe sostenibile a bilancio, a fronte di “un impatto sociale decisamente maggiore”, che permetterebbe alla Città “di consolidare la propria immagine e il proprio sistema valoriale di ente pubblico attento all’inclusione”. Ecco quindi che fra le sette proposte messe sul tavolo del Municipio, l’aumento delle vacanze è in cima alla lista quale intervento strutturale “di prevenzione del burnout e promozione del benessere psichico”. Un miglioramento, si rilancia, da accompagnare “con una revisione dei carichi di lavoro” e l’obiettivo di promuovere “un’organizzazione della formazione che rispetti i ritmi di sviluppo giovanile”. Agostinetti e Fitas non dimenticano neppure la necessità di assicurare un salario minimo – laddove già non venga garantito – di mille franchi mensili.

E un servizio di ascolto

La mozione mette l’accento altresì sulla necessità di istituire “un servizio di ascolto e di supporto psicologico – interno o convenzionato – accessibile, gratuito e confidenziale” e di monitorare la qualità formativa, favorendo “una cultura di dialogo tra formatori e apprendisti”. Ci si attende altresì che si ampli l’offerta di posti di apprendistato, includendo i percorsi biennali, a vantaggio dei giovani più fragili, e che il Municipio promuova nelle aziende locali un approccio formativo fondato “sul rispetto, la salute, il benessere e l’equità”.