I liberali radicali: ‘800 franchi in meno per tutti, soldi dalla Ripam per il grado di copertura degli ospedali’. La replica: ‘Non è un controprogetto’
Come contenere i premi di cassa malati? Ecco la Terza via. A proporla è il Plr, con un'interpellanza al Consiglio di Stato ma con un invito pressante: considerare quanto richiesto come un controprogetto all'iniziativa popolare del Ps, che chiede di fissare al 10% del reddito disponibile il tetto dei premi, e a quella della Lega, che invece vuole agire sulla fiscalità deducendo integralmente dalle imposte i premi pagati. Ma questa Terza via liberale radicale sarebbe? Eccola: “Aumentare il grado di copertura dei costi ospedalieri stazionari per ridurre significativamente i premi dell'assicurazione malattia – almeno tra 2026 e 2027 – per tutti i 350mila cittadini assicurati ticinesi fino a una quota del 14-15%, ossia circa 800 franchi l'anno”.
Fondamentalmente, e riprendendo quanto già fatto dal Canton Zugo, il discorso è questo. A oggi il grado di copertura in Ticino è del 55%, aumentandolo a 65, 75, 85 o 95% “si potrebbe ottenere un risultato positivo e davvero efficace per tutti nella riduzione dei premi”.
Sì, ma chi paga? Eccoci al punto: la Ripam. Nel senso che “si tratta di stabilire in che misura attingere dai contributi Ripam attuali per ridurre i premi di tutti i ticinesi. Con un contributo minimo di 100 milioni – scrive il Plr – si dovrebbe ottenere una riduzione dei premi del 5% circa, mentre con un contributo massimo di 280 milioni (importo necessario per raggiungere la copertura del 95% dei costi ospedalieri – pubblici e privati – stazionari) la riduzione dei premi dovrebbe arrivare a 800 franchi annui”.
Secondo i liberali radicali “è ipotizzabile che una drastica diminuzione dei premi possa contribuire in modo significativo alla diminuzione del numero dei beneficiari dei contributi Ripam ordinari”. Tradotto: si aumenta il contributo del Cantone al tasso di copertura per abbassare i premi. Con premi più bassi, meno bisogno di sussidi. Con meno bisogno di sussidi, meno Ripam da pagare per dedicare parte dell'ammontare all'abbassamento dei premi. E il cerchio si chiude.
Ma si chiude davvero? Manco per idea. La copresidente del Ps Laura Riget è sulle barricate: «Sono fermamente contraria a quanto proposto», tuona contattata da ‘laRegione’ per una replica. «Si mischia di tutto: grado di copertura, premi, bisogni, sussidi dicendo che poi ogni ticinese risparmierà 800 franchi», dice Riget. Che affonda: «È un approccio populista e poco corretto. Dal punto di vista delle cifre, perché credo che anche il Dss dirà che c’è qualcosa che non va, e per l'approccio sbagliato e semplicistico».
Per Riget «i sussidi sono un aiuto mirato, pensato per aiutare chi fatica a pagare i premi. Il Plr propone di attingere alla Ripam per ridurre i premi di tutti, in maniera subdola si propone di smantellare il sistema Ripam dedicando 280 dei 420 milioni per dare più soldi a ospedali, cliniche private e ‘scontare’ i premi anche a chi può pagarli come i grandi manager». Insomma, par di capire che i socialisti non considerino questa proposta un controprogetto alla loro iniziativa popolare, chiediamo provocatoriamente... «Ma neanche per idea – risponde Riget –, è ancora più assurda di quella della Lega».
Rilancia Ivo Durisch: «Mi sembra assurdo pensare di aiutare i cittadini riducendo dei sussidi calcolati in base al bisogno per poi redistribuirli indiscriminatamente a tutti. Inoltre, i calcoli proposti appaiono poco realistici». Per il capogruppo socialista in Gran Consiglio, «occorre infatti considerare che i contributi Ripam Pc, 160 milioni nel Consuntivo 2023, definiti dalla Legge federale sulle prestazioni complementari, sono obbligatori e rappresentano un rimborso spese, non una voce su cui si può intervenire».
Aggiunge Durisch: «Per quanto riguarda la Ripam ordinaria, il Cantone beneficia di contributi federali e comunali, che riducono la spesa lorda a carico delle finanze cantonali. Nel Consuntivo 2023 si passa da 200 milioni a 50 milioni al netto di questi contributi. Di conseguenza il margine di manovra è molto ridotto». Insomma, «parlare di 800 franchi pro capite, ossia 280 milioni a scapito della Ripam ordinaria, è una proposta fuorviante e difficilmente sostenibile».
Infine un’osservazione: «Nel 2012 – ricorda il deputato del Ps – abbiamo già visto che i finanziamenti agli ospedali non hanno portato a una riduzione dei premi di cassa malati. Quando i Cantoni sono stati chiamati a finanziare sia gli ospedali pubblici che quelli privati, l’effetto sui premi di cassa malati è stato inesistente. In questo caso il risultato sarebbe lo stesso».
Il capogruppo del Plr Matteo Quadranti, interpellato per una replica, rasenta il grado di scalfittura del diamante: «Siamo populisti? Se lo dice chi chiede di spendere 300 milioni di franchi in più per i sussidi oltre i 420 che già eroghiamo...», commenta sarcastico prima di «rispedire al mittente l'accusa» e di difendere quanto proposto: «Si arriverebbe a una riduzione dei premi a beneficio di tutti senza togliere nulla a chi ha bisogno, perché uscirebbe dal sistema Ripam chi, grazie a questa operazione per cui ci sono già le basi legali, pagando meno premi non beneficerebbe più del sussidio. L'idea è di rendere il sistema più virtuoso».
Coriaceo, ma da affrontare c'è anche il fronte a destra. Perché anche da via Monte Boglia emerge quello che eufemisticamente si potrebbe definire scetticismo. È il vicecoordinatore Gianmaria Frapolli a spiegarci come la pietra angolare del discorso sia una: «La nostra è un'iniziativa fiscale a carattere sociale, che di fatto vuole lasciare più soldi in tasca al cittadino. Quindi quella del Plr, che andrebbe invece a toccare la spesa sanitaria con possibili aumenti da coprire, non la consideriamo affatto un controprogetto alla nostra che fondamentalmente dice che non è corretto far pagare imposte su un reddito che di fatto non si ha». E avendo l'iniziativa questo carattere, «il governo i soldi può cercarli altrove: come sui dipendenti pubblici...». Secondo Frapolli e la Lega è anche importante ribadire che «sulla spesa sanitaria vanno trovate soluzioni: attraverso la pianificazione ospedaliera, ma non solo. Perché occorre agire ad ampio spettro ragionando anche su costi sanitari, costi dei farmaci e molto altro». Insomma, «prendiamo atto di questa proposta. La valuteremo. Ma no, non è un controprogetto alla nostra».
Intanto, sempre a tema casse malati, arrivano buone notizie da Berna: in futuro, i Cantoni devono poter aver maggiore voce in capitolo sull'approvazione dei premi di cassa malati proposti sul loro territorio. Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha approvato ieri per 167 voti a 12 una modifica della Legge sulla vigilanza sull'assicurazione malattie. Il dossier è pronto per le votazioni finali. Il maggior coinvolgimento dei Cantoni era richiesto a gran voce anche dal Ticino, con una delle iniziative cantonali proposte su spunto del Dipartimento sanità e socialità nel 2019. E proprio il direttore del Dss, Raffaele De Rosa, da noi raggiunto afferma che «saluto senza dubbio positivamente il progredire di una richiesta assolutamente legittima e riconosciuta come tale dal parlamento federale. Rimane un grande interrogativo però: se una proposta innocua, con una stragrande maggioranza, che di fatto chiedeva solo di ristabilire quanto veniva fatto fino al 2018, ci ha messo quasi cinque anni a essere accolta si capisce quanto sia difficile portare avanti interventi incisivi e strutturali per frenare costi e premi».