Consegnate lettera e risoluzioni al consigliere federale ticinese in visita a Bellinzona. L'auspicio è che il governo renda priorità il completamento
È stata definita “una storica prima volta”. La visita di Ignazio Cassis oggi a Palazzo delle Orsoline non ha precedenti negli archivi storici del Gran Consiglio. Mai, infatti, era successo che un consigliere federale in carica arrivasse a Bellinzona per incontrare il legislativo cantonale. Un’occasione cercata e voluta dal presidente del Gran Consiglio Michele Guerra per aggiornare Cassis sulle preoccupazioni dei ticinesi – non da ultimo il contesto economico difficile e i dazi decisi mercoledì da Trump – e per consegnare di persona al responsabile del Dipartimento federale affari esteri la richiesta di considerare il completamento di AlpTransit su entrambi i lati della frontiera con l’Italia come una proprietà. Richiesta contenuta in una lettera sottoscritta da Ticino, Lombardia, Piemonte e Liguria alla quale si aggiungono anche tre risoluzioni firmate dal nostro Cantone e dal legislativo lombardo. Lettera che verrà presto spedita alle autorità federali, al governo italiano e a Bruxelles per rendere, come detto, una priorità il completamento dell'asse nord-sud. Una delle principali rotte commerciali d'Europa.
«I politici cantonali sono antenne sul territorio in grado di percepire gli umori della popolazione. Quello del completamento di AlpTransit è sicuramente un auspicio che hanno tanti ticinesi», ha affermato Guerra. «Questi incontri sono la possibilità di far sentire anche al Consiglio federale le preoccupazioni e le speranze del Ticino».
«È un tema che abbiamo già avuto modo di trattare lo scorso anno durante la visita del ministro degli Affari esteri italiano Antonio Tajani a Locarno. In quell’occasione si è aperta la porta al coinvolgimento del Piemonte al tavolo delle discussioni. Coinvolgimento che poi c’è stato», ha replicato Cassis. «Per portare avanti questo dossier serve un contatto dinamico e vivace tra autorità cantonali e federali. È un modo per coltivare la ‘piccola politica estera’, ovvero la politica di frontiera, che in realtà ‘piccola politica’ non è».
AlpTransit non è però stato l’unico tema trattato durante l’incontro a porte chiuse tra Cassis e una delegazione dei deputati del Gran Consiglio. Sul tavolo anche quelli che sono i dossier caldi sull'asse Berna-Ticino. Due su tutti: la perequazione intercantonale, ovvero il sistema di redistribuzione della ricchezza tra Cantoni e Confederazione che però con il calcolo attuale sfavorisce ingiustamente il Ticino, e i risparmi della Confederazione che potrebbero riversarsi sui Cantoni.
Non da ultimo, anche le preoccupazioni per i dazi imposti da Trump. «Quando le grandi potenze hanno il raffreddore a risentirne sono tutti. Stiamo entrando in una nuova epoca di cui non conosciamo ancora i contorni. Serve un atteggiamento prudente», ha detto Cassis ripetendo sostanzialmente quanto comunicato ieri dal Consiglio federale durante la conferenza stampa. «Aiuti pubblici alle aziende sono esclusi. Si tratta infatti di problemi strutturali che hanno bisogno di risposte a livello di sistema economico», ha messo in chiaro il capo del Dfae.
Intanto, sempre a proposito di AlpTransit, la memoria in Italia torna al caso che un paio d'anni fa diventò una specie di barzelletta: il ‘Caravaggio’, treno di ultima generazione a due piani, arrivato a Como per sostituire un vecchio convoglio che diretto a Chiasso si era guastato. Troppo alto il ‘Caravaggio’ per passare nella galleria Monteolimpino 1, 1’925 metri, inaugurata il 28 settembre 1876. Un secolo e mezzo di onorato servizio che ora rischia di diventare un insuperabile ostacolo per l'AlpTransit, la trasversale alpina destinata a imprimere una significativa svolta al traffico merci su rotaia. I treni transiteranno solamente attraverso la galleria Monteolimpino 2, più confortevole. Ma cosa succederebbe in caso di incidente ferroviario? Nell'elenco dei lavori in Italia per il completamento di AlpTransit Oltrefrontiera c’è anche la risagomatura della Monteolimpino 1, ma a quanto è dato sapere non c’è uno straccio di progetto, né una previsione di spesa, né la durata dei lavori. Proseguendo verso Milano, alla periferia di Como, c’è il bivio Rosales, dove troviamo l'interscambio tra la linea Chiasso-Milano e quella che arriva dalla Monteolimpino 2. Fra i progetti che necessariamente debbono essere realizzati c’è lo scavalco del bivio Rosales: era previsto anche nello studio di fattibilità del quadruplicamento della internazionale del Gottardo. Soluzione scartata in quanto non c'erano i soldi (4 miliardi di euro, una dozzina di anni fa). Insomma, si è optato per alcuni rattoppi, come gli otto chilometri di nuovi binari da Camnago a Cantù: un terzo binario per potenziare la tratta internazionale Milano-Zurigo. Stando agli esperti il terzo binario permetterebbe di risparmiare e di ridurre di una ventina di minuti il tempo di percorrenza tra il capoluogo lombardo e Zurigo. Potrebbe anche risolvere una volta per tutte i ritardi del Tilo che collega Milano a Locarno. Nelle scorse settimane il terzo binario tra Camnago e Cantù è stato molto discusso in Canton Ticino. Il Consiglio federale ha chiarito che non ci saranno contributi da parte della Svizzera. L’ultima previsione di spesa è di 350 milioni di euro. Anche se ora come ora i lavori non sono stati finanziati, così come per i binari di precedenza di Seregno, altro nodo critico.
Qualcosa però si sta muovendo. Così almeno promette Regione Lombardia. A breve, assicura il Pirellone, sarà firmato l'accordo di potenziamento della stazione di Monza, definito “nodo fondamentale del sistema ferroviario regionale, inserito all'interno della direttrice internazionale del Gottardo, lungo il corridoio Mare del Nord-Reno-Mediterraneo”. Sono stati stanziati 460 milioni. Il cronoprogramma prevede che i lavori al bivio Rosales e alla stazione di Monza dovrebbero terminare entro il 2030. Nel frattempo si è persa nella nebbia l'elettrificazione della linea ferroviaria Como-Lecco che doveva essere realizzata anche in funzione delle Olimpiadi invernali del 2026. Un'opera a cui continua a guardare anche il Canton Ticino, in quanto utile a migliorare i collegamenti transfrontalieri.