L'associazione Libertà, ambiente, energia dopo il 2,3% alle Federali passa il timone a Christian Fini. Il bilancio della presidente uscente Marion Eimann
Raccolto il testimone dalla storica Alra, l’Associazione liberale radicale per l’ambiente, il battesimo elettorale di Libertà, energia, ambiente (Lea) ha sorpreso addetti ai lavori e probabilmente pure alcuni membri, sia di Lea sia del Plr – partito cui ovviamente fa riferimento. Quel 2,3% alle Elezioni federali dell’autunno 2023 è stato una prima pietra su cui l’associazione ha continuato a lavorare. L’assemblea di sabato mattina, che ha eletto alla presidenza Christian Fini, è stata l’occasione per discutere con la presidente uscente Marion Eimann tracciando un bilancio.
Partiamo dal recente passato: lo abbiamo detto, il 2,3% ottenuto come lista per il Consiglio nazionale è stato una delle sorprese delle Elezioni federali. Come avete sfruttato questa solida base?
Quel 2,3% è stato più di un risultato: ha spezzato una narrazione. Lea è nata dalla base, da una piccola rete di persone, senza sito internet, senza email, senza logo ma con ideali forti. Non si trattava di essere eletti, ma di affermare che la “L” e la “R” del Plr hanno molto da dire.
È una vostra risposta alla domanda se la famosa ‘R’ di radicale esista ancora?
Certo. Però bisogna attivarsi, tematizzare e soprattutto aggiornare i propri temi. Oggi lo Stato e la società non sono più come del Novecento, e quindi anche le riflessioni devono evolversi e guardare avanti: ambiente, energia, intelligenza artificiale eccetera. Il risultato, come da lei sottolineato sorprendente, ci ha aperto nuove prospettive: ha mostrato che i temi di libertà, energia e ambiente toccano la popolazione. E non come elementi di greenwashing elettorale. Ha dato a Lea una credibilità nuova, dentro e fuori il Plr.
In che senso?
Alle elezioni comunali, candidati di valore si sono riconosciuti in Lea, e oggi l’associazione è presente nei Consigli comunali e nei Municipi. Il passo successivo è stato naturale: Lea è diventata un’associazione, poi un’associazione d’area Plr. Dopo una fase di assestamento, tra politica, lavoro e vita privata, le attività sono riprese: un evento partecipato in Capriasca sul nucleare e un’interrogazione parlamentare sull’energia solare. Possiamo dire con umiltà che non abbiamo fatto tutto, ma quel che abbiamo fatto l’abbiamo fatto bene. Grazie a chi ci ha creduto.
Da associazione interna al Plr, avete l’ambizione di diventare qualcosa di più?
Siamo un satellite della nave ammiraglia, ma uno di quelli con sistemi autonomi di navigazione. Vogliamo sfruttare questa autonomia per continuare a proporre dibattiti e riflessioni che possano anche mettere in discussione certe posizioni. Diventare qualcosa di “più”, per ora no: vogliamo svolgere bene il nostro ruolo.
Voi, esattamente come i Giovani liberali radicali, avete detto di voler essere pungolo e spina nel fianco del partito. Condividete però, immagino, l’impostazione del ‘ecologia senza ideologia’ portata avanti da Speziali. In cosa secondo voi un approccio liberale può far bene all’ambiente? Inutile dire che per alcuni c’è una sorta di naso storto quando un liberale parla di ambiente e clima.
‘Ecologia senza ideologia’? La condividiamo pienamente e l’ho presentata al Congresso del 2021. Dopo il mio intervento, diversi mi hanno fatto i complimenti “per il coraggio di portare temi di sinistra”. Lo trovo divertente, ma anche indicativo: abbiamo bisogno di superare le etichette, e i liberali radicali devono riappropriarsi di questo tema fondamentale. In verità, non è “un tema”. È un insieme di temi complessi e interconnessi: energia, trasporti, fiscalità privata, finanze pubbliche, edilizia, economia, tecnologia, libertà personali. Servono compromessi, investimenti, innovazione e visione politica che rimetta l’individuo al centro. Non moralismo. E chi meglio dei liberali radicali può farlo?
La vostra presenza, che riprende il lungo percorso che ha avuto l’Alra per decenni, in cosa vorrebbe influenzare maggiormente l’azione del partito?
Con rispetto, ma con chiarezza: Lea non nasce da un’eredità, ma da un’urgenza. Circa cinque anni fa, spinta dalla convinzione che servisse qualcosa di diverso ho iniziato a muovere i primi passi: un comitato cantonale a Locarno, gruppi di lavoro, iniziative parlamentari. Mancava un nome ma l’impronta di Lea si è già fatta sentire. Oggi Lea ha una forma e una voce. Con un comitato affiatato, proponiamo contenuti e apriamo spazi di confronto. A gennaio, il nostro evento sul nucleare ha attirato oltre 100 persone, molte delle quali senza partito o fuori dal Plr. Ecco dove vogliamo incidere nel partito: riportare vitalità, confronto autentico e contenuti che parlino anche a chi oggi si tiene lontano dalla politica.
Ne ha parlato anche lei di greenwashing generale: lo si vede in circa ogni partito. Sicuri che non siete nella lista?
Le accuse che Lea fosse una mossa di facciata non sono mancate. Niente di più sbagliato. La prova? Siamo ancora qui, e non parliamo solo di “green”, ma di libertà: quella di vivere in un’economia e integrata, tra ambiente, società, individuo ed economia. Per questo le nostre assemblee si tengono nei ristoranti, non in sale chiuse dove si applaude e basta. Adesso Lea passa a Christian Fini e continuerà a essere una piattaforma di dialogo e di riflessione: nei prossimi mesi metterà al centro altri temi importanti nonché quello delle cantonali. Con il presidente Speziali discuteremo su come valorizzare il contributo di Lea per completare la visione del partito, portare freschezza e riconquistare almeno un seggio per il Plr con i nostri candidati.