Giovedì prossimo a Bellinzona i sindacati portano in piazza le loro rivendicazioni. Minoli (Uss): ‘Le condizioni economiche di molti sono peggiorate’
Salari. Salari giusti che permettono una vita dignitosa senza la paura di arrivare alla fine del mese con l’acqua alla gola, se non peggio. Sarà un Primo Maggio che vuole rimettere al centro, ora più che mai, la rivendicazione di stipendi giusti e della tutela del potere d’acquisto dei lavoratori. E se si parla di potere d’acquisto il riferimento va per direttissima all’esplosione dei premi di cassa malati. «È inaccettabile che questa voce non rientri nel calcolo degli indici del rincaro», afferma il presidente dell’Unione sindacale svizzera (Uss) sezione Ticino e Moesa Renato Minoli. «I salari, specialmente quelli garantiti da un contratto collettivo di lavoro, si basano su un chiaro rapporto: io ti dò il mio lavoro e tu datore mi dai un valore, un potere d’acquisto. Ebbene, negli ultimi anni questo potere d’acquisto è drammaticamente diminuito. Le condizioni economiche di molti sono peggiorate e di questo passo si rischia di incrinare la coesione sociale». Casse malati, ma non solo. Tra gli aumenti ci sono anche, secondo Minoli, «le tasse d’uso introdotte per svariati servizi. Prima determinati servizi erano pagati interamente tramite le imposte, quindi in maniera proporzionale al reddito. Ora si fanno pagare a tutti con lo stesso importo». A chi chiede di rivedere le spese del Cantone, soprattutto in ambito sociale come i sussidi di cassa malati, il presidente dell’Uss cantonale risponde: «C’è un’evidenza che a volte qualcuno dimentica. Salari più giusti producono maggiore gettito fiscale e meno spese sociali».
Concetto ripreso da Giangiorgio Gargantini: «Quelli che chiedono più risparmio da parte del Cantone, e mi riferisco a certe associazioni economiche, sono poi gli stessi che si lamentano se si tira la cinghia anche sulle commesse pubbliche. È un atteggiamento schizofrenico». Per Riccardo Mattei, del sindacato svizzero dei media (Ssm), quello che sta succedendo nel settore dell’informazione «è grave. C’è un attacco continuo al servizio pubblico e una crisi dei media privati che non si vuole arginare». Dai media alla Posta, «il Gigante Giallo intende chiudere un terzo degli uffici postali in Ticino nei prossimi anni. Lo ribadiremo sempre: gli uffici postali non sono semplici sportelli, ma servizi essenziali. Le soluzioni proposte, come quella di offrire dei servizi postali alla macelleria di Cugnasco, creano malcontento», sostiene Marco Forte di syndicom. Secondo Stefano Testa (Vpod) «il servizio pubblico è sotto un attacco pesante, c‘è chi lo vuole mettere alla fame. Un servizio pubblico forte è l’ultimo airbag per la popolazione». In piazza il Sev, sindacato del personale dei trasporti, porterà le difficoltà di Ffs Cargo «che da sempre è in sofferenza e le riorganizzazioni passate non hanno saputo invertire la tendenza – afferma il segretario sindacale Thomas Giedemann – anche perché sono state sempre impostate sulla difensiva, con tagli al personale e ai punti di carico».
Come da tradizione, il ritrovo sarà alle 14 sul piazzale della stazione a Bellinzona. Da lì, alle 14.30, partirà il corteo in direzione di piazza Governo, dove dalle 15.30 sono previsti gli interventi dal palco. A seguire è previsto un concerto.
Solitamente in occasione del Primo Maggio l'Organizzazione cristiano-sociale ticinese alla piazza preferisce incontri di riflessione, promuovendo conferenze su temi puntuali legati al mondo del lavoro. Quest’anno però si cambia registro. Niente seminari (e neppure cortei), ma una festa vera e propria. L’appuntamento è per giovedì prossimo al Capannone di Pregassona alle 10. Dalle 10.30, informa la locandina dell’Ocst, verrà celebrata la messa e poi aperitivo, pranzo, musica, tombola, animazioni per bambini. «Ci prenderemo per così dire una pausa dai problemi che ci attanagliano nel resto dell’anno: per un giorno insomma li mettiamo da parte – afferma Xavier Daniel, che il Congresso dello scorso 4 maggio a Lugano ha eletto segretario cantonale del sindacato di ispirazione cristiana (carica ricoperta prima di lui, e per otto anni, da Renato Ricciardi) –. A parte il mio saluto, non vi sono in agenda altri interventi. Sarà dunque un momento conviviale, di festa appunto. Il che ovviamente non impedirà ai vari tavoli – prima, durante e dopo il pranzo – confronti e discussioni. Previa iscrizione alla sede di Lugano dell’Ocst, chiunque potrà partecipare. Oltre ad aderenti e simpatizzanti, ci saranno alla festa anche le associazioni che gravitano intorno alla Cristiano-sociale».
Festa sì, ma senza dimenticare le questioni sotto la lente dell’Ocst, come d'altronde degli altri sindacati. «Ristrutturazioni aziendali con riduzione dei posti di lavoro, disdette, licenziamenti collettivi, fenomeno che ultimamente ha interessato il settore della moda, diffusione della precarizzazione, salari il cui potere d’acquisto è in continua erosione a causa in particolare dell’impennata dei premi di cassa malati, occupazione giovanile da rilanciare, pensioni che si abbassano: queste e altre le questioni aperte – evidenzia Daniel, master in diritto all’Università di Neuchâtel –. Come Ocst lo ribadiamo: Il lavoro deve tornare a essere uno dei fattori di autodeterminazione della persona nella società e di emancipazione, e qui mi riferisco soprattutto all'occupazione femminile. E ribadiamo anche la centralità della contrattazione collettiva, uno strumento per regolare i rapporti di lavoro che va assolutamente difeso».
E poi. E poi c’è la morte di papa Francesco. Per il sindacato d’ispirazione cristiana la scomparsa di Bergoglio «rappresenta una grave perdita», sottolinea il 37enne segretario cantonale dell’Ocst. Durante il suo pontificato papa Francesco «ha richiamato a più riprese la necessità di un’economia sostenibile e dal volto umano. Ha dato vita alla cosiddetta economia di Francesco, una corrente di pensiero per un’economia rispettosa dei lavoratori e delle lavoratrici e dell’ambiente: insomma, lo sentivamo molto vicino ai temi della nostra azione sindacale. Per noi la sua enciclica ‘Laudato si’’ è stata ed è spesso fonte di grande ispirazione». Il futuro pontefice? «La nostra speranza è che il nuovo Papa continui a battersi per un mondo che non escluda ma includa, a cominciare dal lavoro, che per essere dignitoso deve basarsi su condizioni dignitose. Ritengo inoltre che la dottrina sociale della Chiesa e i suoi principi, i suoi valori debbano essere ulteriormente promossi».