Nuovo giudice fallimenti, il Tribunale ventila la disdetta al collaboratore che ha invitato la commissione a ponderare la scelta visti i compiti della Cef
C’è una vicenda collaterale a quella della nomina in programma la prossima settimana in Gran Consiglio del o della subentrante al Tribunale d’appello del giudice Giorgio A. Bernasconi, che a fine giugno andrà in pensione. L’eletto o l’eletta verrà assegnato alla Cef, la Camera di esecuzione e fallimento, dato che il suo presidente, il giudice Charles Jaques, ha esercitato il diritto di opzione, passando alla prima Camera civile diretta da Bernasconi. Quattro i candidati, tutti ritenuti idonei dagli esperti a ricoprire la carica. Come noto, la commissione parlamentare, con rapporto del 7 aprile, propone al plenum del Gran Consiglio di eleggere Serena Bellotti, ora cancelliere alla seconda Camera civile. Ebbene, la vicenda collaterale riguarda un altro cancelliere del Tribunale d’appello. Un cancelliere della stessa Cef. Che verso fine marzo aveva osato scrivere alla ‘Giustizia e diritti’ invitandola a ponderare bene, fra i quattro candidati, la persona della quale proporre l’elezione e ciò alla luce della materia, complessa, trattata dalla Camera di esecuzione e fallimenti. La missiva è andata però di traverso alla commissione parlamentare e ai vertici del Tribunale. Una violazione della separazione dei poteri e dei doveri di servizio? Fatto sta che, da nostre informazioni, al cancelliere è stato prospettato addirittura il licenziamento. A ventilare la disdetta è stata la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, autorità di nomina del suo personale non togato.
A confermare il passo è il presidente della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello Giovan Maria Tattarletti, interpellato dalla ‘Regione’. «Siamo allo stadio iniziale della procedura amministrativa», dice il magistrato. Altro non aggiunge. Non è da escludere che il cancelliere contesti quanto prospettatogli, chiedendo anzitutto di andare in conciliazione, presentando le sue osservazioni.
Tornando al nuovo giudice che il parlamento si appresta a eleggere, al concorso, scaduto il 20 gennaio, oltre a Bellotti hanno partecipato Claudio Cortese, ispettore giurista presso la Cef (tiene inoltre corsi di formazione per funzionari degli uffici di esecuzione e fallimenti); Brenno Martignoni Polti, avvocato; e Fernando Piccirilli, capo della Sezione esecuzione e fallimenti alla Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni).
Nella lettera alla ‘Giustizia e diritti’, datata 24 marzo, il cancelliere non sponsorizza nessuno dei quattro candidati, tantomeno chiede all’organo parlamentare di proporre l’elezione di uno di loro. La missiva invita la commissione “a ponderare” la scelta considerando i compiti attribuiti alla Cef, una Camera del Tribunale d’appello che gioca un ruolo chiave per l’economia ticinese. Si legge fra l’altro nella lettera: “È poi noto che dal denaro – dalla sua disponibilità e, dunque, dal suo incasso –, volenti o nolenti, dipenda non solo l’intera attività delle imprese, ma anche l’intera attività dello Stato; per restare concreti, è infatti notorio che lo Stato del Cantone Ticino è il primo creditore del Cantone, se non per l’ammontare complessivo dei crediti pecuniari posti in esecuzione – in genere, tasse e imposte –, certamente per il numero di esecuzioni forzate promosse e, dunque, per le sentenze che la Cef è chiamata a emettere ogni anno”. Aggiunge il cancelliere nella missiva: “Venendo al senso di questa lettera, mi permetto perciò gentilmente d’invitarvi a ponderare bene, fra i quattro candidati, la persona di cui proporre l’elezione al Gran Consiglio, riflettendo sul fatto – questo è il mio pensiero – ch’è nell’interesse non solo dell’economia tutta, ma primariamente del Cantone che il futuro presidente della Cef possa contribuire, fin da subito ed efficacemente – insieme ai cancellieri e all’ispettore – al sempre maggiore carico di lavoro della Camera e che, al riguardo, il criterio determinante per la scelta dev’essere, se non esclusivamente, comunque soprattutto l’esperienza acquisita nell’evasione quotidiana di procedimenti giudiziari di esecuzione forzata”.
Dopo la polemica sulle presunte telefonate di qualche giudice a deputati a sostegno dell’elezione di Bellotti, cosa smentita dal coordinatore della ‘Giustizia e diritti’, il centrista Fiorenzo Dadò, dopo aver convocato e sentito i colleghi commissari, un’altra parrebbe profilarsi all’orizzonte. Stavolta potrebbe concernere il licenziamento prospettato al cancelliere.