Il Tribunale penale federale ha inflitto all'imputato quattro mesi, sospesi. Trasportava oltre 174mila euro, risultati in parte contaminati dalla cocaina
Il denaro sequestrato dalle Guardie di confine «trae origine» da un traffico internazionale di droga, la cui entità peraltro «costituisce un’infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti». E agli atti «vi sono riscontri oggettivi» in tal senso. La somma rinvenuta ha quindi «un’origine illecita». E il fatto che l’imputato l’abbia occultata nella propria vettura configura il reato di «riciclaggio». Parole pronunciate questo pomeriggio a Bellinzona dalla giudice del Tribunale penale federale Fiorenza Bergomi, che ha condannato un 69enne ucraino, residente a Kiev, per riciclaggio. Confermando il decreto d’accusa, e la relativa proposta di pena, stilato dal procuratore federale Sergio Mastroianni (presente in aula con l’assistente Raffaello Caccese), decreto poi impugnato dall’imputato, Bergomi ha così inflitto al 69enne (oggi assente) quattro mesi di detenzione, da dedurre i quasi due di carcerazione preventiva, sospesi condizionalmente per un periodo di due anni. La giudice ha inoltre deciso l’espulsione dell’imputato dalla Svizzera per tre anni. Non è tutto. Ha pure disposto la confisca dell’importo sequestrato, con devoluzione dello stesso allo Stato.
Il 9 aprile del 2023 l’uomo al volante di un’auto aveva varcato la frontiera a due riprese: la prima viaggiando da Milano a Lugano, la seconda dalla Svizzera all’Italia. Al valico doganale di Chiasso-Brogeda veniva fermato dalle Guardie di confine. Trasportava 174’205 euro, somma che, si legge ancora nel decreto d’accusa redatto dal Ministero pubblico della Confederazione, aveva ricevuto in Belgio da una persona. Oltre 174mila euro che il 69enne aveva nascosto in uno zaino. Parte delle banconote era risultata contaminata da cocaina. E contaminato dalla coca era anche l’imputato: sulle mani, sulla fronte e nelle tasche. Non solo. Pure la vettura, dove era stata rinvenuta anche una macchinetta conta soldi, era risultata contaminata dalla cocaina, oltre che da eroina e altre sostanze stupefacenti.
Le spiegazioni fornite dal 69enne a propria discolpa «sono prive di logica, per nulla convincenti, non credibili», ha detto la giudice Bergomi. La sentenza non è definitiva. Difeso dall’avvocata Jasmine Altin, l’imputato potrebbe infatti impugnarla davanti alla Corte d’appello del Tribunale penale federale.