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‘È tempo di mantenere le promesse fatte agli operatori sanitari durante la pandemia’

Il 15 giugno si vota l'iniziativa per cure sociosanitarie di qualità. I favorevoli: ‘Miglioramenti necessari, anche a favore dei pazienti’

In sintesi:
  • Riget (Ps): ‘Bisogna ridurre il tasso di abbandono della professione’
  • Minoli (Uss): ‘I contrari non hanno argomenti validi’
Raoul Ghisletta (Vpod) è tra chi ha raccolto le firme
(Ti-Press/Golay)
23 maggio 2025
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«Si tratta di mantenere una promessa fatta durante la pandemia, ovvero migliori condizioni di lavoro per il personale sanitario». Non solo, «questa proposta dà ai pazienti maggiori garanzie sui propri diritti. Pazienti che a volte non sono lucidi per valutare la propria situazione». Raoul Ghisletta della Vpod ne è certo: l’iniziativa popolare “Per cure sanitarie e prestazioni socioeducative di qualità”, lanciata dal suo sindacato e al voto il 15 giugno, «è un passo necessario». La proposta prevede di introdurre una nuova legge per definire delle condizioni quadro per tutta una serie di enti, ovvero: strutture ospedaliere, servizi di ambulanze, case anziani, centri diurni, servizi di assistenza e cure a domicilio, servizi d’appoggio, enti socioeducativi, strutture per le dipendenze, nidi e centri extrascolastici. L’iniziativa prevede inoltre che per legge si nomini una commissione parlamentare di controllo di tutto il settore.

«La nostra iniziativa traccia la via, sarà poi il governo a stabilire come applicarla», rimarca però Ghisletta, «rafforzare le condizioni di lavoro per il personale sanitario vuol dire risolvere il problema degli abbandoni. È una questione che va affrontata a livello ticinese, visto che il sistema sanitario è finanziato su base cantonale e a Berna non si vogliono muovere con decisione su questo tema». Ci sono poi i pazienti, «molti di loro non sono nelle condizioni, fisiche o psicologiche, di tutelare i propri interessi. Penso alle persone in casa anziani o nelle strutture psichiatriche che non hanno una famiglia alle spalle. Bisogna quindi stimolare il sistema per fare in modo che questo accada. Servono organi di mediazione indipendenti e gratuiti per risolvere i conflitti tra strutture e utenti in modo rapido ed efficace».

Operatori sanitari e abbandono della professione. Il tema era già stato affrontato in parte con il piano cantonale Prosan per sostenere la formazione in ambito sociosanitario. «Però non basta – fa notare la copresidente del Partito socialista Laura Riget –. Già durante l’elaborazione del piano Prosan si era riconosciuto che oltre alla formazione servivano misure per poi mantenere attive nel settore le figure professionali formate. È questo il momento di agire per ridurre stress e carico di lavoro. Altrimenti, complice anche l’invecchiamento della popolazione, sarà troppo tardi. Nei prossimi anni ci sarà infatti l’esigenza di aver servizi più complessi per un numero accresciuto di cittadini».

I contrari all’iniziativa popolare – sostanzialmente la maggioranza del parlamento di centrodestra che l’ha respinta in Gran Consiglio – sostengono che si tratta di una proposta animata da buone intenzioni, ma che non porta benefici e aumenta solo la burocrazia. «Sono i classici argomenti di chi non ha nulla per controbattere», replica deciso Renato Minoli dell’Unione sindacale Svizzera. «Questo intervento è necessario per dare una svolta e arginare una politica fatta solo di risanamenti e riduzioni».

Cita le promesse fatte al personale sanitario durante la pandemia anche Samuel Iembo (Pc): «Dai balconi chiamavamo gli infermieri eroi, ma in realtà si tratta di lavoratori. E i lavoratori si ringraziano migliorando le loro condizioni di lavoro. Altrimenti non c’è da stupirsi se dopo pochi anni infermieri e medici abbandonano la professione. Non lo fanno per ragioni salariali, ma perché non ce la fanno più».

Per Rocco Vitale (Verdi) «la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche di qualità della vita. Migliorare le condizioni di lavoro del personale va proprio in questa direzione». Secondo Graziano Pestoni dell’associazione per la difesa del servizio pubblico «votare sì vuol dire mettere un argine alla politica di privatizzazioni e attacchi al servizio pubblico». A sostenere la proposta lanciata dalla Vpod è anche il sindacato svizzero dei media, «dietro questa iniziativa c’è un’idea di società coesa e solidale che deve essere difesa».