Ticino

Un lungo corteo silenzioso per chiedere il cessate il fuoco

Quasi 5mila persone sono scese in piazza a Bellinzona contro la guerra a Gaza per lanciare un appello al Consiglio federale

Un tema sentito
(Ti-Press)
25 maggio 2025
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Sono quasi 5mila le persone che hanno riempito ieri le strade e le piazze di Bellinzona per manifestare in silenzio dissenso e preoccupazione rispetto alla guerra a Gaza. L’obiettivo della manifestazione ‘Stop al massacro in Palestina’, come annunciato negli scorsi giorni dagli organizzatori, era quello di lanciare un appello al Consiglio federale “affinché, con gesti visibili e concreti, agisca immediatamente per cercare di fermare i gravissimi crimini contro l’umanità”. Sul tavolo, le richieste a Berna di un immediato cessate il fuoco, l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, il ripristino del diritto internazionale, nonché una condanna esplicita della politica di Israele. Un “massacro che avviene nel silenzio complice dell’Europa e delle nostre autorità”, rimproverano i promotori. Da qui la scelta di manifestare in silenzio.

Un’iniziativa nata dal basso organizzata da “un gruppo di cittadine e cittadini, apartitico e aconfessionale, che non vogliono chiudere gli occhi di fronte alla disumanità delle immagini che ci giungono dalla Palestina”. Cittadini che, scrivevano nel comunicato che lanciava la manifestazione, ritengono di “rappresentare tantissime altre persone che come noi non sopportano più di assistere passivamente al quotidiano spettacolo della brutale e disumana violenza scatenata da Israele sulla popolazione civile palestinese”. A dimostrare che il tema sia particolarmente sentito anche in Ticino, l’importante numero di partecipanti.

Il corteo silenzioso, iniziato alle 14 dal piazzale della stazione di Bellinzona, si è poi spostato verso piazza Governo, dove sono stati letti alcuni componimenti di poeti palestinesi.

Scontri con la polizia e diversi feriti a Berna

Sempre nella giornata di sabato diverse migliaia di persone sono scese in piazza anche a Berna. I partecipanti alla manifestazione non autorizzata hanno condannato il ‘genocidio’ nella Striscia di Gaza a opera dell’esercito israeliano.

I dimostranti si sono dati appuntamento davanti alla stazione di Berna per poi avviarsi verso la città vecchia, passando davanti a Palazzo federale scandendo slogan quali “Palestina libera” e “Svizzera non puoi nasconderti”. Nel corso del corteo sono stati accesi fuochi d’artificio e fumogeni. All’altezza del ponte che porta al quartiere di Kirchenfeld, contro i partecipanti sono stati lanciati lacrimogeni e sparati proiettili di gomma, seguiti da manganellate della polizia, con cui ci sono stati scontri. Dopo aver disperso i manifestanti, la polizia ha infine usato un cannone ad acqua, ma alcune centinaia di dimostranti hanno continuato la loro azione, interrompendo in gran parte il traffico. Diversi membri dei servizi di intervento e manifestanti sono rimasti feriti. Stando agli organizzatori alcune persone sarebbero state colpite alla testa dai proiettili di gomma sparati dalla polizia. In un caso, insistono, è stata una pura fortuna che non siano stati colpiti gli occhi. “Non distogliamo lo sguardo! Il genocidio meglio documentato della storia si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Nessuno può fingere di non saperne nulla”, continuano i promotori in un comunicato stampa.

I manifestanti si sono in seguito diretti verso l’ambasciata statunitense, “perché Israele non è l’unico a commettere questo genocidio. L’Occidente, in particolare Washington, ha sempre sostenuto Israele, sia attraverso forniture di armi, investimenti multimiliardari o azioni mirate di veto in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Tra le rivendicazioni della piazza, anche la sospensione da parte della Svizzera di ogni contatto economico, militare e culturale, a livello accademico, con lo Stato di Israele.