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Soglia di sbarramento sì no, la partita si giocherà in parlamento

Dalla commissione ‘Costituzione e leggi’ due rapporti. La maggioranza (Plr, Lega e Udc) per il quorum (3%). Contrari su tutta la linea Centro, Ps e Verdi

Sessione del Gran Consiglio
(Ti-Press)
27 maggio 2025
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La spaccatura della commissione parlamentare sull’introduzione di una soglia per accedere alla ripartizione dei seggi in Gran Consiglio è adesso nero su bianco. Due i rapporti usciti dalla seduta odierna della ‘Costituzione e leggi’. La maggioranza – ovvero Plr, Lega e Udc (da registrare anche qualche firma con riserva) – ha sottoscritto il rapporto stilato dalla liberale radicale Simona Genini e dal leghista Andrea Censi – e non Sem Genini come erroneamente comunicato dalla medesima commissione, domanda: ma le legge le note stampa prima di pubblicarle?! – favorevole a una soglia di sbarramento. Del 3 per cento. Un punto in meno di quella proposta dal deputato del Plr Paolo Ortelli con l’iniziativa parlamentare depositata nel maggio di due anni fa. Dunque non il 4 per cento, ma il 3 (e niente ripristino delle congiunzioni). Un ‘controprogetto’, quello confezionato dai due relatori, “che consente di salvaguardare lo spirito dell’iniziativa parlamentare”, annotano gli stessi. Contrari al quorum il Centro, il Ps e gli ecologisti. Che hanno quindi aderito al rapporto redatto dal centrista Gianluca Padlina e da Giulia Petralli dei Verdi.

Discorso ancora aperto

Ora la partita si giocherà il prossimo mese in parlamento. Dove potrebbero essere determinanti (oltre al numero di deputati presenti in aula) i voti dei piccoli partiti, che la maggioranza della ‘Costituzione e leggi’ vorrebbe, magari già dalla prossima tornata elettorale, rimuovere dal Gran Consiglio, poiché a suo dire limitato nell’operatività a causa di un’eccessiva frammentazione. Se dovesse passare il rapporto di Petralli e Padlina non ci sarà il voto popolare. Il verdetto dei cittadini sarà invece necessario in caso di accoglimento del rapporto di Simona Genini e Sem Genini, visto che bisognerà ritoccare la Costituzione cantonale. Insomma, il discorso è ancora aperto.

‘Si vuole migliorare l’efficienza del legislativo’

I relatori di maggioranza non hanno dubbi: “L’introduzione di un quorum per l’elezione in Gran Consiglio mira a rafforzare il sistema politico, migliorando stabilità, efficienza e qualità del dibattito parlamentare”. Un legislativo “meno frammentato non garantisce ma favorisce maggioranze più coese, riducendo il rischio di blocchi decisionali e migliorando la gestione dei lavori”. Non solo. Consentirebbe ai governi “di ottenere un sostegno più stabile per i loro programmi, evitando continue negoziazioni tra forze politiche con posizioni troppo divergenti”. Un quorum, sostengono inoltre Sem Genini e Simona Genini, “contribuisce a prevenire, per quanto possibile, un’eccessiva frammentazione politica, disincentivando la creazione di ‘partiti persona’ o ‘movimenti monotematici’: un fenomeno che nell’epoca delle immense possibilità di comunicazione – si pensi alle reti sociali – trova continuamente nuove occasioni per alimentarsi”. La possibilità oggi di accedere al legislativo “con poco più di mille schede favorisce, evidentemente, queste realtà, che mirano soprattutto alla visibilità e tendono a rafforzare la polarizzazione del dibattito”. E ancora: “L’esperienza di altri Cantoni e Paesi europei dimostra che una soglia d’accesso migliora la funzionalità del sistema senza compromettere la rappresentanza democratica. Tuttavia, è fondamentale anche individuare un equilibrio tra governabilità e pluralismo”. La maggioranza ritiene allora che “una soglia moderata del 3% possa garantire una maggiore inclusività rispetto alla proposta originale del 4%, riducendo la frammentazione senza penalizzare eccessivamente i piccoli partiti”.

‘Intervento sproporzionato e dannoso per il pluralismo’

Di tutt’altro parere il rapporto di minoranza. “Sebbene la proposta dell’iniziativa prenda spunto da misure adottate in alcuni altri Cantoni, una simile modifica al sistema elettorale ticinese costituirebbe, allo stato attuale, un intervento sproporzionato e potenzialmente dannoso per il principio del pluralismo politico e per il buon funzionamento della democrazia rappresentativa”, scrivono Petralli e Padlina. Secondo i quali “le riforme del sistema elettorale dovrebbero, di principio, essere sostenute da un largo consenso che, allo stato attuale, non risulta essersi manifestato”. Stando sempre ai relatori di minoranza, frammentazione politica non fa rima con inefficienza delle istituzioni: “Quand’anche si volesse ritenere che un’eccessiva frammentazione delle forze politiche presenti in parlamento possa effettivamente diventare problematica per il buon funzionamento delle istituzioni, ciò non è sicuramente ancora il caso nel nostro Cantone”. E spiegano: “Questo in quanto i partiti di governo dispongono, da soli, ancora di più di due terzi dei seggi in Gran Consiglio”. In altre parole, si sottolinea nel rapporto, “le difficoltà palesate dal Consiglio di Stato, per alcuni dossier, a trovare delle maggioranze in parlamento, sono dunque legate alle scelte di merito e, quindi, di natura politica e non già legate alla presenza di forze politiche minori”. Tre le possibili misure per porre rimedio a eventuali problemi di efficienza dei lavori parlamentari messe sul tavolo dalla minoranza commissionale: “Un diverso disciplinamento del tempo degli interventi in aula, l’introduzione di un sistema che, dopo un determinato lasso di tempo, porti alla decadenza automatica di atti parlamentari divenuti ormai obsoleti o, comunque, manifestamente non suscettibili di poter giungere a ottenere una maggioranza, e l’aumento del numero minimo di deputati necessari per poter promuovere determinati atti parlamentari”. Di più. “Il sistema proporzionale attualmente in vigore in Ticino – evidenzia il rapporto – ha garantito per decenni un’adeguata rappresentanza delle diverse sensibilità politiche presenti sul territorio, permettendo anche a forze minori di contribuire in modo significativo ai lavori parlamentari”. La proposta di una soglia di sbarramento “rischierebbe di compromettere tale equilibrio”. I due relatori rimarcano poi il “ruolo attivo nell’attività parlamentare” delle forze politiche minori, che contribuiscono al dibattito su tematiche fondamentali: “Escluderle dal parlamento equivarrebbe a privare decine di migliaia di cittadine e cittadini ticinesi della propria rappresentanza istituzionale. In una democrazia pluralista, la presenza di opinioni divergenti non dovrebbe essere ritenuta un ostacolo, ma una risorsa”, sanciscono.

‘Le piccole formazioni politiche importante risorsa per la democrazia’

«Oggi più che mai la popolazione di questo cantone capisce che i cosiddetti piccoli partiti sono un’importante risorsa per la democrazia e il dibattito democratico e che i problemi con cui è confrontata sono ben altri, problemi che sono provocati dai partiti di governo e dal governo. In caso di voto dei cittadini saremo pronti durante la campagna a far passare questo come altri concetti», assicura il deputato del Movimento per il socialismo (Mps: due granconsiglieri) Matteo Pronzini.