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Pioggia e neve scacciano la siccità, anno da record per Aet

Presentati i risultati d’esercizio 2024: l’Azienda elettrica ticinese registra un utile di 45 milioni. Determinanti le condizioni meteo favorevoli

Il settore tira il fiato
(Ti-Press)
4 giugno 2025
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Detto e fatto. Lo aveva ipotizzato il giugno scorso (“L’anno prossimo dovremmo poter comunicare un risultato positivo, scritto con un bel nero e in grassetto”), lo ha potuto confermare oggi. Per Aet, l’Azienda elettrica ticinese, il 2024 è stato un anno da record. Ad affermarlo è il suo presidente Giovanni Leonardi presentando i risultati d’esercizio 2024 dell’azienda con sede a Monte Carasso. Ed è in particolare grazie a condizioni meteorologiche specialmente favorevoli che Aet ha potuto chiudere l’esercizio 2024 con un utile consolidato di 45 milioni di franchi. Ben 63 milioni in più rispetto all’anno precedente. Un risultato che permette al settore di tirare il fiato dopo le perdite di esercizio di 18 milioni nel 2023 e di 56 nel 2022, anni in cui a incidere furono la siccità e l’esplosione dei prezzi dell’energia legati alla guerra in Ucraina.

‘Produzione idroelettrica nettamente superiore alla media decennale’

«Dopo l’annus horribilis del 2022, caratterizzato da una scarsa produzione che ha spinto Aet ad acquistare a prezzi molto alti, il 2024 si è assestato a un livello buono, sopra la media ventennale», illustra Leonardi. E non finisce qui. «Anche le previsioni dei prossimi anni – aggiunge – promettono bene». L’inverno tra il 2023 e il 2024, spiega quindi, «ha riportato la neve sulle Alpi ticinesi, dopo due anni segnati da una marcata siccità. Lo scioglimento primaverile, accompagnato da precipitazioni regolari durante l’anno, ha consentito agli impianti di Aet di raggiungere una produzione idroelettrica nettamente superiore alla media decennale». Una ripresa che «ha inciso positivamente sull’andamento dell’esercizio, che si è chiuso con un risultato operativo di 46 milioni, in netta crescita rispetto ai 10 dell’anno precedente».

A manifestare soddisfazione è anche il consigliere di Stato Christian Vitta, alla testa del Dipartimento finanze ed economia (Dfe): «Dopo anni impegnativi e difficili dal profilo finanziario, siamo ritornati ad avere un utile importante». Vitta ripensa poi agli anni 2015, 2016 e 2017, in cui «finanziariamente Aet e Cantone si trovavano un po’ nella stessa situazione». E dice sornione: «Se il buongiorno si vede dal mattino, chissà che magari il Cantone possa a ruota seguire questi risultati». I dati del 2024 sono secondo il direttore del Dfe un «segnale che ci deve incoraggiare a continuare il percorso intrapreso insieme ai vertici di Aet. E questo in risposta anche alle difficoltà incontrate negli ultimi anni e alle importanti sfide che il futuro prossimo riserverà, a livello di prezzi, di produzione e di garanzie di approvvigionamento». Insomma, «i risultati che commentiamo oggi ci permettono di guardare con fiducia al futuro dell’azienda».

Vitta si sofferma poi sulla centralità dell’approvvigionamento elettrico «per il benessere della popolazione e dell’economia», sottolineando come «l’evoluzione del mercato elettrico e le relative incertezze riscontrate negli ultimi anni abbiano confermato l’importanza di aumentare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili indigene e di ridurre la nostra dipendenza energetica dall’estero».

Il Pecc, il Piano energetico e climatico cantonale, ricorda inoltre Vitta è attualmente pendente in parlamento. «Si tratta – rileva – di uno strumento fondamentale per perseguire una politica energetica e climatica coordinata e dinamica, in grado di affrontare le sfide poste dalle esigenze attuali e future, così da garantire un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile, ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e valorizzare le risorse rinnovabili sul nostro territorio». Stando al consigliere di Stato, «in questo contesto Aet gioca un ruolo fondamentale, dato che l’idroelettrico resta il pilastro della produzione energetica cantonale».

Le sfide legate all’aumento del fotovoltaico

I numeri in dettaglio sono stati presentati da Flavio Kurzo, vicedirettore responsabile delle finanze. «I principali elementi che hanno permesso la realizzazione di questo risultato – ribadisce – sono l’aumento della produzione idroelettrica grazie anche alle abbondanti precipitazioni e al buon innevamento nel primo semestre». Questo si accompagna però «a un calo dei prezzi dell’energia. La maggior produzione in parte non è quindi stata valorizzata al massimo, ma restiamo soddisfatti». Un altro tema consolidatosi nel 2024 è quello dell’«alta volatilità dei consumi e dei prezzi che causa costi di sbilanciamento e di rischio volume superiori rispetto al passato». Altro punto rilevante è che «con l’esercizio 2024 Aet ha di nuovo superato l’asticella dei 30 milioni di versamento al Cantone, tornando a versare una quota di utile», precisa Kurzo.

Oltre alla flessione dei prezzi dell’energia, ancora più impattanti sono state le conseguenze della crescita della produzione fotovoltaica durante la primavera e l’estate. «I picchi nelle ore centrali della giornata hanno generato eccessi di offerta sui mercati – evidenzia il direttore di Aet Roberto Pronini –, portando al record di 293 ore con prezzi negativi nella sola Svizzera, contro le 76 registrate sull’intero 2023. Un fenomeno inedito, che ha comportato, e continuerà a comportare, oneri crescenti per la gestione degli sbilanciamenti di rete». Per questa e altre ragioni, interviene Leonardi, «Aet deve prepararsi a un cambio di paradigma e a nuove dinamiche». In questa direzione, «la nuova Legge federale sull’energia, approvata dal popolo lo scorso 9 giugno, introduce una serie di strumenti che consentiranno alle aziende del settore energetico di affrontare questa e le altre sfide legate alla transizione energetica».

Non da ultimo, come accade ogni quattro anni, Aet sta in queste settimane affinando insieme al Consiglio di Stato la propria strategia 2025-2028. A prevalere, conclude Pronini, «l’asse della sostenibilità ambientale, come pure quello della sicurezza di approvvigionamento. Senza però dimenticare la produzione di valore aggiunto per l’azionista», ovvero per il Cantone.

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