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Scambio di competenze? Zanini Barzaghi: ‘Nel Municipio di Lugano andò ben diversamente’

La già municipale e ora granconsigliera socialista ripercorre le tappe della riorganizzazione del 2015: ‘Eravamo tutti d'accordo e lavorammo insieme’

‘E i collaboratori sono stati coinvolti e informati...’
(Ti-Press)
6 giugno 2025
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29 settembre 2015, Lugano. Il municipio informa ufficialmente che i nuovi dicasteri, scesi a sette, con le varie ripartizioni tra municipali modifiche e cambiamenti compresi, sarebbero entrati in vigore il 1° gennaio 2016, pochi mesi prima delle Elezioni comunali di aprile e della nuova legislatura. Cambiamenti non da poco, quelli portati dal Pna, Piano nuova amministrazione. La scuola, ad esempio, passò da Giovanna Masoni Brenni a Lorenzo Quadri, con il settore del turismo e degli eventi a fare il percorso inverso. Sempre Masoni Brenni iniziò a occuparsi anche di sport, fino a prima competenza di Michele Bertini che prese da Cristina Zanini Barzaghi lo spazio urbano. Per non parlare di tutte le riassegnazioni. Proprio l’ex municipale e ora granconsigliera Ps Cristina Zanini Barzaghi, a colloquio con ‘laRegione’, ricorda quel periodo e mette tutti i distinguo possibile con il tentativo di arrocco leghista tra i Dipartimenti dei suoi due consiglieri di Stato, Norman Gobbi e Claudio Zali, che si scambierebbero le Istituzioni e il Territorio. Con il governo che, dopo aver bacchettato pubblicamente i suoi due membri per le modalità comunicative della proposta, ha preso tempo prima di prendere una decisione. Nel frattempo, i vertici dei partiti di governo e dei loro alleati – va da sé a eccezione della Lega – hanno scritto una lettera al Consiglio di Stato chiedendo di ‘agire solo per il bene del Paese e di ponderare bene la scelta’. Con la traduzione che vien da sé: niente arrocco, grazie.

‘Si può fare, ma deve essere una cosa concordata e preparata’

«Una cosa del genere si può fare in un Esecutivo, anche scambiandosi delle competenze. Ma deve essere concordata, preparata da un collegio che collabora in tutto. Cavillare adesso sul numero di voti che servono per approvare il cambio è assurdo, o si fa all’unanimità e dopo un lungo percorso all’insegna della collaborazione anche con le divisioni e il personale che sta sotto o no, non si fa». Quanto annunciato nel 2015 dal Municipio luganese, ricorda Zanini Barzaghi, «era oggetto di confronto e lavoro collegiale già dal 2013, quando freschi di entrata nell’Esecutivo abbiamo iniziato a vedere quali riforme si potevano fare per migliorare l’operato dell’Amministrazione comunale, tra una grossa aggregazione in corso e le finanze che non stavano molto bene. Ma eravamo persone che si parlavano, si confrontavano: il nostro era un Municipio progettuale, pur nelle difficoltà».

E quindi la decisione di arrivare a questa riorganizzazione a un minuto dalla mezzanotte della legislatura, aveva ben altre origini rispetto alla proposta leghista di arrocco tra Gobbi e Zali: «In due anni ognuno di noi ha fatto proposte, analisi per arrivare a discutere di questi sette dicasteri arrivando così a una nuova riattribuzione e non abbiamo dovuto attendere la nuova legislatura perché eravamo pronti, con molto e serio lavoro alle spalle e concordi».

‘Tutte, davvero tutte le scelte sono state condivise’

A livello operativo, ricorda ancora Zanini Barzaghi, «era tutto consensuale, anche con i collaboratori che sono la vera spina dorsale di ogni dicastero o dipartimento. Alcuni hanno avuto pochi cambiamenti, altri tanti. A me è stato attribuito un dicastero con quattro servizi che prima erano divisi tra quattro municipali diversi, il lavoro di cesello è stato davvero tanto. E per niente improvvisato. Abbiamo lavorato come squadra e tutte le scelte erano condivise». Ricordando, va da sé, che «un Municipio è diverso dal Consiglio di Stato. Il Municipio per larghissima parte decide all’unanimità, in governo un direttore può avere molto più margine e agire sulle maggioranze». Tant’è, Lugano era ben diversa da Bellinzona. «Si è persa un’occasione per fare un nuovo Lago d’Orta e una seria riflessioni sui dipartimenti del governo», conclude Zanini Barzaghi.

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