È quanto suggeriscono i deputati di Avanti con Ticino&Lavoro Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli. ‘Un ruolo civico non inferiore a musei o teatri’
Per aiutare i media locali alle prese con pubblicità in calo e costi in aumento c’è un’altra proposta sul tavolo: attingere al Fondo Swisslos, destinato alla promozione di attività di interesse pubblico. L’idea, messa nero su bianco in un’interrogazione parlamentare dei deputati di Avanti con Ticino&Lavoro Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli, parte da una considerazione: “Il Fondo Swisslos è uno strumento già collaudato, ma potrebbe essere gestito meglio visto che ogni anno eroga milioni di franchi a progetti culturali, sportivi e sociali”. Tra gli esempi citati: i 3,4 milioni ricevuti lo scorso anno dalla Fondazione Museo d’Arte della Svizzera italiana (Masi), il contributo di 3,9 milioni al Locarno Film Festival e i 4 milioni incassati dall’Orchestra della Svizzera italiana. Da qui la domanda: “E allora perché non includere esplicitamente l’informazione regionale tra le attività meritevoli di sostegno?”. Argomentano Mirante e Roncelli: “Un giornale che documenta con rigore l’attività comunale, che racconta la realtà economica del Mendrisiotto o che analizza criticamente una decisione politica a Bellinzona svolge un ruolo civico non inferiore a quello di un teatro o di un museo. Sostenere i media – mettono in chiaro i due deputati di Avanti con Ticino&Lavoro – non significa difendere una categoria professionale. Significa difendere il diritto dei cittadini ad avere accesso a un’informazione completa, pluralista e affidabile. E significa impedire che i territori più fragili diventino anche più silenziosi”. Anche perché, ricordano i due granconsiglieri, già oggi l’ecosistema mediatico ticinese è in difficoltà e sempre più concentrato. Chi è contrario a un sostegno diretto alla stampa pensa che finanziando direttamente le testate si vada a minare la loro indipendenza. “Non si tratta di finanziare i contenuti – replicano Mirante e Roncelli – ma di riconoscere che un’informazione territoriale pluralista è un’infrastruttura democratica. Come le scuole, come i trasporti. Se l’informazione si spegne nei territori periferici, si spegne anche il legame tra cittadino e istituzioni. E in un Cantone come il nostro, frammentato in un centinaio di comuni, con realtà molto diverse tra loro, questo legame è ancora più essenziale”.
Le difficoltà d’altra parte sono note e non dipendono solo dalla capacità delle testate di rendersi accattivanti sul mercato: il bacino d’utenza in Ticino è troppo ristretto per garantire entrate pubblicitarie e da abbonamenti tali da finanziare una struttura redazionale completa. A ciò si aggiunge un cambiamento strutturale nel mercato della pubblicità. Sempre più aziende, anche piccole realtà locali, scelgono di promuoversi su piattaforme globali come Facebook, Google o YouTube. Queste piattaforme intercettano gran parte degli investimenti pubblicitari, offrendo prezzi inferiori e segmentazione precisa del pubblico”. La conseguenza è scontata: “Di fronte a questi colossi, i media locali non possono competere. Le entrate pubblicitarie, una volta pilastro dell’equilibrio economico dell’informazione regionale, si sono ridotte drasticamente”.
Lungo e articolato l’elenco di domande che Mirante e Roncelli rivolgono al Consiglio di Stato, a partire dalle conseguenze negative che un indebolimento del panorama mediatico potrebbe avere sulla partecipazione della popolazione alla politica. Per quanto riguarda nello specifico il Fondo Swisslos, viene chiesto quale quota percentuale del Fondo Swisslos è effettivamente destinata al sostegno diretto o indiretto di progetti nel campo dell’informazione locale e se intende il Consiglio di Stato introdurre una voce in questo senso nel Preventivo 2026 dell’attribuzione del Fondo Swisslos. Fondo sul quale i due deputati chiedono di avere più informazioni: i criteri di distribuzione, gli effetti che produce e la possibilità di ridefinire i suoi obiettivi.
Intanto, il Gran Consiglio sarà presto chiamato a esprimersi sull’aiuto ai media locali. La richiesta di un sostegno cantonale era stata avanzata nel 2020 da una mozione interpartitica (firmatari Ppd, Ps, Lega, Plr e Verdi) che chiedeva di aiutare le testate ticinesi, esclusa la Rsi che beneficia già del canone. Nel frattempo le carte si sono rimescolate: Plr, Lega e Udc ritengono la mozione evasa in quanto il tema è e sarà affrontato a livello federale. Centro, Ps, Verdi e Avanti con Ticino&Lavoro chiedono invece di agire e approvare un credito iniziale di quattro anni e un importo indicativo annuo di 500mila franchi.