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Il Consuntivo ’24 sarà sul filo, ma la battaglia è già su ben altro

Il Gran Consiglio inizia il dibattito confermandosi molto diviso. Vitta striglia il parlamento: ‘Vorremmo vedere anche in voi voglia di costruire insieme’

Davanti a una Foca fresca di restauro
(Ti-Press)
10 giugno 2025
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Il tentativo di arrocco tra i dipartimenti di Norman Gobbi e Claudio Zali, lezioni sulla magnificenza della fiscalità progressiva da Servio Tullio, VI secolo avanti Cristo, a oggi. Passando per considerazioni sui massimi sistemi e utili più che altro a lanciare la campagna elettorale per il 2027. La consueta litania annuale con cui il Gran Consiglio si appresta a votare il Consuntivo 2024, che ha chiuso a 71,8 milioni di deficit contro i -130,8 messi a Preventivo, i conti li ha trattati di transenna. Prima, commovente il capogruppo leghista Boris Bignasca a scusarsi per andare fuori tema parlando dei numeri del Consuntivo. Poi, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, in uno degli interventi più “politici” che ha tenuto negli ultimi anni – segno dei tempi – a suonare la sveglia: «Questo dibattito se infonderà fiducia e spirito propositivo avrà avuto il suo scopo, se i posizionamenti rimarranno quelli di prima senza un vero desiderio di confronto e di accordarsi per dare più spinta e fiducia all'azione sarà messo agli archivi senza alcuna utilità nel superare il momento difficile che viviamo».

Con ordine. L'entrata in materia sono le bordate che il relatore del rapporto di maggioranza, Fiorenzo Dadò (Centro), lancia verso la Lega: «Davanti a una sempre più evidente fragilità delle finanze cantonali che necessitano senza tentennamenti scelte e priorità diverse – tuona Dadò – c’è chi invece di occuparsi al meglio di quel che fa si diverte a dividere la già fragile concordanza avvicinandola al baratro». Si sta parlando dell'arrocco leghista, Claudio Zali a due metri dal pulpito è una sfinge, qualcuno in aula sogghigna. Ma il discorso è lì, e Dadò è un volpone: «In questa situazione pirandelliana non ci saranno numeri né per grandi progetti, né per il risanamento finanziario necessario». E ancora: «La volontà di Zali di condurre il dossier della Circonvallazione Agno-Bioggio anche dopo l'eventuale cambio di dipartimento, è una bandiera issata non sul Cervino ma sull'Everest su quanto la confusione e la poca chiarezza regnino sovrane». Zali? Sempre a due metri dal pulpito, sempre una sfinge.

Fondamentalmente, e arrivando miracolosamente al tema in oggetto, il Consuntivo 2024, Dadò pur avendo «mio malgrado» stilato il rapporto, la vede nera: «L'esito del voto è tutto tranne che scontato», e sarà solo l'antipasto del Preventivo 2026 «dove la strada è molto più che in salita, potrà appianarsi solo con un vero dialogo tra governo e parlamento, tra istituzioni e paese». Campa cavallo.

A ruota, emerge struggente tutta la passione del capogruppo socialista Ivo Durisch per la fiscalità progressiva, con una lectio magistralis dall'Antica Roma a oggi: «Le imposte sono l'unico strumento per dare allo Stato le risorse per agire in favore del bene comune». Insomma, non siamo al “Le tasse sono una cosa bellissima” del celeberrimo fu ministro italiano Tommaso Padoa-Schioppa ma siamo lì lì. Questo perché per Durisch «oggi le imposte vengono troppo spesso connotate come un furto legalizzato, ma quando diamo sussidi non è carità o rubare soldi, stiamo semplicemente restituendo ciò che è dei più fragili». In conclusione, di grazia, due battute sul Consuntivo 2024. Che verrà bocciato, pensa te: «Contestiamo i tagli ai settori degli invalidi, dei giovani e degli anziani. Il modo in cui si è scelto di affrontare il disavanzo è socialmente iniquo e politicamente miope, serve una fiscalità che redistribuisca davvero».

Ammirevole il tentativo della relatrice del secondo rapporto di minoranza, la democentrista Roberta Soldati di parlare del Consuntivo: «Il dibattito lascerà il tempo che trova, i soldi dei cittadini spesi e in parte sperperati non rientreranno in cassa. Ma i dati sono allarmanti, e li bocciamo perché è ora di passare dalle parole ai fatti».

Le posizioni dei gruppi

Favorevoli ai conti, i liberali radicali. «Chi afferma che non si stia facendo nulla – rileva il capogruppo Matteo Quadranti – vuole uno Stato che provveda a tutto o quasi. Ben oltre il necessario di cui parla la Costituzione che non è certo dimentica dei più deboli, ma che, liberale, vuole che la maggior parte possa stare sulle proprie gambe». Ed è fermo Quadranti: «Chiedere quantomeno di contenere l’aumento della spesa non è sacrilegio e aprire una discussione sul ridurla non può essere un tabù. La politica deve saper fare anche questo, oltre alle ideologie, il che non vuol dire assolutamente far mancare nulla di necessario a chi davvero ne ha bisogno».

A difendere a spada tratta il Consuntivo, il Centro. «Il rapporto sul Consuntivo 2024 – attacca non senza ironia il capogruppo Maurizio Agustoni – arriva in aula con quello che penso sia un record storico, nel senso che solo quattro deputati lo hanno sottoscritto senza riserva». Cartina al tornasole «di una difficoltà sempre maggiore di trovare delle maggioranze confortevoli su temi che, per la loro importanza istituzionale e per il fatto che si tratta di soldi spesi in conformità a un Preventivo già approvato, non dovrebbe faticare così tanto a raggiungere la soglia di 45 voti». Di più. «Il Consuntivo 2024 – prosegue – presenta oltretutto un netto miglioramento rispetto al Preventivo 2024, in particolare grazie a un’evoluzione positiva delle entrate che lascia ben sperare anche per i prossimi esercizi». A ciò si aggiunge che, «se il Cantone registrasse gli utili della Banca nazionale sull’anno in cui sono stati maturati e non sull’anno in cui sono stati incassati, oggi discuteremmo di un utile di esercizio di una decina di milioni di franchi». Insomma, avendo già sostenuto in aula il Preventivo, il gruppo del Centro «non vede motivo di revocare la fiducia data l’anno scorso al governo».

Di positivo per il capogruppo della Lega Boris Bignasca c’è che «nel 2024 circa il 40% degli uffici cantonali ha registrato un risparmio rispetto all’anno precedente, dimostrando che anche all’interno dell’attuale amministrazione è possibile contenere le spese». Restano però alcuni problemi di fondo: «La macchina statale è diventata troppo grande e dispendiosa. Una struttura che sembra sfuggire di mano anche a cinque persone (i consiglieri di Stato, ndr) che, sia chiaro, stimiamo e rispettiamo. Il problema non è personale, ma sistemico». La domanda, per il leghista, è quindi «se i soldi dei contribuenti siano stati spesi con parsimonia, come prescrive la Legge sulla gestione finanziaria. La nostra risposta è che purtroppo non sempre è il caso».

Astenuti sulla maggioranza dei Dipartimenti («come gesto simbolico di collaborazione e per non alimentare quella che oggi è quasi una crisi istituzionale con il governo», a detta del copresidente del Ps Fabrizio Sirica), ma contrari al Consuntivo sono i socialisti. Al centro dell’intervento di Sirica il concetto di equilibrio: «Un bilancio può essere in equilibrio, come vuole la maggioranza, e allo stesso tempo raccontare una società in profondo squilibrio. L’equilibrio contabile non è una vittoria se poggia sulla solitudine, sull’ansia e sull’abbandono». I socialisti, osserva poi, non ambiscono a «uno Stato assistenzialista: se i salari bastassero per vivere, non vorremmo tanti aiuti».

Decisamente contrari anche i democentristi. A dire ‘no’ «per la quattordicesima volta» è il capogruppo Sergio Morisoli che rimprovera come «alcune ragioni dietro alla bocciatura sono esattamente le stesse di un anno fa, due anni fa, cinque anni fa, quattordici anni fa».

‘No’ al Consuntivo anche dalle fila dei Verdi. «Crediamo – sottolinea il co-coordinatore Marco Noi – che l’approccio scelto dalla maggioranza del parlamento non sia produttivo».

L’Udc: ‘Tutti gridano al lupo, ma nessuno chiude il recinto’

Sempre oggi l’Udc ha convocato i media per ribadire le proprie posizioni rispetto alla gestione delle finanze cantonali. «Tutti gridano al lupo, ma nessuno chiude il recinto», sostiene il presidente cantonale Piero Marchesi. E spiega: «Ci si limita a dire che le finanze sono sgangherate, ma poi non si fa nulla per non far aumentare la spesa».

Gli fa eco Morisoli che esordisce con una nota di biasimo: «Siamo ben oltre metà legislatura e in termini di finanze pubbliche non è cambiato nulla». E aggiunge: «Il Ticino è tra i cantoni che spendono e tassano di più, ma che al contempo ha il debito che cresce maggiormente che graverà sulle prossime generazioni». Necessario quindi premere sul freno. Tra i dati salienti presentati da Morisoli, «l’incremento inarrestabile della spesa e la crescita dei ricavi, a dimostrazione che le casse non sono vuote». Per l’Udc, sancisce, «l’unico modo per risanare le finanze è dare meno soldi allo Stato, obbligarlo a spenderli meglio, imporgli di allocare le risorse in modo selettivo e aziendalizzare input e output». Morisoli non rinuncia infine a una frecciatina a Gobbi e Zali: «Lo Stato non ha bisogno di arrocchi, ma di essere riorganizzato». Due gli strumenti messi sul tavolo dall’Udc ricordati in conferenza stampa: l’iniziativa popolare ‘Stop all’aumento dei dipendenti cantonali’, su cui si esprimeranno i cittadini, e l’iniziativa per un ‘Decreto Morisoli bis’ che chiede il freno della spesa e il pareggio dei conti nel 2027.

IL CONSIGLIERE DI STATO

Vitta: ‘Serve unità, come governo abbiamo bisogno di collaborazione da parte vostra’

A sparigliare il pomeriggio è stato, si diceva, Christian Vitta. Il direttore del Dfe, infatti, ignorando l'intervento preparato è andato a braccio puntualizzando più di qualcosa, con un intervento politico e gagliardo. Partendo dai numeri, quelli ignorati da larga parte del parlamento: «Il Preventivo 2024 è arrivato qui con un deficit di 90 milioni, dopo il dibattito è salito a -130 milioni. Oggi, con il Consuntivo, siamo a -70 milioni. Una cifra che ci deve preoccupare, ma se vogliamo guardarla con spirito positivo è un disavanzo inferiore alla prima versione, inferiore a quello approvato dal parlamento e significa che qualcosa di buono è stato fatto. Le critiche sono più che legittime, ma chiediamoci cosa sarebbe successo se fosse andata al contrario».

Vitta va giù duro. Perché certo, «la situazione resta fragile». Ma «negli ultimi 20, 25 anni abbiamo avuto deficit anche di 200 o 300 milioni, gli aumenti del debito pubblico sono stati ben maggiori rispetto a oggi, il capitale proprio negativo una decina di anni fa era di mezzo miliardo di franchi». Chiaramente, in questo contesto comunque fragile, iniziative come quelle che verranno discusse sulle casse malati «hanno un'incidenza molto preoccupante sull'equilibrio finanziario, se vogliamo guardare con oggettività ai conti dobbiamo anche essere conseguenti quando si votano singoli oggetti con impatti molto rilevanti».

Alla fin fine il discorso è semplice: «Al di là delle cifre che devono preoccuparci e dei temi, c’è bisogno di unità – rincara Vitta –. Unità e spinta che aiutano il governo nelle sue richieste. Un governo con segnali di forza e fiducia che giungono dal parlamento è un governo che può ottenere di più, e più facilmente fare una sintesi al suo interno». Rivendicando quanto fatto, «perché le misure che il governo ha proposto magari possono dividere ma sono necessarie», Vitta chiede in un silenzio tombale: «Chi di voi solo quattro o cinque anni fa si immaginava che i premi di cassa malati sarebbero aumentati per due o tre anni di fila del 10%? Sfido chiunque». Perché il mondo sta cambiando, e le attitudini devono seguirlo. Nel senso che «ci sono fattori nuovi ,imprevisti, che incidono sui risultati. Il Covid ha cambiato molte dinamiche, toccando pure la Confederazione che chiama alla cassa i Cantoni». E Vitta insiste: «Il governo le sue battaglie le vuole fare, e le intende fare con voi: sulla perequazione stiamo lottando a Berna, senza tanto clamore, nel far capire che è una disparità di trattamento ricevere così poco. Ma riusciremo a vincere, questa e altre battaglie, se avremo tutto il Cantone dietro. Quando ci presentiamo con un Cantone che approva o no un Consuntivo, che ogni Preventivo vive uno psicodramma, siamo indeboliti nelle richieste che facciamo fuori dai nostri confini cantonali».

‘Il governo sta lavorando, ma vorremmo vedere anche in voi voglia di costruire’

Sempre assolutamente a braccio, il direttore del Dfe rivendica che come governo «stiamo cercando di evitare un eccessivo indebolimento sul fronte delle entrate, perché quando si va oltre una certa soglia dobbiamo essere realisti è difficile recuperare il terreno. Ma stiamo anche cercando di contenere l'aumento eccessivo delle uscite in certi ambiti che ci mettono sotto forte pressione». Partendo da un assunto: «Dove tutto cresce, è facile distribuire. Ora i Paesi occidentali devono mantenere il livello di benessere con meno risorse, perché sono altre le regioni del mondo che conoscono la crescita che ha avuto l'Occidente negli anni passati». Vitta insiste con forza: «Il governo sta lavorando, ma avremmo bisogno anche noi di vedere la volontà di costruire, evitando di mettere solo bandiere di natura politica partitica su ogni iniziativa. In questo momento c’è bisogno di unità». Che si traduce in annullarsi? No. Per Vitta vuol dire «essere chiamati tutti, dalla destra alla sinistra, dal centro al Consiglio di Stato a costruire insieme in un contesto difficile soluzioni che permettano di far avanzare il Paese». E quindi, «un Preventivo paralizzato è fonte di paralisi del paese, un Consuntivo bocciato sarà fonte di ulteriori polemiche. Aiutano a costruire queste cose? Non penso. E non vuol dire, ribadisco, accettare tutto da parte di tutti: ma contribuire, ognuno col suo tassello, a far avanzare il Paese».

Se si vuole costruire qualcosa, «bisogna trovare dei minimi comuni denominatori. Lasciando un po’ di spazio alla ricerca di soluzioni condivise, altrimenti saranno i blocchi ad avere la meglio, con le contrapposizioni e le piccole differenze a far pendere verso i sì o i no».

È chiaro, «non abbiamo ricette magiche né soluzioni facili – afferma Vitta –. Dobbiamo esserne consapevoli, la situazione è difficile e in prospettiva ancor di più. Ma siamo attrezzati per questi momenti difficili, se abbiamo la volontà di costruire, limitare le linee rosse e portare avanti un confronto che non sia fine a sé stesso».

Il Gran Consiglio, infine, ha iniziato a parlare dei singoli Dipartimenti. Operazione che finirà domani, con il voto finale sul Consuntivo 2024.