Per l’unanimità del Gran Consiglio è tempo di dotarsi di un’unica norma, sull’esempio di quanto accade in altri Cantoni. La palla passa ora al governo
Lo aveva ribadito la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, lo ha confermato con forza l’unanimità del Gran Consiglio: in Ticino è necessaria una legge ad hoc sulla violenza domestica. E no, quanto in atto non è sufficiente. Con 75 voti a favore e nessun contrario è stato dunque accolto il rapporto stilato dalla socialista Daria Lepori e del centrista Fiorenzo Dadò. La palla passa ora al Consiglio di Stato, sollecitato dal plenum a presentare entro la data simbolica del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il relativo progetto di legge.
Luce verde è quindi stata data all’iniziativa parlamentare della democentrista Roberta Soldati depositata nel 2022, che chiede di definire, sull’esempio di quanto accade in altri Cantoni, in un solo testo normativo i principi già espressi nel Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica. Il tutto definendo in particolare chi siano le persone coinvolte, anche indirettamente, come i figli che convivono con episodi di violenza. Nel nuovo testo dovrebbero poi trovare spazio le disposizioni sul sostegno alle strutture specializzate per le vittime e per gli autori, sulla prevenzione contro la recidiva e sulla promozione della giustizia riparativa.
Un fenomeno, quello della violenza domestica, spiega Soldati, che «ha raggiunto proporzioni tali da essere considerato sia in Svizzera che in Ticino una piaga sociale». E i dati sono allarmanti: «Nei primi quattro mesi del 2025 si sono contati ben tredici femminicidi in Svizzera, circa uno alla settimana».
Sulla stessa lunghezza d’onda, Dadò: «Una legge ad hoc è un atto dovuto e un passo essenziale nella lotta contro gli abusi che, nonostante il cambio di mentalità in atto, restano ancora purtroppo in larga misura sommersi nella penombra della vergogna e dell’omertà».
La vittima, rende attenti la liberale radicale Simona Genini, che interviene leggendo il discorso di Lepori, oggi assente, «non è quasi mai una sola: ci sono spesso i suoi figli o di chi ha agito con violenza, come pure le rispettive famiglie». Vittima che, sottolinea la granconsigliera, «è nella stragrande maggioranza dei casi una donna». Ed evidenzia: «Il Ticino, di fronte a questo fenomeno, non fa eccezione. Quasi giornalmente leggiamo di sentenze per reati sessuali commessi all’interno di nuclei familiari».
Per il Plr, Tiziano Zanetti si focalizza sull’importanza della formazione verso i giovani: «Quando sappiamo trasmettere la gravità di certi problemi, sappiamo come cercare di risolverli».
Lo definisce un «passo non più procrastinabile» la centrista Sara Demir. Un passo necessario «per offrire alla popolazione ticinese un quadro normativo chiaro, efficace e coerente con gli impegni assunti a livello nazionale e internazionale».
Questa legge, sostiene dal canto suo la socialista Lisa Boscolo, «permetterà di riconoscere per via normativa che la violenza domestica è un problema strutturale e pubblico, e non una questione privata o marginale».
Attenzione particolare, rileva Marco Noi per i Verdi, «andrà messa sugli aspetti di sensibilizzazione anche nei confronti di chi è in difficoltà e si sente lì lì dal compiere una violenza».
Non va dimenticato, tiene a precisare il consigliere di Stato Norman Gobbi, che «in questi anni il Ticino è stato riconosciuto anche a livello intercantonale e federale come uno dei Cantoni che si è adoperato di più su questo fronte». E osserva: «Il Consiglio di Stato ha mantenuto un atteggiamento svizzero-tedesco nei confronti di una legge ad hoc, proprio perché, pur avendo basi legali spezzettate, già oggi l’azione di contrasto, prevenzione e diminuzione del fenomeno è per noi sulla buona strada». Non c’è dubbio, il governo darà seguito alla richiesta del parlamento. Ma «con calma e gesso sulle tempistiche. Non va aumentata la burocrazia».
Gli fa eco il ‘ministro’ della Sanità e socialità Raffaele De Rosa: «Più di una scadenza simbolica, penso sia importante che esca una buona legge». Ed evidenzia: «Il Consiglio di Stato aderisce alla richiesta di una nuova Legge contro la violenza domestica, la cui elaborazione necessiterà di uno scambio stretto con la commissione e l’iniziativista, così da cogliere l’orientamento e il livello di dettaglio richiesto». Insomma, ci vuole tempo.