Nel Rapporto di attività, il Csi ricorda l'importanza del progetto che ha ottenuto anche il via libera unanime del Gran Consiglio: ‘Progetto fondamentale’
Il 2024 per il Conservatorio della Svizzera italiana (Csi) è stato un tornante di quelli importanti, poi concretizzato dal Gran Consiglio col suo via libera in primavera: “Ha preso vita e si è imposta sulla scena la Città della Musica, il progetto promosso dalla Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana che intende salvaguardare la continuità della Scuola universitaria di Musica – una presenza significativa nel panorama universitario ticinese – così come la continuità del Pre-College e della Scuola di Musica, ponendo pure le basi per una condivisione di spazi con i diversi attori attivi sul territorio: Orchestra della Svizzera italiana, Barocchisti, Coro e produzione musicale della Rsi nonché Sonart per le musiche attuali”. Traspare evidente la soddisfazione della presidente della Fondazione Csi Ina Piattini Pelloni leggendo il Rapporto di attività 2024 del Conservatorio, pubblicato oggi.
Soprattutto nel considerare tutti gli attori coinvolti nella Città della Musica come “non semplici coinquilini, ma alleati con i quali sviluppare idee e prospettive comuni. Un progetto prestigioso, quello della Città della Musica, che è andato viepiù raccogliendo vasto consenso e ammirazione, ma che alla Fondazione ha richiesto non poche energie. Non è stato sempre facile far coincidere la visione dell’ente privato Csi con le esigenze dettate dalla componente pubblica. Difficoltà che i protagonisti di questa straordinaria iniziativa hanno saputo superare grazie a una costruttiva collaborazione, tutti determinati nel voler sviluppare un comparto Musicale forse unico in Svizzera e lasciare un segno importante nel futuro della nostra città e del nostro Cantone. La decisione della Città di Lugano di acquistare il sedime ex Rsi di Besso ha posto le basi per la successiva stipula del diritto di superficie a favore della Fondazione Csi e quindi la realizzazione della Città della Musica”. Un progetto, ricorda Piattini Pelloni, “al cui finanziamento, in virtù della legge universitaria, Cantone e Confederazione contribuiscono in modo importante. Ma importante è pure l’impegno della Fondazione Csi quale promotrice e committente. Impegno che ha potuto assumere anche grazie al concorso di generose donazioni da parte di mecenati desiderosi di lasciare una traccia in questo progetto, noto e apprezzato a livello nazionale e internazionale, che oltre ad avere una forte valenza culturale a favore della popolazione e dei giovani ticinesi, recupera un pregiato edificio storico e riqualifica in modo significativo l’intero comparto cittadino di Besso. L’avvio dei lavori è previsto nel corso del 2025, il completamento della ristrutturazione degli spazi esistenti a fine estate 2027 e il termine dei due nuovi volumi a fine 2028”.
Di Città della Musica, comprensibilmente, parla anche il direttore generale del Csi Christoph Brenner: “Finora possiamo essere molto soddisfatti di come il progetto stia andando avanti: con ampi consensi e senza opposizioni e ricorsi. Tocchiamo ferro! L’impatto della Città della Musica si fa sentire però anche sull’organizzazione interna: di fronte a una governance che risulterà molto più complessa e complicata il Conservatorio deve gettare ora le basi per la futura organizzazione”. I principali cambiamenti organizzativi avvenuti nel 2024 hanno avuto “tutti l’obiettivo di una maggiore autonomia ed efficacia, e riguardano principalmente quattro ambiti: il mandato della Formazione, vero ‘core’ della Scuola universitaria di Musica (Sum); la Ricerca, sempre della Sum, con una nuova matrice e un avvicinamento alla Formazione; la Comunicazione, già ora più sollecitata che mai; nonché, infine, la Segreteria didattica ‘centralizzata’, che sostituisce le segreterie dipartimentali, migliorando anche accessibilità e disponibilità per utenti e pubblico”.
A ogni modo, “indipendentemente dalle esigenze della Città della Musica andrà rafforzata la solidità finanziaria: l’apparato amministrativo snello costituisce sì un pregio, ma la burocratizzazione in costante aumento e le esigenze esogene costituiscono una crescente minaccia per la ‘vera’ attività del Conservatorio. Ne è un esempio il canone d’affitto dello stabile San Carlo, in passato sempre contenuto, che ha subito un forte aumento dovuto a un avvicinamento ai valori di mercato da parte del nuovo proprietario, trasformando un approccio di per sé virtuoso in un rischio”.