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Anziani e solitudine, Caverzasio (Lega): ‘Serve un piano cantonale di prevenzione e intervento precoce’

Con una mozione viene chiesto al Consiglio di Stato di agire: ‘Sono persone che non chiedono carità, ma presenza, ascolto, rispetto e dignità’

(Ti-Press)
20 giugno 2025
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Un piano cantonale di prevenzione e intervento precoce contro la solitudine nella terza età. A proporlo, e chiederlo al Consiglio di Stato è il deputato della Lega Daniele Caverzasio, con una mozione che parte da un assunto: “In un'epoca di rapidi mutamenti demografici, sociali e tecnologici, la solitudine rappresenta una delle sfide silenziose ma più insidiose per la salute pubblica”. E va da sé che “l'invecchiamento della popolazione, unito alla crescente individualizzazione della società, sta generando un fenomeno che colpisce una fascia sempre più ampia della popolazione anziana: l'isolamento sociale cronico”.

Secondo l'Ufficio di statistica, si legge nella mozione di Caverzasio, “oltre il 40 percento delle persone sopra i 75 anni in Svizzera vive da solo. In Ticino, questo dato è ancora più marcato nelle regioni periferiche, dove la dispersione territoriale e la scarsità di servizi di prossimità acuiscono il rischio di solitudine involontaria”. Senza dimenticare che “l'assenza di reti familiari e di vicinato, la riduzione delle interazioni quotidiane e la perdita di ruoli sociali sono fattori che, congiuntamente, determinano un progressivo impoverimento relazionale e affettivo”.

L'attenzione deve essere massima, riprende il deputato leghista. Perché anche “l'Organizzazione mondiale della sanità considera oggi la solitudine un fattore di rischio indipendente per la salute, associato a un incremento significativo di patologie cardiovascolari, disturbi dell'umore, declino cognitivo e mortalità prematura”. Che ha anche un effetto in termini economici, dal momento che “la solitudine produce un aumento delle ospedalizzazioni, dell'uso inappropriato dei servizi sanitari e della dipendenza da supporti formali, generando un carico crescente sui sistemi sociosanitari pubblici”.

La richiesta di un Piano cantonale, per Caverzasio, affonda le radici anche nell'analisi del bisogno che per il Ticino parla chiaro. “Nonostante la presenza di iniziative lodevoli promosse da Comuni, associazioni, parrocchie e volontari, manca tuttora una visione strategica cantonale integrata per contrastare il fenomeno. Il problema – scrive ancora il granconsigliere della Lega – viene spesso affrontato in modo frammentato, episodico, senza coordinamento tra enti né strumenti di monitoraggio sistemico”. Come se non bastasse, “la recente pandemia ha ulteriormente evidenziato la vulnerabilità relazionale di molti anziani, costretti per lunghi periodi a vivere isolati, senza contatti esterni significativi”. Quell'emergenza sanitaria “ha dimostrato che la solitudine non è un destino privato, ma una questione pubblica che interroga la responsabilità collettiva e la capacità delle istituzioni di garantire benessere lungo tutto l'arco della vita”.

Gli obiettivi della proposta

Gli obiettivi del Piano cantonale proposto da Caverzasio sono messi nero su bianco nella mozione, e dovranno agire simultaneamente su tre livelli: “Prevenzione primaria – rafforzare le reti sociali, promuovere la partecipazione attiva degli anziani alla vita comunitaria; Rilevamento precoce – sviluppare strumenti per intercettare situazioni a rischio prima che degenerino in isolamento cronico; Intervento mirato – offrire proposte concrete, personalizzate e accessibili, capaci di ricostruire relazioni significative e percorsi di accompagnamento”.

Le richieste

Obiettivi che Caverzasio declina anche in richieste “concrete” al Consiglio di Stato. Nell'ordine: “Elaborare un Piano cantonale in collaborazione con i Comuni, i servizi Spitex, le case anziani, Pro Senectute, le parrocchie, le associazioni di volontariato e le organizzazioni attive nell'ambito sociosanitario; creare una rete coordinata di prossimità sociale che comprenda volontari di quartiere formati per intercettare situazioni di isolamento e offrire compagnia, ascolto e supporto pratico ma che comprenda pure punti di contatto nei Comuni o nei quartieri; istituire una linea telefonica amica cantonale per gli over 65, operativa almeno cinque giorni a settimana, gestita da personale formato o da volontari supervisionati, con funzione di ascolto, compagnia e orientamento; promuovere progetti locali di socializzazione quali cene comunitarie, laboratori, attività intergenerazionali, caffè sociali, gruppi di cammino o di lettura, con particolare attenzione ai Comuni più periferici e ai contesti urbani fragili”.

Non solo, Caverzasio chiede al governo anche di “valutare il finanziamento di tali iniziative tramite un fondo cantonale specifico” e di “sviluppare strumenti di valutazione e monitoraggio, anche in collaborazione con enti accademici quali Supsi e Usi per identificare precocemente situazioni a rischio e misurare l'impatto delle misure adottate”.

Dopo aver ricordato quante e quali buone pratiche sono già in atto nei cantoni di Vaud e Friborgo, ma anche nei Paesi Bassi, in Francia e nel Regno Unito, Caverzasio conclude: “In una società che spesso esalta l'autonomia e la performance, rischiamo di dimenticare che la vera misura del benessere è la qualità delle relazioni umane. Gli anziani non chiedono carità, ma presenza, ascolto, rispetto e dignità”. Ed è ovvio che “un anziano che vive solo non deve sentirsi un peso. Deve sapere – insiste il deputato leghista – che intorno a lui esiste una comunità che non lo abbandona, che lo riconosce come parte attiva, che ne valorizza la memoria, l'esperienza e il contributo”.