laR+ Ticino

Tassa della salute per i frontalieri: si va verso il 3 per cento del reddito, ma i sindacati annunciano battaglia

Regione Lombardia va dritta per la sua strada: il balzello sarà introdotto e si dovranno pagare anche gli arretrati. Accettato però un sistema di welfare

Oggi pomeriggio c’è stato un incontro
(Ti-Press)
22 luglio 2025
|

I frontalieri occupati in Ticino a breve saranno chiamati a pagare la contestata “tassa sulla salute”, pari al 3% del reddito, e dovranno anche versare gli arretrati. Un balzello introdotto dallo Stato italiano con la legge di bilancio 2024, ma sino ad ora mai attuato. Il governo Meloni vuole andare dritto e sembra aver superato il fatto che la Svizzera non ha fornito i dati richiesti – gli stipendi netti dei lavoratori impiegati Oltreconfine – per poter calcolare il balzello. È quanto emerso oggi pomeriggio in Regione Lombardia al termine dell'incontro, sollecitato da un anno e mezzo, tra l'assessore ai Rapporti con la Confederazione Elvetica, Massimo Sertori, valtellinese e leghista – il partito che maggiormente si è battuto per l'introduzione della “tassa sulla salute” – e le Organizzazioni di categoria dei frontalieri: i responsabili nazionali Giuseppe Augurusa (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Pancrazio Raimondo (Uil). Si è dunque appreso che al Ministero della sanità, a stretto contatto e di comune accordo con quello di economia e finanze, è in fase di definizione il decreto attuativo, ultimo passaggio prima dell'introduzione del contestato balzello che andrà a colpire 90mila frontalieri. 75mila di questi risiedono in Lombardia, i rimanenti 15mila tra Piemonte, Valle d'Aosta e Alto Adige.

Le Regioni coinvolte – a eccezione appunto della Lombardia – sin qui si sono dimostrate molto tiepide, per non dire contrarie al balzello, anche perché a conti fatti il gettito per le loro casse sarebbe di una manciata di milioni di euro annui, mentre per la Lombardia si stima una somma attorno ai 140 milioni di euro. Il Pirellone ha confermato che il balzello sarà del 3% del reddito netto: la “tassa sulla salute” non sarà inferiore ai 30 franchi e non superiore ai 200 franchi mensili. Per cui i frontalieri lombardi dovranno pagare somme che vanno da un minimo 360 franchi a un massimo di 2'400 franchi l'anno. Come tutte le tasse in Italia anche per questo balzello sono previsti gli arretrati, calcolati dal 1° gennaio 2024. «Nel corso dell'incontro abbiamo ribadito la nostra contrarietà a questa tassa, in quanto determina una doppia imposizione che è esclusa dall'accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalieri del 2023 – dice a laRegione Giuseppe Augurusa –. Abbiamo proposto di trasformare la ‘tassa della salute’ in un contributo volontario in modo da superare i dubbi di incostituzionalità. E di definire un possibile controvalore a favore del settore sanitario che ne incentivi l'istituzione». La Regione, respingendo la proposta delle Organizzazioni sindacali, ha però confermato la volontà di procedere nella forma impositiva, così come previsto nella legge di bilancio 2024 e confermata nel documento programmatico 2025.

C'è però una novità giudicata positiva dai sindacalisti. Afferma Augurusa: «La Regione Lombardia ha aperto la possibilità di destinare fino al 30% del prevedibile gettito, stimato in 130-140 milioni di franchi al finanziamento di un sistema di welfare di frontiera da definire congiuntamente per modalità, contenuti e strumenti attuativi, a favore dei frontalieri». Si stima una somma pari a una quarantina di milioni di franchi annui da mettere a disposizione di misure, soprattutto nel campo sanitario, a favore dei frontalieri. L'assessore Massimo Sertori ha confermato che il gettito derivante dalla “tassa sulla salute” sarà interamente utilizzato per migliorare gli stipendi del personale sanitario (medici e infermieri) della fascia di confine. L'obiettivo è quello di porre un argine alla fuga (che continua) verso le strutture sanitarie del Canton Ticino. «In ogni caso, noi siamo intenzionati a ricorrere alla Corte costituzionale – ribadisce il sindacalista –. Questo balzello, come ci hanno assicurato numerosi esperti, presenta molti aspetti di incostituzionalità». In attesa di conoscere le intenzioni di Piemonte, Valle d'Aosta e Alto Adige, i sindacati nelle prossime settimane convocheranno assemblee per informare i lavoratori frontalieri sullo stato della vertenza in corso. Infine, per domani sono stati convocati i Consigli sindacali interregionali di Italia e Svizzera, per un esame di quanto emerso dall'incontro di Milano. Nei giorni scorsi Azione, il partito di Carlo Calenda, ha presentato una interpellanza parlamentare per chiedere al governo di cancellare la “tassa sulla salute”. Una richiesta destinata a cadere nel vuoto.

A dirsi contrari alla tassa, come noto, sono anche i sindacati ticinesi. «Restiamo fermi sulle nostre posizioni, è una proposta che penalizza i lavoratori e vìola gli accordi bilaterali – dichiara Andrea Puglia di Ocst –. Si va a creare una doppia imposizione». Per Puglia il discorso cambierebbe se il contributo diventasse volontario, come messo sul tavolo dai sindacati italiani. «Regione Lombardia sembra però essere contraria, ci prepariamo quindi a combattere questa misura».