Losanna accoglie il ricorso del legale della segretaria del Tpc che segnalò per mobbing la collega. L'incarto torna in Ticino per una nuova decisione
«Alla luce di questa sentenza del Tribunale federale mi aspetto ora che la Commissione di ricorso sulla magistratura dia alla mia cliente l’accesso agli atti della procedura disciplinare, in particolare al rapporto Galliani. Se lo negherà nuovamente, impedendo quindi ancora alla persona che patrocino di esercitare il diritto costituzionale di essere sentito, dovrà stavolta motivare la decisione. Che comunque contesteremo. Insomma, se necessario andremo avanti», assicura Andrea Bersani. Nel frattempo il legale della segretaria del Tribunale penale cantonale consideratasi vittima di mobbing da parte di una collega della cancelleria – vicenda all’origine del cosiddetto caos Tpc, sfociato nelle dimissioni del presidente dell’autorità giudiziaria Mauro Ermani, tornato di recente all’avvocatura, e nella destituzione dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, provvedimento che i due hanno impugnato – incassa una vittoria non da poco.
Con sentenza datata 7 luglio ma pubblicata solo oggi, il Tribunale federale ha infatti accolto il ricorso dell’avvocato bellinzonese contro la decisione del 22 gennaio di quest’anno della Commissione cantonale di ricorso sulla magistratura, alla quale Bersani si era rivolto per conto della propria assistita dopo che i vertici del Tribunale d’appello (la Commissione amministrativa) avevano rigettato la richiesta di accesso agli atti, ritenendo che la donna non avesse qualità di parte nella procedura disciplinare avviata lo scorso settembre nei confronti della collega da lei segnalata per presunto mobbing. La Commissione di ricorso aveva sostanzialmente confermato il verdetto della direzione del Tribunale d’appello (del quale il Tpc è una sezione), datore di lavoro delle due segretarie. Dunque niente accesso al rapporto stilato da Maria Galliani. L’avvocata ed ex procuratrice generale aggiunta era stata incaricata nell’aprile 2024 dal Consiglio di Stato di svolgere degli “accertamenti preliminari” in seguito all’asserita situazione di mobbing. Il Tribunale federale ha però riaperto il discorso. Accettando il ricorso redatto da Bersani, Mon Repos ha annullato la decisione del 22 gennaio della Commissione di ricorso sulla magistratura. Le ha quindi rinviato l’incarto per una nuova decisione “nel senso dei considerandi”. Quelli contenuti nel verdetto del Tf.
La Commissione di ricorso sulla magistratura, scrive la prima Corte di diritto pubblico del Tf, “ha negato alla ricorrente ogni diritto di accesso agli atti, siccome non aveva la qualità di parte nel procedimento disciplinare contro la dipendente. Questa decisione disattende tuttavia l’esposta giurisprudenza (quella dello stesso Tribunale federale citata nei capitoli precedenti della sentenza, ndr), secondo cui anche un terzo che difetta della qualità di parte può di principio chiedere l’accesso agli atti di un procedimento concluso se rende verosimile l’esistenza di un interesse degno di protezione e non vi si oppongono interessi pubblici o privati preponderanti”. La Commissione di ricorso sulla magistratura, proseguono i giudici di Mon Repos, “ha accertato che in concreto il procedimento disciplinare aperto nei confronti della dipendente oggetto della segnalazione è concluso. Questo accertamento non è censurato d’arbitrio ed è quindi vincolante per il Tribunale federale. La circostanza che la ricorrente difettava della qualità di parte in tale procedimento non le impediva di per sé di presentare una domanda di accedere agli atti dello stesso”. Ergo: “Sarebbe spettato all’autorità cantonale esaminare nel merito la domanda e statuire al riguardo con una decisione motivata, tenendo conto dei diversi interessi coinvolti. Il diniego pronunciato già soltanto sulla base del difetto della qualità di parte viola pertanto il diritto della ricorrente di essere sentita”, sottolinea la prima Corte di diritto pubblico.
La sentenza del Tf «ovviamente mi soddisfa, in quanto dopo la decisione della Commissione di ricorso avvertivo un senso di ingiustizia», riprende l’avvocato Bersani, interpellato da ‘laRegione’. Il verdetto di Mon Repos «non ci dà ancora l’accesso agli atti, che fra l’altro permetterebbe alla mia cliente di valutare se vi siano i presupposti per promuovere un’eventuale causa civile o penale nei riguardi della collega che aveva segnalato. Ma ribadisco: adesso, dopo quanto scritto dai giudici federali, mi attendo che l’accesso agli atti venga dato dalla Commissione di ricorso sulla magistratura. Se così non sarà, impugneremo di nuovo la sua decisione negativa».
Nel novembre del 2023 una segretaria del Tribunale penale cantonale (Tpc), presunta vittima di mobbing e comportamenti inadeguati da parte di una collega, chiede un incontro con l’allora presidente del Tribunale d’appello (Tda) Damiano Bozzini e la cancelliera, responsabile del personale. Bozzini trasmette subito il verbale al presidente del Tpc Mauro Ermani, affinché chiarisca la situazione.
Successivamente i giudici del Tpc Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti si rivolgono alla Commissione amministrativa del Tda per informarla del mobbing ai danni della segretaria, ma anche del presunto pesante clima di lavoro al Tpc da ricondurre, secondo loro, a Ermani, al vice Marco Villa e al giudice Amos Pagnamenta.
Nella primavera del 2024 Ermani, Villa e Pagnamenta segnalano al Consiglio della magistratura (Cdm) Quadri e Verda Chiocchetti. Che a loro volta segnaleranno, sempre al Cdm, i tre colleghi.
In aprile il Consiglio di Stato, per fare chiarezza, incarica l’avvocata Maria Galliani di svolgere accertamenti preliminari circa le segnalazioni di mobbing.
Estate 2024: Quadri e Verda Chiocchetti sporgono denuncia penale nei confronti di Ermani, Villa e Pagnamenta, ritenendo di essere stati lesi nell’onore dal contenuto della segnalazione a loro carico fatta al Cdm. In parallelo, denunciano Ermani per il reato di pornografia, in relazione, come riferito dalla ‘Regione’, alla foto dei due peni di plastica inviata da Ermani nel 2023 alla segretaria vittima di mobbing.
In agosto il Consiglio di Stato nomina il grigionese Franco Passini procuratore pubblico straordinario con l’incarico di trattare la querela.
A settembre Ermani viene prosciolto da Passini dal reato di pornografia. In ottobre da quello di diffamazione, insieme a Villa e Pagnamenta (la decisione di Passini è confermata, come riportato dal ‘CdT’, dalla Corte dei reclami penali)
In novembre, riferendosi al ‘Rapporto Galliani’, la Commissione amministrativa del Tda fa sapere di non aver ravvisato la presenza di una situazione di mobbing.
Il 12 dicembre, sempre del 2024, il Cdm comunica di aver destituito con effetto immediato Quadri e Verda Chiocchetti, i quali fanno sapere che impugneranno la decisione davanti alla Commissione di ricorso sulla magistratura. Nel marzo di quest’anno la Commissione conferma la loro destituzione. Ma Quadri e Verda Chocchetti non si danno per vinti e tramite il loro legale, l‘avvocato Marco Broggini, si rivolgono al Tribunale federale. I ricorsi sono tuttora pendenti.