La deputata dopo l’interpellanza di Agustoni, Genini e Morisoli: ‘Si penalizza il reddito più basso, casualmente nessuna donna tra i cofirmatari...’
«In un mondo in cui il concetto di famiglia muta, è assurdo penalizzare fiscalmente le coppie sposate nei confronti di quelle di fatto». La deputata del Plr Cristina Maderni non ci sta e, dopo aver letto l’interpellanza con cui Maurizio Agustoni (Centro), Sem Genini (Lega) e Sergio Morisoli (Udc) – «guarda caso tre uomini...» – chiedono al governo quale sia l’impatto finanziario sul Cantone della tassazione individuale, approvata lo scorso 25 giugno dal parlamento federale, reagisce.
«In un mercato del lavoro che ancora tiene le donne al margine – sostiene Maderni a ‘laRegione’ –, è controproducente tassare i redditi in modo congiunto, penalizzando quello più basso». La deputata liberale radicale, che è anche presidente della Federazione ticinese delle associazioni di fiduciari (Ftaf), afferma che «in una società che scoraggia la cultura finanziaria delle donne, un modello che di fatto mette nelle mani del marito la dichiarazione fiscale è oscurantista». Le donne, insomma, «devono avere i mezzi per uscire da questo labirinto, essere incentivate al lavoro e alla creazione di un reddito e di una pensione indipendenti, che consentirà loro l’autonomia finanziaria».
E non si scappa: per Maderni, «il primo ma significativo passo in questo senso consiste proprio nell’imposizione individuale. Eppure, c’è chi si oppone e vuole un referendum. La scusa è il costo per lo Stato in termini di maggiore personale e di minori entrate. Ed ecco arrivare l’interpellanza di Agustoni, Genini e Morisoli... Sarà un caso – punge Maderni –, ma nessuna donna compare fra i firmatari». La motivazione addotta nel testo dell’interpellanza è quella di «consentire al Gran Consiglio “di valutare con piena coscienza di causa se esercitare il referendum dei Cantoni”. E sì, raccogliere 50mila firme potrebbe non rivelarsi facile, e allora è necessario trovare altre soluzioni».
Ma ribadisce ancora la granconsigliera liberale radicale: «È troppo semplice parlare di costi dimenticando almeno due elementi importanti». Quali? «In primo luogo, le varie amministrazioni delle contribuzioni continueranno a verificare lo stesso flusso di dati di oggi, splittato su più dichiarazioni. Non mi sembra così arduo. Riusciremo poi per una volta a uscire dal mantra che qualunque compito addizionale va affrontato con più dipendenti? Siamo nel tempo dell’intelligenza artificiale, strumento ottimo per trattare grandi volumi di dati: il settore privato fa così». Da qui, «l’impressione che la figura del “mostro burocratico” evocata dai firmatari sia in definitiva un’immagine retorica volta a ostacolare la Legge non per il costo ma per la visione della famiglia che propone».
Anche perché «cosa dire allora dei benefici, anche finanziari? I costi saranno nel tempo destinati a tramutarsi in maggiori ricavi con un miglior accesso delle donne al mercato del lavoro, che tanto soffre per la carenza di manodopera qualificata. Senza dimenticare che, in maggioranza, le non molte nazioni che si basano sulla tassazione congiunta lasciano comunque alle famiglie il diritto di optare per quella individuale». Concludendo, «sul tema del referendum cantonale condivido e sostengo pienamente le tesi delle Donne Plr che lo definiscono “retrogrado”. Tesi che porteremo avanti con voce ferma in Gran Consiglio e, se del caso, in sede referendaria».
Posizione, quella di Maderni, ripresa dalle Donne liberali radicali ticinesi che, con una nota diffusa alla stampa, affermano come “la Svizzera ha bisogno di riforme orientate al futuro e non di resistenze che ne ostacolano il progresso. Chiediamo al Canton Ticino di non dare seguito alla richiesta di Centro, Udc e Lega di aderire al referendum dei Cantoni contro l’imposizione individuale”. Un referendum definito “retrogrado”.
Un’annotazione importante, questa, dal momento che le domande poste al Consiglio di Stato da Agustoni, Genini e Morisoli vengono giustificate, come ricordato da Maderni, per capire se seguire o meno la strada del referendum. Che, uscendo dal politichese, suona come un “provate a convincerci a non farlo”. Il dibattito è più che lanciato pure in Ticino, in attesa che il governo risponda all’interpellanza che, fondamentalmente, chiede con precisione l’impatto economico e burocratico per il Cantone del passaggio all’imposizione individuale.