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Azienda elettrica ticinese: Leonardi finisce, presidente cercasi

Aet, l'ex Ceo di Alpiq aveva assunto la carica nel luglio 2014. Spetta ora al Cda designare il suo successore. Tra competenze, politica e manuale Cencelli

Nel riquadro Giovanni Leonardi
(Ti-Press)
31 luglio 2025
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Oggi termina formalmente il mandato di Giovanni Leonardi quale membro del Consiglio di amministrazione dell’Azienda elettrica ticinese, avendo raggiunto il limite dei dodici anni, e di riflesso cessa la sua carica di presidente di Aet, che ricopre dal luglio del 2014. Chi sarà il prossimo presidente? La nomina spetta al Cda, optando per uno dei propri membri: una riunione è agendata per i primi di settembre, ma non è escluso che la scelta slitti. La designazione in ogni caso avverrà nel corso dell’autunno.

Entrano Luca Beretta Piccoli e Roland David

Al Consiglio di Stato spetta invece la designazione dei sette membri del Consiglio di amministrazione di Aet: i mandati durano tre anni e sono rinnovabili. Al massimo però dodici anni di permanenza nel Cda. Il governo ha nel frattempo nominato Luca Beretta Piccoli e Roland David, entrambi in quota Centro, la stessa area politica di Leonardi e di Marika Codoni-Sulmoni, nominata pochi mesi fa, sempre dal governo, nel Consiglio di amministrazione di Banca Stato in sostituzione di Luca Soncini. Dunque Beretta Piccoli e David ai vertici dell’Azienda elettrica ticinese al posto di Leonardi e Codoni-Sulmoni. Ripescando il manuale Cencelli e al netto delle competenze dei singoli membri, nel Consiglio di amministrazione di Aet sono rappresentati i partiti di governo. Oltre al Centro, il Plr (Dino Cauzza e Fabiana Gianora), la Lega (Alberto Passoni e Roberta Pantani Tettamanti) e il Ps (Claudio Cereghetti, vicepresidente). Passoni e Cereghetti raggiungeranno il limite dei dodici anni rispettivamente nel 2027 e nel 2026.

«Fermo restando che la nomina del presidente è di competenza del Cda, come direzione ci auguriamo che il futuro presidente consolidi tutto quanto di molto positivo Giovanni Leonardi ha fatto per l’azienda, implementando la strategia concordata con l’azionista, cioè il Consiglio di Stato», afferma, raggiunto dalla ‘Regione’, il direttore di Aet Roberto Pronini. E a proposito delle prossime sfide che attendono l’azienda, aggiunge: «Bisogna capire cosa succederà con l’accordo quadro con l’Ue: in ogni caso occorrerà preparare Aet ai due scenari, che venga o non venga attuato questo accordo, e ciò per affrontare al meglio impegni e opportunità che si presenteranno». C’è poi l’importante capitolo delle riversioni. «Siamo pronti: nel frattempo – ricorda Pronini – abbiamo fatto la riversione del Lucendro e l’accordo con le Ffs per quanto riguarda il Ritom. Si tratta ora di replicare l’esercizio, ma con degli impianti molto più grandi. Basti pensare che nel caso di Ofima 1 parliamo di un impianto dieci volte più grande del Lucendro». Al termine dell’operazione riversioni, Aet diventerà per importanza «il terzo produttore idroelettrico a livello svizzero, dopo Axpo e Alpiq», sottolinea il direttore dell’Azienda elettrica ticinese.

Facciamo un passo indietro. Ingegnere elettrotecnico, ex Ceo di Alpiq, Leonardi entra nel Consiglio di amministrazione dell’Azienda elettrica ticinese nell’estate del 2013. L’anno seguente in aprile il Cda lo nomina presidente, carica che come detto assume il 1° luglio. Succede a Fausto Leidi. Leonardi, riporta una nota dell’Aet diramata dopo la designazione del neopresidente, “dispone di un’approfondita e significativa esperienza professionale nel settore elettrico, che gli permetterà di condurre l’Azienda nel migliore dei modi verso le sfide rappresentate dal mercato e dalla sua liberalizzazione”.

Tornando al presente, dopo l’estate si saprà chi subentrerà a Leonardi alla presidenza. Giochi (politicamente) fatti o aperti? Al momento le bocche sono sigillate. In un recente contributo apparso su questo giornale, Franco Romerio, già membro del Cda di Aet, aveva concluso così: “In attesa di conoscere il nome della nuova o del nuovo presidente, il mio augurio è che Consiglio di Stato e vertice dell’azienda rispettino rigorosamente l’articolo 9 della legge Aet, dimostrando a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del cantone che non viviamo in una repubblica delle banane”. L’articolo 9 della Legge sull’Azienda elettrica ticinese è quello sui “Criteri di nomina”, secondo cui “i criteri determinanti per la nomina nel consiglio di amministrazione sono i seguenti: la formazione, le competenze e le esperienze professionali specifiche nel campo energetico o in materia di gestione economico-aziendale, la disponibilità nonché un’attività irreprensibile. La composizione del consiglio di amministrazione deve garantire la presenza di competenze ed esperienze interdisciplinari e complementari”. Al Cda tocca come scritto la designazione del presidente. E sarà presto uno dei temi caldi dell’agenda politica cantonale.

Nel resto del parastato

Non solo Aet. Altri consigli di amministrazione parastatali potrebbero essere interessati da cambiamenti, a cominciare dell’Ente ospedaliero cantonale, l’Eoc, che al momento ha un posto vacante. O meglio, un membro non operativo. Eolo Alberti – in quota Lega (dalla quale nel frattempo è stato espulso) e sotto indagine per reati patrimoniali nel caso ‘Hospita Suisse’ – risulta infatti formalmente sospeso dall’agosto 2024. Sospeso in quanto non è possibile per il Cda espellere un membro. In ogni caso, il nome di Alberti non figura più sul sito dell’Eoc. Da noi interpellato, Alberti, che respinge i reati addebitatigli, fa sapere che non intende dimettersi, sostenendo che fintanto che non c’è una sentenza giudiziaria nei suoi confronti non intravede motivi per farsi da parte. Per una sua sostituzione, in ogni caso, la Lega non ha ancora deciso chi proporre al governo e al Gran Consiglio, l’autorità di nomina. E in relazione al caso ‘Hospita’/Alberti, resta da chiarire la posizione dell’avvocato e già deputato leghista al Gran Consiglio Enea Petrini in seno al Cda di Banca Stato, dove siede dall’agosto 2023 e dove la società aveva i propri conti. Petrini aveva svolto su incarico dei responsabili del movimento la ‘famosa’ inchiesta segreta/parallela. “Il Consiglio di amministrazione sta esaminando la fattispecie”, fa sapere la banca da noi contattata.