Lo propone Corti (Centro), spalleggiato da altri diciotto deputati, con quattro atti parlamentari: ‘Per il territorio, l’economia locale e l’ambiente’
Tre iniziative elaborate, una mozione, diciannove granconsiglieri e un chiaro obiettivo. È questa l’equazione dietro gli atti parlamentari inoltrati dal deputato del Centro Alessandro Corti al Consiglio di Stato. Nel mirino del parlamentare – spalleggiato da esponenti di Plr, Centro, Lega, Ps, Udc e Verdi – l’incentivo del consumo di prodotti locali nelle mense pubbliche e parapubbliche. Promozione che, “sfruttando il margine normativo concesso dal Concordato intercantonale sugli appalti pubblici (Ciap) per implementare strategie di sostegno all’agricoltura”, a detta di Corti e cofirmatari “permetterebbe di valorizzare il territorio, rafforzare l’economia locale e favorire una maggiore sostenibilità ambientale, senza entrare in contrasto con le disposizioni generali sugli appalti pubblici”.
“L’agricoltura locale – si rende attenti in apertura – è sottoposta a una forte pressione a causa delle condizioni favorevoli all’importazione e del fenomeno del turismo degli acquisti, che spinge i consumatori a rivolgersi a mercati esteri, minando la competitività dei produttori locali”. Ragione per cui, sostengono i diciannove deputati, “è essenziale adottare misure concrete per garantire sbocchi di mercato ai prodotti regionali e preservare le competenze agroalimentari all’interno del territorio”. In tal senso, proprio perché “il nostro territorio vanta una rete agricola di eccellenza, sostenuta da ingenti investimenti cantonali e federali per promuovere lo sviluppo del settore”, Corti nota come “le mense pubbliche e parapubbliche (ospedali, case per anziani, scuole eccetera) rivestano un ruolo strategico nella fornitura di pasti per una vasta parte della popolazione”. Negli ultimi anni, viene ricordato negli atti parlamentari, “il Progetto mensa del Ccat, il Centro di competenze agroalimentari Ticino, ha rappresentato un’iniziativa significativa per incentivare l’uso di prodotti locali nelle mense pubbliche”. Ma c’è un ma: “Dopo quasi sei anni, la sua applicazione non è ancora estesa su tutte le strutture cantonali (si stima circa un terzo del totale) e non garantisce quindi un impatto massiccio su larga scala”. A ciò si aggiunge il fatto che “l’attuale quadro normativo e le direttive esistenti non prevedano misure vincolanti per rendere strutturale, o comunque più diffuso, l’utilizzo dei prodotti ticinesi nelle mense pubbliche e parapubbliche”.
Che fare quindi? Attraverso “un pacchetto integrato di quattro atti parlamentari, che dovranno essere trattati e implementati in maniera coordinata e simultanea per assicurare coerenza e un’efficace applicazione”, Corti e cofirmatari propongono di agire sulla Legge sull’agricoltura (LAgr), sulla Legge sulla scuola dell’infanzia e sulla scuola elementare (LSiSe) e sulla Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb), con alcune richieste al governo.
Nel dettaglio, attraverso la prima iniziativa elaborata, attraverso una modifica mirata della LAgr, i granconsiglieri intendono “rafforzare il sostegno del Cantone alla valorizzazione dei prodotti locali, garantendo la creazione di opportunità concrete di mercato per le produzioni agricole ticinesi”. Un approccio, precisa Corti, “già adottato in altri Cantoni, quali Friburgo, Vaud e Ginevra, dove sono state attuate politiche concrete e vincolanti per promuovere attivamente i prodotti locali nella ristorazione collettiva pubblica e parapubblica”.
La seconda iniziativa mira invece “a introdurre nella legislazione scolastica cantonale specifiche disposizioni per assicurare che la refezione scolastica nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie promuova attivamente un’alimentazione sostenibile e orientata alla valorizzazione dei prodotti agricoli locali”. In altri termini si tratterebbe di “rendere strutturale l’offerta di pasti basati su prodotti ticinesi, contribuendo all’educazione alimentare degli studenti e al rafforzamento dell’economia agricola regionale”.
La terza e ultima iniziativa elaborata proposta ambisce a integrare nella LCPubb “un articolo specifico volto a favorire l’introduzione di criteri preferenziali per l’acquisto di prodotti locali nella ristorazione collettiva pubblica e parapubblica”. E questo “sfruttando la deroga prevista dal Ciap” che, all’articolo 10 capoverso 1b “prevede la non applicabilità del Concordato alle commesse assegnate nell’ambito di programmi di aiuto all’agricoltura e all’alimentazione”. Eccezione, afferma Corti, che “permette al Cantone di sviluppare un programma mirato per sostenere il settore agricolo locale attraverso misure concrete nelle mense pubbliche e parapubbliche”.
Non da ultimo, la mozione chiede al Consiglio di Stato di “adottare misure concrete per incentivare l’utilizzo di prodotti locali nelle mense pubbliche e parapubbliche”, incaricandolo di “adattare le misure normative, valorizzare il Progetto mensa del Ccat, monitorare annualmente l’applicazione delle disposizioni e riferire al Gran Consiglio”.