Ticino

Nuovo minimo storico in Ticino per la corrente fotovoltaica: 3 centesimi al kWh

È la remunerazione stabilita dal Cantone (Aet) nel secondo trimestre 2025, meno di un settimo rispetto al record positivo. Ma dall’anno prossimo si cambia

(Archivio Ti-Press)
5 agosto 2025
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Nuovo record negativo in Ticino per la remunerazione dell’energia fotovoltaica prodotta da impianti privati, quasi sempre casalinghi ma presenti anche su parecchi tetti di medie e grandi dimensioni. Nell’ultimo aggiornamento pubblicato sul portale del Cantone, sezione Fondo energie rinnovabili, emerge infatti che l’Azienda elettrica ticinese rifonderà a questi produttori soltanto 3 centesimi per ogni kWh messo in rete (poiché non consumato in proprio) durante il secondo trimestre dell’anno corrente. Meno del precedente minimo storico che era di 3,2 cts/kWh applicato nel secondo e terzo trimestre dell’anno scorso. L’ultimo trimestre aveva poi graziato i fornitori con un più incoraggiante 7 cts/kWh, saliti a ben 9,2 nel primo trimestre 2025, per poi ora ripiombare a un misero terzo. Che corrisponde a un settimo del record positivo di 22,47 centesimi fatto segnare nel 2022 (anno dello scoppio della guerra in Ucraina e relativa isteria energetica generale) quando moltissimi proprietari di abitazioni in Ticino si sono lanciati nell’operazione investendo importanti risorse convinti di poter ammortizzare gli investimenti nell’arco di pochi anni. Così non sarà.

Cinque paracaduti

Il motivo è noto: il picco di corrente fotovoltaica prodotta in Europa durante le ore di punta diurne ne abbatte il valore a tal punto che per più giorni estivi consecutivi si registrano prezzi negativi: ossia si paga per metterla in rete. Le possibili soluzioni sono cinque: dotarsi di batterie (il cui costo è però ancora esorbitante); concentrare nelle ore centrali della giornata la ricarica dei veicoli elettrici e l’utilizzo degli elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie; disattivare temporaneamente i pannelli (ciò che viene suggerito/imposto in alcune regioni/nazioni); istituire piccole comunità di autoconsumo che esulano però dai generosi sussidi pubblici; cedere la corrente alle aziende elettriche locali che pagano un po' meglio ma non sovvenzionano gli impianti.

Dal 2026 il minimo imposto da Berna

A ogni modo questo andamento schizofrenico dovrebbe ridursi l’anno prossimo, avendo Berna deciso di porre in vigore nel gennaio 2026 il secondo pacchetto della Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. In base al quale “i gestori delle reti di distribuzione sono tenuti a ritirare e remunerare in modo adeguato l’energia elettrica prodotta in impianti e immessa in rete”. Per tutelare i produttori da prezzi di mercato medi estremamente bassi, saranno introdotte “remunerazioni minime per potenze fino a 150 kW. L’intento è garantire un ammortamento degli impianti nel corso della loro durata di vita, anche in caso di prezzi di mercato trimestrali durevolmente molto bassi”. Per potenze inferiori a 30 kW la remunerazione minima ammonterà a 6 cts/kWh (a fronte dei 4,6 posti in consultazione l’anno scorso). Per gli impianti con potenza tra i 30 e i 150 kW con consumo proprio, per i primi 30 kW ammonterà sempre a 6 cts/kWh, mentre per la quota di potenza al di sopra dei 30 kW ammonterà a zero cts. Per gli impianti a partire da 30 kW senza consumo proprio la remunerazione minima sarà di 6,2 cts a fronte dei 6,7 nel progetto posto in consultazione.