Il capogruppo socialista: ‘Chiara l'intenzione di subordinare gli interessi generali – e con essi la tutela del bene comune – a interessi particolari’
Comincia in attacco Ivo Durisch. “Leggendo l’interrogazione dei vertici del Plr (vedi ‘laRegione’ di martedì 5 agosto) sulle riserve di zone edificabili, emerge con chiarezza l’intenzione di subordinare gli interessi generali – e con essi la tutela del bene comune – a interessi particolari, per di più a vantaggio di pochi cittadini”, scrive il capogruppo socialista in Gran Consiglio, inoltrando a sua volta un’interrogazione. Il tema al centro della domanda (una sola) al Consiglio di Stato non cambia: dimensionamento delle zone edificabili e dezonamenti. Al governo Durisch chiede se “è in grado di verificare – anche solo in forma proiettiva, qualora i dati non fossero completi – se la somma complessiva dei fabbisogni di zona edificabile indicati nei Programmi d’azione comunale finora trasmessi sia conforme ai limiti quantitativi stabiliti dalla Confederazione nel quadro dell’approvazione delle schede R1 e R6 del Piano Direttore?”. In caso affermativo, il deputato del Ps chiede che venga comunicato “l’esito quantitativo di tale verifica, con i dati attualmente disponibili (singoli e aggregati), specificando anche il grado di copertura rispetto all’insieme dei Comuni ticinesi”.
Materia ostica, ma importante e di stretta attualità. Tuttavia uno o due passi indietro si impongono per ragioni di chiarezza. “Stiamo parlando - ricorda Durisch nell’atto parlamentare - della gestione del territorio edificato e della tutela del paesaggio. Il passato, segnato da un approccio lassista – laissez-faire, laissez-passer – ha generato distorsioni gravi e un’espansione disordinata”. Di fronte a queste criticità “si è imposta la necessità di un cambiamento di paradigma, orientato a un uso più razionale e limitato del suolo”. È in questo contesto, aggiunge il granconsigliere, che tra il 2007 e il 2009 furono raccolte le firme per l’iniziativa popolare federale ‘Spazio per l’uomo e la natura’ (nota anche come Iniziativa per il paesaggio). Chiedeva una utilizzazione appropriata e parsimoniosa del suolo, una netta separazione tra aree edificabili e non edificabili, e la protezione delle terre coltive. All’iniziativa, annota ancora Durisch, “il parlamento rispose con un controprogetto indiretto: la revisione della Legge sulla pianificazione del territorio (Lpt), approvata nel 2012 e sottoposta a votazione popolare l’anno successivo”. Il 3 marzo 2013 il popolo svizzero “approvò in modo netto la revisione della Lpt, con il 62,9% dei voti favorevoli e la maggioranza in 25 Cantoni su 26”. Una vittoria definita storica, “eppure l’applicazione concreta di quella legge incontra ancora oggi forti resistenze”. In sostanza, spiega il capogruppo socialista, “la revisione stabilisce che le zone edificabili devono essere dimensionate in base al fabbisogno prevedibile di costruzioni per i successivi 15 anni. Questo implica, laddove necessario, la possibilità di ridurre le riserve esistenti”. Un principio che “ha sollevato opposizioni, soprattutto in Cantoni – come il Ticino – in cui le zone edificabili risultano sovradimensionate rispetto alle stime della Confederazione”.
Ma se già la modifica della Lpt del 2013 “viene ostacolata a più di un decennio dalla sua approvazione, ancor peggiore è la sorte toccata all’iniziativa popolare cantonale ‘Spazi verdi per i nostri figli’, promossa nel 2014 da agricoltori e associazioni ambientaliste”. Le sue oltre 15mila firme sollecitano “uno statuto di protezione per i principali fondovalle del Cantone (Riviera, Piano di Magadino, Vedeggio, Laveggio), con l’obiettivo di tutelare i terreni non urbanizzati situati nelle piane alluvionali”. Da allora, però, l’iniziativa è ferma nella competente commissione del Gran Consiglio. E allora, esorta Durisch nell’atto parlamentare, “è tempo che i commissari si assumano la responsabilità politica di portarla in parlamento, così da sottoporla finalmente al giudizio popolare, se dovesse venir respinta”.