Mozione di Matteo Buzzi (Verdi) e Massimo Mobiglia (Verdi liberali): ‘Il Consiglio di Stato metta a disposizione almeno due milioni di franchi’
Dossier lupo: il Consiglio di Stato metta a disposizione “un credito straordinario urgente” di almeno due milioni di franchi, “rinnovabile”, per – fra l’altro – coprire “interamente” le spese per l’assunzione di pastori e per misure di protezione come “recinti elettrificati, cani da protezione e relativi costi, uso collari a feromoni, rifugi mobili…”. La richiesta arriva, attraverso una mozione, dal capogruppo dei Verdi in Gran Consiglio Matteo Buzzi e dal deputato dei Verdi liberali Massimo Mobiglia.
Due milioni da destinare anche ad altri scopi. Per “costituire o sostenere una squadra di consulenti adeguatamente formati” pronta a dare agli allevatori “un aiuto concreto e operativo nell’ideazione e nell’implementazione di misure di protezione convenzionali e innovative adatte alle singole realtà”, e che possa “fornire un supporto immediato nel caso di predazioni subite”. Per “perfezionare il monitoraggio e lo studio” della popolazione di lupi in Ticino. Per “sostenere progetti innovativi che mirano” da un lato “a sviluppare e ad applicare metodi dissuasivi per il lupo (ad esempio l’uso di proiettili di gomma o pepperball per spaventare lupi che si avvicinano troppo alle greggi)”, dall’altro “a promuovere iniziative di coinvolgimento attivo della popolazione nella sorveglianza degli alpeggi”. Per “promuovere progetti mirati che combinano misure di protezione a favore della pastorizia con il mandato dell’Ufficio natura e paesaggio (Dipartimento del territorio, ndr) in aree di particolare pregio naturalistico”.
L’accesso al credito per le citate misure “deve essere il meno burocratico possibile”, si legge nell’atto parlamentare firmato anche dagli altri granconsiglieri dei Verdi Samantha Bourgoin, Marco Noi, Giulia Petralli e Nara Valsangiacomo, dalle socialiste Cristina Zanini Barzaghi, Lisa Boscolo e Simona Buri e da Sara Beretta Piccoli dei Verdi liberali. “Considerando i dati delle predazioni su pascoli proteggibili” e “l’impossibilità di arrestare totalmente la colonizzazione del territorio da parte del lupo nonostante una sua regolazione (dipendente da regole federali non sempre velocemente adattabili)”, i mozionanti ritengono che sia “molto importante sostenere maggiormente il settore dell’allevamento nell’adozione di misure che ne diminuiscono la vulnerabilità nei confronti del grande predatore sul corto-medio e lungo termine”. Pertanto “un sostegno finanziario maggiore” a favore del settore “va visto come un investimento proficuo e duraturo”. Da qui la richiesta del credito straordinario.
«Siamo perfettamente consapevoli del fatto che in questo difficile periodo per le finanze cantonali anche due milioni di franchi incidono sui conti pubblici, ma secondo noi – osserva Matteo Buzzi, contattato dalla ‘Regione’ – si tratta di un fondo necessario se si vuole dare un futuro in Ticino all’allevamento ovi-caprino e a tutta la tradizione che lo caratterizza. Come politici dobbiamo allora avere il coraggio di destinare le risorse che servono per garantire un domani a un ambito importante della nostra economia». Con la mozione «proponiamo di alimentare questo fondo inizialmente con due milioni almeno. Potrebbero bastare come no, in tal caso il credito andrebbe rinnovato. Dipenderà soprattutto dal numero di richieste che giungeranno da allevatori e allevatrici per attuare misure di protezione contro le predazioni del lupo. Il fondo verrebbe gestito dal Consiglio di Stato, che stabilirebbe quindi le modalità per ottenere gli aiuti finanziari. Il nostro auspicio, visto l’aumento delle predazioni di pecore e capre e dunque l’urgenza della situazione, è che la burocrazia per l’accesso al fondo sia ridotta al minimo indispensabile».
L’obiettivo dell’atto parlamentare, sottolinea Buzzi, è di «incrementare la prevenzione, anzitutto con la messa in atto di misure di protezione nelle zone dove è possibile farlo, anche per avere diritto a un risarcimento da parte dello Stato in caso di predazione». Ciò che «noi chiediamo è che non siano gli allevatori a sobbarcarsi i costi di tali misure: ecco perché sollecitiamo lo stanziamento del credito».
L’abbattimento del lupo? «Come Verdi non diciamo no a priori, ci sono infatti situazioni specifiche che non consentono alternative all’uccisione, tuttavia è una misura che va ponderata alla luce di determinati parametri scientifici – indica Buzzi –. L’abbattimento è comunque una soluzione temporanea, perché abbiamo lupi che continueranno ad arrivare dall’Italia o da altri cantoni. Senza poi dimenticare la fondamentale funzione ecologica e regolatrice del lupo nell’ecosistema. Fra le vittime delle sue predazioni ci sono infatti pure gli ungulati, che come noto causano seri danni alle coltivazioni e ai boschi di protezione, fondamentali in tempi di eventi estremi. Con la presenza del lupo, che in Svizzera è un animale protetto, dobbiamo convivere: bisogna allora trovare il giusto equilibrio fra le varie misure affinché questa convivenza sia possibile e utile alla collettività».