L'Ufficio presidenziale ‘blocca’ le risoluzioni che chiedevano un passo indietro nonostante le risposte fornite dal governo non abbiano soddisfatto
Il «vi do il benvenuto a questa sessione straordinaria del Gran Consiglio», è arrivato alle 14.01. Diverse ore più tardi (l’orologio segnava le 19.33) sempre il primo cittadino Fabio Schnellmann, con un «è stato un pomeriggio intenso, grazie a tutti e buon rientro», ha chiuso la seduta dedicata allo scambio di dossier e competenze – il famoso arrocchino – tra Norman Gobbi e l’assente in aula Claudio Zali. Nel mezzo: un fiume di parole, tante domande, alcune risposte claudicanti (già sentite, tra l’altro) ma soprattutto, la scelta – presa dall'Ufficio presidenziale – di non sottoporre al voto del Gran Consiglio nessuna delle due risoluzioni (una del Ps, l'altra di Mps/Verdi/Più Donne/Helvethica/Verdi Liberali) che chiedevano al Consiglio di Stato un passo indietro rispetto all'arrocchino. O quantomeno un ripensamento. Risoluzioni che sarebbero in ogni caso destinate a restare lettera morta. Il governo, per bocca del suo presidente Gobbi, ha sottolineato il concetto ribadito a ogni piè sospinto dal 9 luglio, quando in Valle Bedretto è stato deciso all’unanimità l'arrocchino: «La competenza dell’attribuzione dei Dipartimenti, e dei relativi dossier, è di esclusiva competenza dell’Esecutivo». Una competenza rivendicata con fermezza e che, va precisato, nessun partito ha mai messo in discussione. «Io e Claudio Zali abbiamo messo sul tavolo la proposta di scambiarci i dossier sul finire della seduta del 28 maggio e ne abbiamo parlato il 3 giugno», spiega Gobbi. Nel mezzo, e non è un dettaglio da poco, la notizia annunciata sul Mattino della domenica e la fuga in avanti durante l’apertura dell'anno giudiziario, con i due consiglieri di Stato leghisti che hanno presentato l'arrocco come un passaggio sostanzialmente compiuto. «C’è stato un errore di comunicazione, è vero. L'abbiamo riconosciuto e ci siamo scusati con i colleghi di governo. Alla fine il Consiglio di Stato ha scelto uno scambio di dossier. Decisione presa vista la volontà di Claudio Zali di prendere in mano la giustizia e la mia richiesta di cedere anche la Polizia».
Premesse fatte, spiegazioni date. Gobbi passa al contrattacco dopo le diverse critiche ricevute nelle scorse settimane e anche oggi in aula. «Vi siete agitati molto nelle scorse settimane, ma il governo era ed è tranquillo. L'esperienza del 2024 con la Polizia (quando la competenza passò a Zali per via dell'incidente di Gobbi e l'implicazione di alcuni agenti finiti sotto indagine, ndr) ha dimostrato che un passaggio di dossier è attuabile senza alcuna conseguenza operativa». Altra stoccata: «Quando a inizio legislatura il Gran Consiglio ha deciso di allargare le commissioni parlamentari tematiche a 17 membri l'Esecutivo non ha sollevato dubbi o chiesto spiegazioni. Questo perché c’è la separazione dei poteri e delle competenze». Continua il direttore del Dipartimento istituzioni: «L'insoddisfazione nelle risposte ricevute nasce da un peso data alla questione che non è proporzionato. Sarebbe stata necessaria in caso di cambio dipartimento o consigliere esautorato».
A prendere la parola, un po’ a sorpresa, sono anche altri due consiglieri di Stato. Christian Vitta ci tiene a chiarire un punto: «Non possiamo anticiparvi quali sono le idee di Zali sulla magistratura o di Gobbi sulle costruzioni, perché ancora non ci sono state presentate. Lo scambio di dossier diventerà effettivo dal 1° settembre, da lì il processo democratico seguirà il suo corso e le proposte arriveranno anche sui vostri banchi». Aggiunge Carobbio: «La proposta iniziale (lo scambio integrale dei Dipartimenti, ndr) è stata respinta dalla maggioranza del governo. Alcuni dossier, in particolare quelli legati alla magistratura, necessitano però di essere sbloccati. La soluzione trovata può essere criticata ma non va sovradimensionata. Una migliore comunicazione – riconosce la direttrice del Dipartimento educazione cultura e sport – sarebbe stata necessaria e opportuna». Sia Vitta che Carobbio, come anche Gobbi in precedenza, fanno notare come la «motivazione» di Zali nel prendere in mano la giustizia sia stato un elemento che ha inciso notevolmente sulla decisione di approvare lo scambio di dossier.
Spiegazioni e risposte che non hanno però soddisfatto i cinque interpellanti. Gianluca Padlina (Centro): «La mia insoddisfazione è notevole. Si è fatto slalom tra i punti più controversi». Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo Plr Matteo Quadranti: «Dal punto di vista politico non è stata aggiunta nessuna motivazione rispetto a quelle contenute nel comunicato. Che Zali fosse un giudice non è una novità. Si resta quindi stupiti da questo cambio e vediamo la storia cosa ci riserverà nei prossimi anni». Critica anche Roberta Soldati (Udc): «Non siamo assolutamente soddisfatti. Alle nostre domande puntuali non sono arrivate le risposte. Si è solo ribadito il contenuto del comunicato stampa in varie declinazioni». Deluso anche il capogruppo socialista Ivo Durisch: «Non c’è nulla di concreto nelle risposte ricevute». Categorico anche Giuseppe Sergi (Mps): «Profondamente insoddisfatti. Le risposte non sono arrivate».
Nessuna risposta soddisfacente e quindi via alla sfilza di prese di posizione con il dibattito libero. Parte Alessandro Speziali (Plr), «lo scambio di competenze ha lasciato più domande che risposte. Paradossalmente la soluzione iniziale era più onesta. L’assenza odierna di Zali è uno sgarbo al parlamento». E a proposito della comunicazione: «Con i rispettivi dipartimenti i toni sono da leoni, quando poi serve la voce del governo arriviamo invece a quelli da agnelli». Continua il capogruppo centrista Maurizio Agustoni, pure lui con una tirata d’orecchi all'assente Zali: «Dispiace che il titolare del Dipartimento del territorio, direttamente coinvolto, abbia comunicato di non voler partecipare. Nessuna legge lo obbliga, è chiaro, ma nemmeno esiste una legge per augurarsi buon appetito e ringraziare per una cortesia». Insomma, per Agustoni i rapporti istituzionali non sono solo leggi «ma anche buona educazione. Non facciamo la morale, ma questo modo di fare non sembra il migliore per iniziare con chi dovrà interfacciarsi con il potere giudiziario». Parla invece di strategia politiche Durisch: «Non banalizzerei i veri motivi della richiesta di un arrocco. Zali è troppo ambientalista per i vertici della Lega e la gestione del lupo per molti è andata di traverso. Anche Gobbi è troppo legato a dossier incagliati. Ecco, quindi la volontà di scambiarli si spiega con la volontà di allontanarli dalle loro difficoltà. Tra due anni si vota e ogni partito deve fare i conti col suo elettorato. Non facciamo gli innocenti, ci sono dietro anche delle indicazioni e riflessioni di tornaconto partitico». Preciso il capogruppo, «la decisione non sembra in ogni caso orientata al bene comune e all’interesse pubblico».
Battagliero nel difendere l'idea di arrocco della quale rivendica con fierezza la paternità, il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga afferma: «La Lega può comunque essere soddisfatta. Con l’arrocco o l’arrocchino un risultato lo abbiamo portato a casa. Anche se speravamo in qualcosa di più. La montagna ha partorito un topolino quando poteva partorire almeno un gatto selvatico. Il coraggio di andare fino in fondo non c'è stato. L’arte ticinese di restare fermi tanto a lungo da sembrare in movimento si è manifestata ancora una volta». E poi: «Discutiamo di un semplice arrocco. Un riflettore acceso come quello di oggi è semplice pubblicità gratuita. Grazie! Ci sono poi i media. Pagine intere, interviste, servizi, un vero festival. È questo clamore a dimostrare la bontà. Quando la Lega muove una pedina gli altri vanno fuori di testa. I ticinesi fanno fatica coi premi e col carrello della spesa e qui si riempiono verbali senza uno scopo a spese del contribuente».