Anno nuovo, stesse preoccupazioni. L’Associazione ticinese lavoro sociale (Atlas) ha voluto ribadire attraverso un comunicato stampa la sua paura per i tagli nel sociale prospettati dal Preventivo 2026 presentato nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato. “Siamo sconcertati nel constatare come la politica continui a considerare lo Stato sociale esclusivamente come un costo, ignorandone la natura di investimento indispensabile per la società”, si legge nella missiva. Secondo l’Associazione le misure prospettate non faranno che esasperare disuguaglianze, esclusione, precarietà e situazioni di disagio, traducendosi inevitabilmente in costi futuri, non solo economici, ma anche in termini di coesione e tenuta sociale. Nella presa di posizione viene anche fatto notare come i tagli abbiano un impatto su un’ampia fetta della popolazione, non solo sulle persone che utilizzano queste prestazioni. “Ognuno di noi ha un familiare, un genitore, un figlio o un coniuge la cui qualità di vita dipende direttamente o indirettamente da uno dei tanti servizi che compongono lo Stato sociale”.
Insomma, la posizione di Atlas è chiara: “I tagli al sociale sono inaccettabili e urge un cambio di prospettiva: la politica deve uscire dalla logica dei costi ed entrare in quella degli investimenti”. Anche perché, aggiunge l’Associazione, “un abbandono di politiche di sostegno mirate ed efficaci si traduce inevitabilmente in situazioni di sofferenza, oltre che per le persone più fragili, per i familiari e le persone coinvolte; oltre che in un rischio di ulteriore marginalizzazione e stigmatizzazione di ampie fasce della popolazione”. Altra constatazione: “In un cantone in grado di offrire lavoro a quasi il doppio della popolazione attiva residente e ‘buen retiro’ a molte persone abbienti, riesce difficile pensare che non ci sia margine per trovare delle risorse per garantire dignità e accompagnamento a chi ne ha bisogno, e ai servizi e ai professionisti e professioniste che si prodigano per questo”.