Oltre cento opere tra oli e tempere, sculture e rilievi, dai primi del Novecento fino agli anni Cinquanta. A Milano, Palazzo Reale, fino al 29 giugno
L’ampia antologica che Palazzo Reale dedica a Felice Casorati (Novara 1883-Torino 1963) ripercorre le diverse stagioni della sua produzione, dagli esordi nei primi anni del Novecento fino agli anni Cinquanta. Si tratta di oltre cento opere tra oli e tempere, sculture e rilievi che vanno dai primi dipinti ancora naturalistici ma che già rivelano una spiccata originalità – si veda ‘Ritratto di Signora’, del 1907, con cui Casorati esordisce, ventiquattrenne, alla Biennale di Venezia – alle successive pitture e opere grafiche della stagione secessionista-simbolista klimtiana, per approdare alla grande sua stagione degli anni Venti. Seguiranno poi la svolta in chiave anticlassica degli anni Trenta, fino ai bozzetti per scenografie e costumi realizzati negli anni Quaranta per il Teatro alla Scala. Appassionato di musica, Felice Casorati non fu solo un grande pittore e un bravo pianista, ma anche un maestro interessato al rapporto tra le diverse espressioni dell’arte: da quelle visive alla musica, dal teatro alle arti applicate tanto che disegnò (in collaborazione con l’architetto Alberto Sartoris) i mobili per la casa del suo collezionista e mecenate torinese Riccardo Gualino: caratterizzati da un rigore di linee e una essenzialità di forme in sintonia con la sua pittura di quegli anni e in affinità con il gusto Déco dell’epoca.
Romano
Da una delle quattordici sale
Il livello della sua opera e la sua costante presenza alle più alte manifestazioni d’arte accanto ai più importanti artisti operanti in Italia – dalle Biennali alle Quadriennali, dalle mostre con i dissidenti a Ca’ Pesaro alle rassegne milanesi di ‘Novecento italiano’ del 1926 e 1929 organizzate da Margherita Sarfatti – sono tali da fare di Felice Casorati uno dei protagonisti dell’arte italiana del primo Novecento. Ma con una particolarità: che “nonostante la sua opera sia spesso associata alla sensibilità del Realismo Magico, di cui è considerato uno degli esponenti più rappresentativi, l’artista non ha mai aderito integralmente a nessuna corrente e ha attraversato il Novecento attingendo liberamente dai maggiori movimenti artistici della sua epoca, dal Liberty alle tendenze classiciste degli anni Venti, sino alle ricerche pittoriche del decennio successivo e del dopoguerra. A queste influenze Casorati ha saputo sovrapporre il suo tocco e la sua sensibilità artistica originale, intrisa di classicità e sempre caratterizzata da un grande rigore formale”.
Studio Fotografico Gonella 2023
Uova e limoni (o limoni sul paesaggio), 1950, olio su tela, 50.5 x 49.5 cm. Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea.
Ne esce l’immagine di un artista rigoroso ma anche poliedrico, oltre che “accorto amministratore della propria fama”, il quale ha saputo muoversi e rinnovarsi con coerenza lungo un cinquantennio, tracciando un suo percorso, assai apprezzato ancor oggi. La mostra ne dà conto documentandone, sala dopo sala, la continuità anche cronologica con opere che vanno di pari passo con i suoi spostamenti nelle varie città in cui ha vissuto e operato (Padova, Napoli, Verona) fino al momento in cui, nel 1919, si stabilisce definitivamente a Torino, città da lui amatissima, allora centro di cultura vivissimo, e lì vive la sua più alta stagione dovuta a quella sua cifra personale e distintiva che lo collega ma al tempo stesso lo differenzia dal contesto. Sono gli anni in cui, dopo le dirompenze linguistiche delle avanguardie e conclusa la tragedia della Prima guerra mondiale, si registra un necessario ripensamento, il bisogno di un “ritorno all’ordine” e ai classici, non per copiarli ma per reinterpretarli, per ‘risentirli’ alla luce del pensiero e della sensibilità moderna. Basti ricordare qui la Metafisica di Giorgio de Chirico, ‘Valori Plastici’, la Nuova Oggettività in Germania e Novecento in Italia…, una temperie che anche il nostro fa sua ma che risolve in forme di peculiare diversità e coinvolgente intensità, all’interno di “un percorso artistico solitario e personalissimo”.
In queste opere che hanno colpito (e continuano a colpire) l’immaginario collettivo e in cui si avverte il richiamo agli antichi maestri – da Piero della Francesca ai Ferraresi ma come filtrati da una sensibilità moderna e da una brezza metafisica –, la composizione è assolutamente controllata e commisurata, pur nei suoi evidenti sbilanciamenti, gli spazi sono rigorosamente geometrizzati. Come è stato scritto, “lo stile, inteso come severo controllo intellettuale della forma, è la radice della sua classicità”, ma la padronanza dell’impianto, la solidità dei volumi, il rigoroso contrappunto tra pieni e vuoti, l’equilibrio delle masse cromatiche non annullano, anzi accentuano il senso di solitudine e smarrimento derivante dalle pose dei corpi, dalle espressioni assorte e lontane dei volti, dalle prospettive scorciate che precipitano verso un fondo che non conclude. Un vento freddo che la lezione dei classici non può cancellare, soffia anzi in senso contrario. Casorati cortocircuita infatti il passare del tempo e l’idea stessa di progresso, porta l’osservatore dentro una sorta di atemporalità incarnata da personaggi fuori dal flusso del vivere, nella morsa di una condizione solipsistica di impenetrabile silenzio e velata malinconia.
Singolare è che tutto ciò avvenga nel corso dei mitici Anni Venti, carichi di vitalismo mondano e di attese che saranno poi frustrate; per questo, pur focalizzandosi sull’individuo, in quelle sue opere trapela ancor oggi un suo sentimento amaro dell’esistere che era anche riflesso di un periodo storico di grandi cambiamenti sociali e politici.
Romano
Silvana Cenni, 1922, tempera su tela (coll. privata)