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Lanthimos e Baumbach, la colpa e la sua espiazione

È il tema fondamentale che accomuna gli apparentemente lontanissimi ‘Bugonia’ e ‘Jay Kelly’ che i due registi hanno presentato in Concorso a Venezia 82

Lanthimos col suo stellare cast
(Keystone)
28 agosto 2025
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Capita talvolta che la programmazione casuale dei festival crei senza volerlo accostamenti tematici notevoli. È il caso di ‘Bugonia’ di Yorgos Lanthimos e ‘Jay Kelly’ di Noah Baumbach, presentati entrambi in Concorso a Venezia 82. Due film all’apparenza lontani che di più non si potrebbe, una giostra granguignolesca tra i generi sul tema del complottismo e una tiepida e crepuscolare commedia sul cinema, che però hanno entrambi la colpa, e la sua espiazione, come tema fondamentale. Due film che riflettono su come spesso usiamo il nostro ruolo nella società come scudo per le nostre colpe e le nostre meschinità, dall’egoismo del divo impegnatissimo e padre assente di George Clooney, fino agli opposti violenti sadismi della spietata Ceo di Emma Stone e dell’aguzzino-complottista di Jesse Plemons, ‘Bugonia’ e ‘Jay Kelly’ sono due film su personaggi che (si) ripetono per tutto il tempo “il male che faccio non è colpa mia, sono costretto” e che infine dovranno confrontarsi con le loro bugie. Abbastanza emblematico dei tempi in cui viviamo, vero?

‘Gran parte della distopia in questo film non è affatto finzione’

“L’umanità sta per affrontare una vera e propria resa dei conti e le persone devono scegliere la strada giusta, altrimenti non so quanto tempo ci rimanga con tutto quello che sta accadendo nel mondo: tecnologia, intelligenza artificiale, guerre, cambiamento climatico e la negazione di tutto questo”, dice a proposito di ‘Bugonia’ (remake del coreano ‘Save the green planet!’ del 2003) in sala stampa il regista greco Yorgos Lanthimos, Leone d’Oro qui nel 2023 con ‘Povere Creature’, “gran parte della distopia in questo film non è affatto finzione, ma riflette molto la realtà. Quindi non lo definirei necessariamente un film distopico, che nella mia mente significa presentare un’immagine del futuro e di ciò che è accaduto alla civiltà”.

Mattatrice del film la solita Emma Stone, rasata a zero e forse umana o forse aliena per gran parte del film, qui al Lido in abitino nero e taglio quasi alla maschietta, in gran forma: “Prima di tutto, cosa vi dice che non sia un’aliena anche io?”, risponde a una domanda formulata in modo un po’ pigro, riscuotendo in una risata la sala stampa. “Sì, faccio coming out” aggiunge poi, sgranando gli occhioni in modo tale da rendere impossibile capire se stia parlando sul serio o meno “io credo agli alieni!”.

Data al pubblico la performance da deliziosa eccentrica che da lei ci si aspetta, Stone più posatamente ha raccontato come per lei lavorare con Lanthimos sia ormai “come stare in famiglia”, e come ‘Bugonia’ sia a suo parere “rappresentativo di questo momento storico nel nostro mondo”, oltre che “davvero affascinante ed emozionante, divertente e folle, e pieno di vita”.

‘Gli attori stanno sempre dentro un personaggio’

Più dimessa e paradossalmente appropriata al film la conferenza stampa di ‘Jay Kelly’, una pellicola dominata in ogni modo dal corpo di attore e dalla spiritualità di George Clooney, che però marca visita in sala stampa per un “fortissimo attacco di sinusite”. E dopo tutto quel Clooney sullo schermo, forse non vi era ulteriore celebrazione più appropriata che un’improvvisa assenza.

“Abbiamo presto scoperto che se fai un film su un attore, stai facendo un film sull’identità, sulla performance e sulla ricerca di sé. Gli attori stanno sempre dentro un personaggio”, spiega il regista Noah Baumbach, ex enfant prodige dell’indie americano, poi sodale di Wes Anderson e di recente habitué del Lido, da ‘Marriage Story’ (2019) a oggi, “e in fondo è ciò che facciamo tutti nella vita. Cerchiamo di capire se la persona che mostro agli altri è davvero quella che sono, o se invece sono qualcun altro”. Magnetica la presenza dell’altro grande divo di ‘Jay Kelly’, Adam Sandler, che col suo personaggio rende omaggio al misconosciuto ed eclettico talento degli agenti dei divi. In assenza di Clooney, la domanda più divertente tocca a lui. Quando sarà il suo turno di fare un film sulla propria carriera, quale sarà la battuta finale? Sandler ci pensa un attimo, poi risponde: “Che diavolo è appena successo?”.