Culture

Addio a Renato Casaro, l'ultimo pittore del grande schermo

È stato il più noto illustratore italiano di manifesti e locandine per il cinema. Avrebbe compiuto novant'anni il prossimo 26 ottobre

Nel 2016 ad Albissola Comics
(Wikipedia/Alessio Sbarbaro)
30 settembre 2025
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L'ultimo dei grandi cartellonisti di cinema, l'uomo che ha dipinto il cinema è stato un'artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l'anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo. Renato Casaro, 90 anni il prossimo 26 ottobre, il più noto illustratore italiano di manifesti e locandine per il cinema, famoso a livello internazionale e influente cartellonista per il grande schermo, è morto nella sua città, Treviso. Era ricoverato da alcuni giorni per una broncopolmonite nel locale ospedale, dove si è spento.

Le sue locandine hanno fatto la storia del cinema con migliaia di opere per Francis Ford Coppola, Sergio Leone, Quantin Tarantino, Franco Zeffirelli, Claude Lelouch e tanti altri, nelle collaborazioni con le più prestigiose major di produzione di Hollywood. La sua arte è stata esaltata in una mostra, tra le tante nel mondo, che proprio Treviso gli aveva voluto dedicare nel 2022, con una esposizione curata dallo Studio Esseci, che documentava 170 film dei mille e più per i quali egli lavorò in tre diverse sedi cittadine, compreso il Museo Nazionale Collezione Salce che gli ha dedicato un'area.

Ultimo protagonista di un'arte ormai scomparsa, Casaro è stato il simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali. Il suo sodalizio con il cinema è iniziato quando, ancora ragazzo, creò le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano che venivano collocati all'ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, partì per Roma, per lavorare nello studio di Augusto Favalli, dove rimase per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i trucchi del mestiere. ‘Criminali contro il mondo’ (1955) fu il suo primo manifesto ufficiale. Poi nel 1957, sempre a Roma, Casaro aprì uno studio a proprio nome nel periodo d'oro di Cinecittà, avendo come committenti tutti i più grandi registi, da Jean-Jacques Annaud a Dario Argento, da Marco Bellocchio a Ingmar Bergman, da Bernardo Bertolucci a Luc Besson, da John Boorman a Milos Forman, e poi Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Sidney Lumet, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut e Carlo Verdone.

Casaro è riuscito a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir. Tra i suoi capolavori, i manifesti di ‘Lo chiamavano Trinità...’, ‘Rambo’, ‘I magnifici sette’, ‘C'era una volta in America’, ‘Amadeus’, ‘Il nome della rosa’, ‘Il tè nel deserto’, ‘L'ultimo imperatore’ e ‘C'era una volta a... Hollywood’.