Con la canzone ufficiale di Sanremo 2025 il dj italiano rappresenterà la Repubblica sul Titano all’edizione svizzera dell’Eurovision Song Contest
San Marino, che all’Eurovision vota l’Italia col contagocce, ha scelto ‘Tutta l’Italia’. In maggio, la tarantella di Gabry Ponte, sigla dell’ultimo Sanremo, rappresenterà la Repubblica sul Monte Titano a Basilea, segno della colonizzazione del Festival, che è finito da un mese e ancora occupa i palinsesti televisivi, e segno del valore del torinese Gabriele Ponte in arte Gabry, ex Eiffel 65, un dj da 5,5 miliardi di stream globali su Spotify, 3 dischi di diamante, 46 di platino, 26 d’oro e altri metalli preziosi. Gabry Ponte è colui che nel luglio scorso a Locarno fece tremare le vetrine dei ristoranti di Piazza Grande dopo i Ricchi e Poveri e i The Kolors, main act della grande festa italiana voluta dai colonizzatori di Moon and Stars.
L’Italia a Basilea ci sarà tre volte: Ponte col vero tormentone del Festival, Lucio Corsi a rappresentarla con ‘Volevo essere un duro’ al posto di Olly, vincitore del Festival in altre faccende affaccendato (e il cui pesante uso di autotune ha fatto arrabbiare Elio delle Storie Tese) e Tommy Cash con ‘Espresso macchiato’, canzone estone più che ironica sul Belpaese che a qualche italiano non ha fatto ridere.
Non che in ‘Tutta l’Italia’ non vi sia dell’autoironia: rielaborazione di luoghi comuni (“Spaghetti, vino e padre nostro”), omaggi a Toto Cutugno (“Lasciateci ballare con un bicchiere in mano”), corsi e ricorsi storici (“Beato santissimo Craxi / E quante monetine”, Roma 30 aprile 1993, Hotel Raphaël). Insomma, ‘Tutta l’Italia’ è l’Italia della grande bellezza e delle grandi contraddizioni, con i suoi “Ti amo” e un più generale “balla che ti passa”, perché del brano di Gabry Ponte quel che conta alla fine è il “tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Ita-lià”, inno da curve degli stadi, da recitarsi tendendo il braccio alla maniera degli ultrà e della dance (il braccio in avanti, ma non troppo teso, che non è il momento).
La selezione che ogni anno decide l’eurocantante del piccolo Stato ha cambiato nome – ‘Una voce per San Marino’ è diventato ‘Sanmarino Song Contest’ –, ma lo spettacolo televisivo ha mantenuto i suoi punti fermi: Al Bano che canta ‘Nel sole’, gli intoppi tecnici e i due presentatori a parlarsi l’uno sull’altro in nome della totale improvvisazione (poco jazzistica). Come se non fosse bastato Sanremo, Cristiano Malgioglio ha allietato anche il pubblico del Teatro Nuovo di Dogana, sede dell’evento. Anche i malumori per la classifica finale – Silvia Salemi, Bianca Atzei, Pierdavide Carone, Marco Carta e il sanmarinese Paco dal decimo posto in poi – parevano quelli del Festival all’annuncio di Giorgia sesta.
Quanto alla musica, l’Eurovision Song Contest è quella cosa in cui uno canta e gli altri fanno finta di suonare, ma con una qualità: l’Auto-tune non è ammesso e al netto di canzoni più o meno riuscite (Luisa Corna con una parodia della canzone eurovisiva è finita ultima), tutti quelli che sono saliti sul palco erano credibili. Anche la giuria giudicante, senza televoto, capace di far finire quinto il Subsonica Boosta (Davide Dileo, tastierista), con una bella cosa per pianoforte ed elettronica intitolata ‘Btw’ (By The Way), una cosa che all’Eurovision proprio non ci poteva andare ma che è stato un vero piacere ascoltare.
Nell’alternanza tra dance e heavy metal che è propria del concorso europeo, al secondo posto sono finiti altri italiani, i rockettari The Rumpled con ‘You Get Me so High’. Terzo l’ucraino Teslenko con ‘Storm’, che all’annuncio del terzo posto ha gridato il suo ‘Slava Ukraini’. Settima, dalla Svezia, la boyband (ma di boy cresciutelli) CRL con ‘Juliet’; solo terzultimi gli sloveni King Foo con la bella ‘The Edge of the World’, una di quelle cose transilvaniche tipiche dell’Eurovision Song Contest che domani a Zurigo presenterà Zoë Më, alla quale sono affidate le sorti musicali della Svizzera a Basilea. L'artista rossocrociata non potrà fare più di Nemo, che l’anno scorso vinse, ma una bella canzone potrebbe pure bastare. Nessuno ancora conosce il titolo. Zoë Më vive tra Berlino e Friburgo, difficilmente s’intitolerà ‘Tutta la Svizzera’.