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Zoë Më: ‘Nulla cambia nei miei programmi’

Decima in classifica, non torna a casa a mani vuote: suo il Marcel Bezençon Composer Award alla migliore composizione. L'8 agosto sarà a Locarno in Rotonda

All’alba di domenica
(Keystone)

Quando mancano dieci minuti alle tre del mattino, con Klavdia e la delegazione greca già in un tripudio di selfie e bandiere per l’onorevole sesto posto, nella stessa hall dell’hotel che porta il nome di un noto gelato arriva Zoë, felpa rossocrociata ed espressione di chi ha già assorbito gli ‘zero points’ dati dal pubblico, perché è certo che non passerà la vita a fare concorsi canori e nemmeno la stava passando. Zoë ha una storia, anche discografica, e da quella ripartirà da oggi. “Nulla cambia nei miei programmi”, dice a poca distanza dal verdetto, “ho dei festival estivi ai quali parteciperò, ci sono tanti concerti in vista”.

Zoë Më non lascia Basilea a mani vuote: ha vinto il Marcel Bezençon Composer Award per la migliore composizione, premio attributo a ‘Voyage’ da tutti i compositori delle canzoni in gara nell’edizione corrente. Premio che va ad aggiungersi al piccolo plebiscito delle giurie nazionali durante la gara, fatto di piazzamenti dal 7 in su più che di ‘douze points’, arrivati da Polonia, Spagna ed Estonia. Seconda nel gradimento delle giurie, Zoë è scivolata al decimo posto per assenza di gradimento del pubblico, e quale sia il criterio di giudizio di un pubblico televisivo è informazione che risolverebbe le carriere. Forse sarebbe meglio parlare di pubblico eurovisivo, che è un mondo a sé, o forse è solo che da Salvador Sobral in poi, che nel 2017 vinse con l’acustica ‘Amar pelos dois’, i volumi si sono alzati, i ritmi si sono fatti più serrati e per la dolcezza non c’è più tempo. Almeno in un megashow come l’Esc.

“Ci sono stati momenti molto forti che porto con me”, dice Zoë. “Il primo quando sono salita sul palco per la prima volta, e non vedevo l’ora di tornarci. Il secondo, al di là del risultato del pubblico, è stato vedere la Svizzera così in alto dopo le votazioni delle giurie”. ‘Voyage’ è una canzone che resterà, come altre canzoni d’autore che di tanto in tanto garantiscono piena dignità a un evento che non può rinunciare agli effetti speciali, perché lanciato come un treno in corsa e dipendente dal dover stupire. Si pensi a Raphael Gualazzi (‘Madness of Love’) o addirittura a Franco Battiato, nel 1984 con Alice a cantare ‘I treni di Tozeur’. A modo suo, anche Lucio Corsi docet: ‘Volevo essere un duro’ non è dance e nemmeno tarantella.

Prepariamoci ad applaudire Zoë l’8 agosto a Locarno nei giorni del cinema, ambiente naturale della performance di Basilea, per quel piano sequenza di tre minuti e poco più con il pubblico citabile nel cast tecnico grazie a un “accendete i vostri smartphone” che ha trasformato gli spalti della St. Jakobshalle in un cielo stellato. La Svizzera della musica, quella che sta oltre gli Schweizer Talente e le gare canore, ha un piccolo gioiello chiamato Zoë Më: chi le sta di fianco abbia di lei la massima cura, che di artisti e artiste che si sono persi e perse è pieno il mondo.