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‘Le Pays d'Arto’, film sull'oggi, ha aperto la piazza

L'opera della franco-armena Tamara Stepanyan, abile documentarista con sicurezza da acquisire nel guidare la recita, ha raccolto applausi

7 agosto 2025
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Scegliere un film per aprire un Festival non è certo cosa facile, e la scelta di Giona A. Nazzaro, confermatissimo direttore artistico del Festival di Locarno, è stata certamente intrigante per questa edizione numero 78: ‘Le Pays d’Arto’ della regista franco-armena Tamara Stepanyan, un film che s’inserisce pienamente nel clima che stiamo vivendo con le crisi di Gaza e Kiev e con l’accendersi di nuovi focolai e il rinvigorimento di altri, compreso il fronte tra Armenia e Azerbaigian che nel film di Stepanyan fa più che da sfondo. Proprio in questo 2025 la brava e premiata documentarista ha presentato ‘Mes fantômes arméniens’, e la dichiarazione che appare sul catalogo del Festival spiega bene il suo stato d’animo in questo momento: “Io non vivo più in Armenia, ma è un Paese che mi perseguita come un braccio amputato, che vive dentro di me come un fantasma. Perché ci ritorno così spesso, perché questo immenso desiderio di girare proprio lì? A spingermi sono l’ansia e le domande”, e questa ansia ben si imprime e si legge nel film che ha aperto Piazza Grande.

Innanzitutto, apprezziamo della regista la scelta di due attrici, Camille Cottin e Zar Amir (Zahra Amir Ebrahimi), ben note al grande pubblico del cinema internazionale, la prima come protagonista di diverse serie di successo (‘Call My Agent!’, ‘Killing Eve’) e di film importanti come ‘Golda’ per la regia di Guy Nattiv e ‘L’impero’ (L’Empire) di Bruno Dumont. Cottin è un’attrice che ‘aggiunge’ nella recita e ben si confronta con un’attrice che ‘toglie’ diventando essenziale, ovvero Zar Amir, già premiata a Cannes 2022 come miglior attrice per ‘Holy Spider’ di Ali Abbasi.

Capirsi e capire

Camille Cottin è Céline, una vedova parigina che arriva in Armenia per ottenere un certificato di nascita del marito Arto, armeno, morto suicida, il documento le serve per sistemare la situazione legale dei figli. Con stupore e rabbia scopre che Arto le aveva mentito addirittura sul nome. Di più: scopre che in patria è considerato un traditore e per lei comincia un road movie geografico e dell’anima. Incontra un’altra donna (Zar Amir) segnata dalla guerra che sta ancora combattendo, il suo uomo è rimasto invalido in un’operazione militare, suo padre non ha smesso di combattere; la donna offre a Céline la possibilità di capirsi e capire, lei inizia a essere non più solo sposa o madre. E raggiunge il suo obiettivo: Céline impara a dare sepoltura a un fantasma. Tamara Stepanyan si dimostra abile documentarista, forse le manca ancora sicurezza nel guidare la recita, ma porta lo stesso bene il film verso gli applausi.

Questa sera

Benvenuti alla festa di mia figlia

“Un film sul potere, sui legami di sangue e la violenza dei privilegi”. Così il regista Miguel Ángel Jiménez riassume ‘The Birthday Party’, stasera in Piazza Grande, film in cui il magnate Marcos Timoleon (Willem Dafoe) organizza la festa di compleanno della figlia Sofia, sua unica erede, occasione per molti di approfittare della sua ricchezza. Prima della proiezione, la consegna del Rezzonico Award a Georges Schoucair e Myriam Sassine della libanese Abbout Productions.


Willem Dafoe