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O Capitano, mio Capitano. O Cowboy, mio Cowboy

Usciva cinquant’anni fa ‘Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy’, storia di Elton e Bernie, due ventenni che scrivevano canzoni che nessuno voleva

Bernie Taupin ed Elton John, anno 1971
(Wikipedia)
5 maggio 2025
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“La prima volta che lo vidi stava ballando con Tony. Nulla di male, a parte il fatto che Tony era travestito da Elisabetta II. Mi piacque immediatamente. Non solo perché era un ex Beatle, in quanto tale uno dei miei idoli. Era un Beatle convinto che promuovere il suo nuovo disco ballando con un uomo vestito da regina fosse un’ottima idea”. Era il 1973, Tony era il promoter Tony King, il disco ‘Mind Games’ e quando Elton John incontrò John Lennon gli sembrò di conoscerlo da una vita. Più tardi gli avrebbe detto che la vita, l’ex Beatle gliel’aveva proprio cambiata. Nel giugno dell’anno dopo, Elton registrava con Lennon ‘Whatever Gets You Through The Night’, su ‘Walls and Bridges’, disco che tanto piacque a Yoko Ono anche se in quel momento lei e John erano ognuno per sé. Per via di una scommessa, quella che il brano sarebbe finito primo in classifica, il 28 novembre 1974 Lennon salì per l’ultima volta sopra un palco al concerto di Elton al Madison Square Garden di New York, per cantare con lui la canzone e insieme ‘Lucy In The Sky With Diamonds’ e ‘I Saw Her Standing There’.

In nome dell’amicizia, nell’estate del 1974 Elton John aveva accompagnato la ex moglie di Lennon, Cynthia, e il figlio Julian a New York in nave. Sulla tratta Southampton-New York aveva scritto per intero ‘Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy’, album doppiamente autobiografico che registrarlo “fu semplice come scriverlo”. Uscito nel maggio del 1975, il disco entrò direttamente al n.1 della classifica statunitense, cosa mai successa sino ad allora a nessun artista. Il 1975 era l’anno in cui su qualsiasi radio d’America ci si volesse sintonizzare, presto o tardi si sarebbe ascoltata una canzone di Elton John. A cominciare da ‘Philadelphia Freedom’, dedicata alla stella del tennis Billie Jean King e alla sua squadra, The Philadelphia Freedoms. Il philly sound del pezzo piacque pure a quelli di ‘Soul Train’, la Mecca televisiva della black music, che in maggio volle Elton John nello show, primo artista bianco a parteciparvi.


La copertina, con i disegni di Alan Aldridge

Sulla France

A ogni scoccar di mezzogiorno, nel salone Debussy del vecchio transatlantico chiamato ‘France’, il 27enne Elton John con i capelli tinti di verde chiaro prendeva posto al pianoforte durante la pausa pranzo della pianista ufficiale della nave; spodestata, ella si rifugiava al piano di sopra dove stava un secondo pianoforte, con il quale a volte accompagnava una cantante lirica e faceva deliberatamente un gran baccano. Vista l’assenza a bordo di un registratore, le dieci nuove canzoni furono memorizzate e poi registrate al Caribou Ranch di Nederland in Colorado, studio che aveva fornito il titolo per l’album precedente, ‘Caribou’, quello con dentro ‘Don’t Let The Sun Go Down On Me’, che un Elton John fresco dipendente dalla cocaina avrebbe tanto voluto cancellare.

‘Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy’ narra dei sogni di gioventù del pianista e del fido paroliere Bernie Taupin, i cui testi coprono il periodo compreso tra l’inserzione che portò all’incontro tra il Capitano Fantastico (Elton, ritratto in copertina a cavallo di un pianoforte) e il Cowboy (Bernie, sul retro del disco in una sfera di plastica trasparente con dentro i suoi mondi), di lì sino al primo album ‘Empty Sky’ (1969), così poco gratificante che se l’anno dopo non fosse arrivata ‘Your Song’ non sarebbero esistiti né il Capitano Fantastico e tanto meno il Cowboy. “‘Captain Fantastic’ è forse l’unico album che abbiamo mai realizzato in cui ogni traccia rientra in un sistema coerente, senza elementi di disturbo”, dirà di quel concept Taupin. Il ritratto d’infanzia dei due nel brano d’apertura, che dà il titolo al disco, le insidie del music business in ‘Tower Of Babel’, la gavetta in ‘Bitter Fingers’ (“Sento che serve una svolta, sono stanco di trallallà e ladidà”), le difficoltà dell’uomo di campagna (Bernie) a inserirsi nella vita di città in ‘Tell Me When The Whistle Blows’. E poi ‘Someone Saved My Life Tonight’, storia di uno scampato suicidio.


Wikimedia
Hollywood Walk of Fame, 25 ottobre 1975

Grazie a Dio la mia musica è ancora viva

Nel 1975 Elton John si drogava da almeno un anno per gli amori non corrisposti e per l’amara presa di coscienza che l’aver cambiato nome all’anagrafe in Elton Hercules John non aveva cancellato l’insicuro Reginald ‘Reg’ Dwight, ancora chiuso in camera mentre i suoi litigavano, con tutti i problemi di accettazione di sé e del proprio corpo intatti. L’Elton che vestiva in modo ‘flamboyant’ era sempre il Reg che fuggiva dalle rigide imposizioni paterne e che nel 1968 stava per sposarsi perché così pensava andasse la vita. ‘Someone Saved My Life Tonight’ è la sintesi del quasi matrimonio con Linda Woodrow, conosciuta in un locale di Sheffield. Convinto da Long John Baldry, per il quale al tempo suonava, a lasciarla perché deleteria, Elton tentò di farla finita aprendo il gas, ma dimenticandosi le finestre aperte. Pur “soffocato” da lei, “regina dominatrice“, “principessa appollaiata sulla sua sedia elettrica”, si era infine liberato (“Thank God my music’s still alive”).

Con i Beach Boys anch’essi di casa al Caribou Ranch, e con in testa la loro ‘God Only Knows’, Elton aveva sfornato il momento più intenso di ‘Captain Fantastic’, cui si unisce un piccolo trattato dell’amore scevro da implicazioni sessuali intitolato ‘We All Fall In Love Sometimes’, ovvero l’amore per Bernie, “il migliore amico che avessi mai avuto”. ‘Curtains’, che è un tutt’uno con la precedente e chiude il disco, suggella la storia di due ventenni che alla fine del 1969 scrivevano canzoni che nessuno voleva cantare.

Altri piccoli suicidi

Poco dopo l’uscita di ‘Captain Fantastic’, sempre più preda dei suoi up & down, Elton John licenzia Nigel Olsson e Dee Murray (1946 -1992), la sezione ritmica della Elton John Band. Vuole “una vera rock band” e dalle session di ‘Empty Sky’ e ‘Tumbleweed Connection’ recupera il chitarrista Caleb Quaye, il batterista Roger Pope (1947 - 2013), prende in prestito Jeff ‘Skunk’ Baxter dai Doobie Brothers e chiama il giovane tastierista James Newton Howard, più tardi e più volte candidato all’Oscar per le sue colonne sonore, da ‘Pretty Woman’ a ‘Batman’ a ‘Hunger Games’. Una vera macchina da guerra, con il biondo Davey Johnstone alle chitarre, unico superstite della band dismessa, e Amsterdam quale sede di prove generali, con tutti gli stupefacenti annessi e connessi: “La raffinatezza estetica del Grachtengordel (quartiere della città, ndr) ci sfuggì del tutto”, ricorda Elton nella sua autobiografia. “Eravamo troppo impegnati a sniffare coca e soffiarci il fumo dalle canne l’uno nella bocca dell’altro. Ringo (Starr, venuto ad assistere alle prove, ndr) era talmente fatto che a un certo punto chiese di poter entrare nella band”. Quaye ricorda invece che “dopo avere sniffato cocaina per quattro giorni di seguito”, Ringo non ricordava cosa fosse ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’.

“A ventott’anni ero la pop star più grande del mondo”, scrive ancora Elton ricordando quei giorni. “Stavo per fare i concerti più prestigiosi della mia carriera, ero circondato da amici e familiari, felici di condividere il mio successo. Fu allora che decisi nuovamente di tentare il suicidio”. All’overdose di Valium al Caribou Ranch durante le session di ‘Rock Of The Westies’, album registrato e uscito nello stesso anno, era seguito il crollo psicofisico a ridosso dei concerti al Dodger Stadium di Los Angeles dell’ottobre 1975: una seconda overdose di Valium, la caduta in piscina, la rianimazione e tutto il resto, fedelmente ricostruito nel biopic ‘Rocketman’.

Poco prima, in giugno, ‘Captain Fantastic’ aveva avuto il suo battesimo dal vivo al Wembley Stadium di Londra nel ‘Midsummer Festival’, concertone nel quale suonarono gli Stackridge (sotto contratto con la Rocket Records, di proprietà del pianista), i Rufus con Chaka Khan, Joe Walsh, gli Eagles e i Beach Boys. Anche quello fu un mezzo suicidio: “Se decidi di salire sul palco dopo che i Beach Boys hanno suonato quasi per intero un catalogo di successi fra i più memorabili della storia del pop, è una pessima idea eseguire uno dopo l’altro dieci pezzi nuovi che il pubblico non conosce ancora bene”. A metà album, lo Stadium si era svuotato: “Per quanto successo tu possa avere”, chiosa Elton, “le figure di merda sono sempre dietro l’angolo”.

E non puoi tornare indietro

C’è un altro ponte tra Elton John e i Beatles ed è la copertina di ‘Captain Fantastic’. Barocca, psichedelica, art nouveau, è opera di Alan Aldridge (1938 - 2017), colui che disegnò il libro ‘The Beatles Illustrated Lyrics’. Nel 1975 che è stato anche l’anno di ‘Tommy’, l’opera rock degli Who in cui Elton aveva soffiato all’amico-rivale Rod Stewart il ruolo di ‘Pinball Wizard’ (il mago del flipper, dall’omonima canzone), la Bally, azienda leader nel settore dei flipper, aveva messo in produzione quello di ‘Captain Fantastic’. E sempre il flipper ci porta all’ultimo Elton John, quello di ‘Who Believes in Angels?’, disco scritto e cantato insieme a Brandi Carlile sulla cui copertina i due appaiono dentro una gigantesca pinball machine. Quasi pare il seguito di ‘Captain Fantastic’, il cui seguito si chiama invece ‘The Captain and the Kid’.

Uscito nel 2006, il sequel riprende da dove ‘Captain Fantastic’ aveva lasciato: l’arrivo negli States (‘Postcards From Richard Nixon’), l’altro lato del successo (‘Tinderbox’), le droghe (‘And The House Fell Down’), la nostalgia dei tempi andati (‘Old ’67’), con Elton e Bernie passati dal gelo di Oxford Street al clima mite del Sud della Francia, a brindare all’innocenza che fu. A chiudere, il brano che intitola il sequel e cita la canzone d’apertura di ‘Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy’, album che è forse il punto più alto della carriera di Sir Elton John: “E non puoi tornare indietro, e se ci provi fallisci. Guardo in alto e vedo un chiodo arrugginito, e un cartello appeso che dice ‘Verità in vendita’. È quel che abbiamo fatto: niente bugie, solo un’altra storia sul Capitano e il ragazzo”.


Keystone
Elton & Bernie