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Brown, Freddie e Steckel: Bellinzona riscopre di amare il blues

Un sabato a ritmo serrato quello del Bellinzona Blues Festival, dall'inizio ‘oltraggioso’ fino ai Cannonballs, prima della conclusione ‘infernale’

Eric Steckel
(Ti-Press / Pablo Gianinazzi)
27 luglio 2025
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Se venerdì era stato un primo esperimento, alla seconda serata del Bellinzona Blues Festival il pubblico torna attrezzato, pronto a correggere i propri errori logistici del giorno prima: la piazza inizia a riempirsi prima ancora del primo accordo, con sgabelli pieghevoli schierati come avamposti e selfie stick a scandire il ritmo come metronomi involontari. Una coreografia svizzera applicata a quella che, in teoria, dovrebbe essere la musica del caos.

Il sole è alto, ma basta una pennata di Al Brown – definito “oltraggiosamente talentuoso” – perché il pubblico dimentichi che ballare di giorno è quasi contronatura. Stavolta nessuno si sottrae: forse per il vento che invita ad accorciare le distanze in cerca di riparo, forse per una nostalgia accesa da quegli assoli che sfiorano il lessico elettrico di Jimi Hendrix, a cui Brown si dichiara devoto.

Il Bellinzona Blues Festival marcia spedito, come una staffetta che non concede tregua né al palco né al pubblico. E forse non è un caso che, seguendo questo ritmo serrato, anche la musica acceleri sempre di più dall’arrivo dei Freddie & the Cannonballs: l’atmosfera si scalda, vira verso un seppia cinematografico, con il sax che entra e il groove anni Sessanta che prende il controllo della serata. Sul palco anche una serie di ospiti, perché “nel blues si fa così, si chiamano gli amici” – e su quest’onda condivisa non manca il saluto a Marco Marchi. La band dimostra il motivo per cui, tra altri riconoscimenti, si è aggiudicata il titolo di Best Artist 2025 agli Swiss Blues Award. Ma, come ricorda il frontman, “il premio più bello è sempre la piazza piena”.

In rovesciata

E se fino a quel momento il pubblico aveva ballato, ignaro di ciò che stava per succedere, l'arrivo di Eric Steckel sconvolge il copione. Presentato dai conduttori con un'inquietante promessa – “se il blues è la musica del diavolo, allora andiamo felici all’inferno” – Steckel si rivela un profeta perfetto di quel culto. A soli 34 anni è già inserito tra i 100 migliori chitarristi blues di sempre, eppure ciò che suona ha ormai deragliato dalle linee tradizionali del genere per approdare a un blues-metal. Certo, non è per tutti. Chi si era appena riscaldato, pronto a scuotere i fianchi fino a tardi, si trova di fronte a un freak show che non invita a ballare, ma ad alzare il telefono e riprendere quella supernova che è esplosa sopra i tetti di Bellinzona. Steckel sfida basso e batteria in un duello serrato, e accelera fino al punto in cui non è più la folla a rispondere al palco, ma il palco a imporsi sulla folla. E noi possiamo solo restare a guardare, ammutoliti.

Con i grandi nomi di quest’anno, il Bellinzona Blues Festival dichiara di avere fame di futuro. Se questa edizione ha già reso la piazza il centro gravitazionale della città – anche se per soli due giorni – cosa succederà salendo la scala decimale, insieme alle aspettative?


Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Freddie & The Cannonballs


Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Al Brown