Un sabato a ritmo serrato quello del Bellinzona Blues Festival, dall'inizio ‘oltraggioso’ fino ai Cannonballs, prima della conclusione ‘infernale’
Se venerdì era stato un primo esperimento, alla seconda serata del Bellinzona Blues Festival il pubblico torna attrezzato, pronto a correggere i propri errori logistici del giorno prima: la piazza inizia a riempirsi prima ancora del primo accordo, con sgabelli pieghevoli schierati come avamposti e selfie stick a scandire il ritmo come metronomi involontari. Una coreografia svizzera applicata a quella che, in teoria, dovrebbe essere la musica del caos.
Il sole è alto, ma basta una pennata di Al Brown – definito “oltraggiosamente talentuoso” – perché il pubblico dimentichi che ballare di giorno è quasi contronatura. Stavolta nessuno si sottrae: forse per il vento che invita ad accorciare le distanze in cerca di riparo, forse per una nostalgia accesa da quegli assoli che sfiorano il lessico elettrico di Jimi Hendrix, a cui Brown si dichiara devoto.
Il Bellinzona Blues Festival marcia spedito, come una staffetta che non concede tregua né al palco né al pubblico. E forse non è un caso che, seguendo questo ritmo serrato, anche la musica acceleri sempre di più dall’arrivo dei Freddie & the Cannonballs: l’atmosfera si scalda, vira verso un seppia cinematografico, con il sax che entra e il groove anni Sessanta che prende il controllo della serata. Sul palco anche una serie di ospiti, perché “nel blues si fa così, si chiamano gli amici” – e su quest’onda condivisa non manca il saluto a Marco Marchi. La band dimostra il motivo per cui, tra altri riconoscimenti, si è aggiudicata il titolo di Best Artist 2025 agli Swiss Blues Award. Ma, come ricorda il frontman, “il premio più bello è sempre la piazza piena”.
E se fino a quel momento il pubblico aveva ballato, ignaro di ciò che stava per succedere, l'arrivo di Eric Steckel sconvolge il copione. Presentato dai conduttori con un'inquietante promessa – “se il blues è la musica del diavolo, allora andiamo felici all’inferno” – Steckel si rivela un profeta perfetto di quel culto. A soli 34 anni è già inserito tra i 100 migliori chitarristi blues di sempre, eppure ciò che suona ha ormai deragliato dalle linee tradizionali del genere per approdare a un blues-metal. Certo, non è per tutti. Chi si era appena riscaldato, pronto a scuotere i fianchi fino a tardi, si trova di fronte a un freak show che non invita a ballare, ma ad alzare il telefono e riprendere quella supernova che è esplosa sopra i tetti di Bellinzona. Steckel sfida basso e batteria in un duello serrato, e accelera fino al punto in cui non è più la folla a rispondere al palco, ma il palco a imporsi sulla folla. E noi possiamo solo restare a guardare, ammutoliti.
Con i grandi nomi di quest’anno, il Bellinzona Blues Festival dichiara di avere fame di futuro. Se questa edizione ha già reso la piazza il centro gravitazionale della città – anche se per soli due giorni – cosa succederà salendo la scala decimale, insieme alle aspettative?
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Freddie & The Cannonballs
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Al Brown