La band svedese pubblica "The Hives Forever Forever The Hives" con collaborazioni di Mike D e Josh Homme
C'è chi li ha definiti "una forza della natura", e per Joe Strummer dei The Clash hanno persino salvato il rock'n'roll. Con "Veni Vidi Vicious" sono entrati nella storia, conquistando un posto tra i 100 migliori dischi del decennio secondo Rolling Stone. Oggi The Hives – Howlin' Pelle, Chris Dangerous, The Johan And Only, Nicholaus Arson e Vigilante Carlstroem – tornano alla carica con "The Hives Forever Forever The Hives", settimo album in studio in uscita il 29 agosto per Play It Again Sam.
Tredici brani scritti in Svezia, tra il loro sound inconfondibile e la produzione condivisa con Pelle Gunnerfeldt e Mike D dei Beastie Boys. Dopo il ritorno del 2023 con "The Death of Randy Fitzsimmon"s, che ha messo fine a dieci anni di silenzio conquistando la critica, i cinque di Fagersta hanno registrato tra gli studi di Yung Lean/YEAR0001 e il leggendario Riksmixningsverket di Benny Andersson degli Abba, a Stoccolma. Alla regia ancora una volta Gunnerfeldt, con la supervisione transoceanica di Mike D da Malibu e i consigli di Josh Homme dei Queens of the Stone Age.
"Il fatto di essere stati 11 anni senza pubblicare musica non è stato duro solo per i fan, lo è stato anche per noi - racconta all'AdnKronos Nicholaus Arson -. Ora stiamo cavalcando il momento. Ci piace avere nuovo slancio, fare un disco e farne subito un altro. È una bella sensazione. Una band dovrebbe pubblicare dischi, suonare e pubblicare. Noi ci troviamo in questa fase". I testi della band hanno sempre avuto un tono ironico, tagliente e a volte surreale, e questo nuovo lavoro non fa eccezione. "Molti brani, come 'Born a Rebel' o 'Enough is Enough', parlano di averne abbastanza e di voler rompere le regole. Direi che è il tema principale. Ma per il resto, lo stile dei testi è rimasto intatto". Il disco suona particolarmente arrabbiato, ma la band non rinuncia al divertimento: "In generale c'è tanto per cui arrabbiarsi - osserva Arson -. Ma non siamo solo arrabbiati. Le nostre canzoni sono sempre state, in un certo senso, anche musica da festa che parla di cose serie".
E di motivi per essere arrabbiati, spiega, ce ne sono ovunque: "Basta guardare il telegiornale per tre minuti e mezzo e finisci per essere arrabbiato con il mondo intero. Se passi cinque secondi sui social, ti arrabbi anche per quelli". Nel nuovo album hanno lasciato il segno anche Mike D e Josh Homme. "Josh è stato più un consulente a distanza, al telefono. Mike D invece è stato molto più coinvolto, in maniera pratica, sulle canzoni. Ha fatto dei suoi demo. È stato molto hands-on". I brani spaziano dalla riflessione sociale al racconto autobiografico: "Enough Is Enough" è una critica all'eccesso di tempo trascorso sui social, "Born A Rebel" celebra la ribellione, "The Hives Forever Forever The Hives" è un inno alla band stessa. "'Legalize Living' ha un testo molto importante. È un invito a essere liberi di divertirsi" aggiunge Arson.
Gli Hives sono celebri per l'energia dei loro concerti, e questo influenza anche la scrittura. "Le canzoni devono funzionare dal vivo, quindi ci pensiamo quando le scriviamo. Il rock’n’roll è musica per persone con poca pazienza. Se sentiamo che in un brano passa troppo tempo prima di arrivare al ritornello o a un riff, tagliamo tutto". Il loro stile visivo è altrettanto iconico. In questo disco si presentano vestiti da re, con tanto di corona: "Era solo questione di tempo prima di scivolare nei panni di un re. È anche una dichiarazione precisa: torniamo con un disco che dice 'The Hives Forever Forever The Hives', e siamo cinque re. È buffo avere cinque re, più di un mazzo di carte. Soprattutto, vestirsi da re e cantare canzoni che parlano di mettere in discussione l’autorità è una bella contraddizione". Sul palco, però, le corone non ci saranno: "Sono così scomode è come avere una sedia in testa".
Nonostante il tempo passato, gli Hives si sentono ancora parte della scena rock: "Qualunque band incontriamo è fan degli Hives - ammette Arson -. Soprattutto quelle giovani: sono cresciute ascoltando noi. Questo ci rende forse più rilevanti che mai". Dopo anni, la parte più divertente resta la stessa: "Andare in giro a suonare, interagire con i fan ai concerti, vedere il moshpit in azione. E poi viaggiare: in Italia mangio la pizza, in Messico i tacos, negli Stati Uniti hamburger e milkshake. La mia parte preferita è cibo e rock'n'roll". E se dovessero spaventare un fan dei Coldplay? "La cosa più spaventosa e impressionante è il nostro live. Dal vivo potremmo farlo con qualunque brano".