laR+ Pensiero

Il ragazzo nel riale

Dicono che fumava per stordirsi, ma chissà, forse lo faceva per scacciare l’angoscia in quella prigione. Avete già visto il Centro di Pasture?

(Ti-Press)
10 aprile 2025
|

L’hanno trovato proprio a due passi del campo da calcio dove avevo incontrato Jean-Louis. Era lì steso nell’acqua del riale, immobile, sfiorato dalle erbe. Come si chiamava? Un algerino di quattordici anni, mi hanno detto.

L’hanno trovato i suoi compagni del Centro, m’hanno detto. Perché io giro poco, con questa gamba faccio fatica a muovermi, alla mia età, però la memoria è buona. Per esempio Jean-Louis, non lo dimentico. Si era commosso, a raccontarmi la sua storia nell’Osteria dei Soci accanto al campo da calcio, lì vicino c’erano quelli che chiacchieravano e non gliene importava un fico secco, per loro quel ragazzo nero non esisteva. Ma io non dimentico che una sera si è salvato, è scappato dal Centro, che per lui non era nient’altro che una prigione, ha preso il treno e adesso è in Francia, ha trovato lavoro: se non scappi, qui, ti rispediscono nel Paese da dove sei fuggito, perché dicono che laggiù la situazione non è più pericolosa.

L’hanno trovato tra le erbe del riale, proprio lì dove io andavo da bambino coi calzoni corti a giocare con il Mario e il Bruno: ricordo che si mettevano i legnetti sull’acqua del riale e giocavamo al Tour de Suisse, seguivamo i corridori lungo il ruscello per vedere chi arrivava primo al traguardo, il mio legnetto era Hugo Koblet...

Quel ragazzo aveva quattordici anni, mi hanno detto. Aveva un fratello, ma non si sa dove sia. Non si sa chi siano, questi ragazzi che arrivano qui e nessuno gli dà una mano. E adesso non parla più, l’algerino, non può più raccontarci la sua storia come ha fatto Jean-Louis con me. Chissà se gli faranno il funerale?

Dicono che preferiva stare con quelli grandi. Una sera, dopo i giorni del Ramadan, è uscito da solo e nessuno se n’è accorto, e sì che il Centro è sorvegliato al massimo, mi hanno detto, quelli di Berna non scherzano, ma lui se n’è andato lo stesso. Forse voleva farla finita? Come ha fatto a morire?

E non è l’unico. Io mi sposto malvolentieri alla mia età, ma la memoria è buona. E ricordo Youssuf, quel ragazzo del Mali rimasto fulminato sul tetto di un vagone a Balerna e quell’altro, Mohammed, il marocchino travolto dal treno a Chiasso e quello che si è buttato dal ponte qualche anno fa e... Ma nei bar dicono solo che sono lazzaroni a vanno in giro a ciondolare e ne fanno di tutti i colori.

Era bello, un ragazzo un po’ malinconico, mi hanno detto. Preferiva stare con i grandi del piano di sopra e faceva fatica ad alzarsi dal letto la mattina, chissà cosa stava sognando. Sapeva spagnolo e francese, oltre all’arabo, era stato in Spagna, per quello sapeva lo spagnolo. E parlava francese come Jean-Louis, che si è salvato e adesso è in Francia, ve l’ho già detto, invece lui ci ha lasciato la pelle a quattordici anni, chi lo ricorderà? Non lo vedevano da tre giorni, al Centro, perché non si sono preoccupati? Hanno scritto sul giornale che faceva i furtarelli. Per forza, le scarpe si erano rotte nella lunga marcia dall’Algeria, e così ne aveva preso un paio dove le aveva trovate, ma non gli andavano bene, mi hanno detto, non era il numero giusto, non aveva neanche potuto adoperarle.

Dicono che fumava per stordirsi, ma chissà, forse lo faceva per scacciare l’angoscia in quella prigione, l’avete già vista? Avete già visto il Centro di Pasture? La rete metallica? Le porte sbarrate? Il paesaggio squallido? E allora una sera lui ha preso e se n’è andato, ha cercato la libertà e ha trovato la morte. Ma non bisogna dirlo, qui hanno tutti la bocca tappata; e ho sentito anche che qualcuno ha fatto le faccine che ridono sul telefonino, come si dice, gli emoticon, quando hanno saputo che l’algerino non c’era più. Chissà se gli faranno il funerale, sua mamma non si sa dove sia, forse voleva andare a trovare suo fratello chissà dove.

Intanto la Sem di Berna taglia i viveri a quelli che lavorano per i richiedenti, mi hanno detto. Non gli pagano più neanche il biglietto del bus che devono prendere per andare a scuola; sì, perché il nostro Cantone li fa andare a scuola, questi ragazzi di sedici anni. Per fortuna, perché io mi ricordo che Jean-Louis voleva studiare e imparare un mestiere, questo non lo dimentico. Ma mi pare che a quelli di Berna non gli interessa un fico secco né di Jean-Louis né di questo ragazzo algerino, Aziz, di quattordici anni, che una sera è stato trovato in un riale del Mendrisiotto, carezzato dalle erbe di primavera.