Scienze

Possibile vita aliena su un pianeta distante 140 anni luce

C‘è anche la prova che Marte era abitabile. Segnali incoraggianti, secondo gli studiosi, ma non si può ancora dire che siano state trovate tracce di vita

Grazie anche a Curiosity
(Keystone)
17 aprile 2025
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Gli indizi della possibile presenza di vita fuori dalla Terra non sono mai stati così promettenti: un pianeta distante 140 anni luce e osservato da 9 anni sembra avere la firma di composti che sulla Terra sono prodotti solo da forme di vita, principalmente da microrganismi come il fitoplancton marino; molto più vicino a noi, su Marte, sono stati visti per la prima volta giacimenti di carbonati, minerali prodotti dalla CO2 presente nell'antica atmosfera del pianeta, quando era caldo e ricco di oceani. Quanto basta perché i ricercatori possano dire che in passato Marte è stato abitabile. Sono segnali incoraggianti, ma non ci sono ancora elementi per affermare che siano state trovate tracce di vita. La buona notizia è che si sono aperte strade nuove e interessanti per cercare nell'universo forme di vita anche potenzialmente diverse dalla quelle note sulla Terra.

Il primo risultato è pubblicato dall'Università britannica di Cambridge su The Astrophysical Journal Letters. Si basa sui dati del telescopio spaziale James Webb e riporta quello che, per i ricercatori guidati da Nikku Madhusudhan, è l'indizio finora più promettente della possibile esistenza di forme di vita in un pianeta esterno al Sistema Solare. Gli stessi ricercatori dicono però che la cautela è d'obbligo perché non ci sono elementi sufficienti per poter parlare di una scoperta e che sono necessarie ulteriori osservazioni. Il pianeta si chiama K2-18b e orbita attorno alla sua stella nella zona abitabile, ossia a una distanza tale da avere acqua liquida in superficie. Dalle osservazioni fatte nel 2016 e nel 2017 dal telescopio Hubble risultava che il pianeta fosse una super Terra, ossia un pianeta roccioso dalle dimensioni maggiori del nostro, ricco di acqua, idrogeno ed elio. Nel 2020 però una ricerca dell'Università California a Riverside dimostrò che le possibili ‘firme’ della vita osservate fino ad allora non erano attendibili. La ricerca di Cambridge, utilizzando strumenti diversi, ha ora trovato nell'atmosfera del pianeta le impronte del solfuro di dimetile (Dms) e del disolfuro di dimetile (Dmds), anche se a concentrazioni migliaia di volte superiori a quelle presenti sulla Terra.

È la prima volta che vengono identificate molecole a base di carbonio nell'atmosfera di un esopianeta nella zona abitabile. Pianeti come questi sono chiamati dai ricercatori Iceani (dalle parole idrogeno e oceano), mondi potenzialmente abitabili coperti da oceani e con un'atmosfera ricca di idrogeno. Per l'astrobiologa Daniela Billi, dell'Università di Roma Tor Vergata, “la scoperta di dimetilsolfuro di dimetile nell'atmosfera di K2-18b apre la strada verso la ricerca di vita indipendente dall'ossigeno e dalla luce” e “sposta la ricerca di vita dalle terre emerse su piccoli pianeti rocciosi, sostenuta dalla luce stellare attraverso la fotosintesi, a grandi mondi acquatici sub-nettuniani, dove è basata sull'impiego dell'idrogeno”. Sulla Terra, aggiunge, “queste forme di vita esistono, sono i solfobatteri e metanogeni che popolano gli sfiatatoi idrotermali negli abissi oceanici”.

‘Un grande archivio’

È affascinante anche la nuova luce che assume la ricerca di forme di vita su Marte. La scoperta è pubblicata su Science, che al lavoro coordinato dal gruppo dell'Università canadese di Calgary guidato da Benjamin Tutolo dedica la copertina. La scoperta dei depositi di carbonati indica infatti che su Marte era attivo il ciclo del carbonio, fondamentale per la vita. “È una svolta sorprendente e importante”, osserva Tutolo, perché “ci dice che il pianeta era abitabile”. A trovare i depositi è stato il rover Curiosity della Nasa che dal 2012 sta esplorando uno dei luoghi più affascinanti del pianeta, il cratere Gale, che si ritiene fosse occupato in passato da un grande lago.

Grazie alle ricerche condotte finora su Marte da rover e satelliti sappiamo che il pianeta ha avuto un'atmosfera più densa di quella attuale e fiumi e mari in superficie. Finora, però sulla superficie marziana erano state trovate solo poche quantità di carbonati. Dopo anni di campionamenti, Curiosity ha inviato ai ricercatori i dati che inseguivano da anni e che indicano che su Marte ci sono depositi di siderite (carbonato di ferro) in alte concentrazioni all'interno di strati ricchi di solfato di magnesio. Il dato è stata una sorpresa per i ricercatori perché le misure risultanti dai satelliti nell'orbita marziana non avevano mai rilevato la presenta di carbonati in quell'area. Gli autori della ricerca ritengono perciò che la siderite si sia formata in seguito a reazioni avvenute fra l'acqua e la roccia e a processi di evaporazione, indicando che la CO₂ dell'atmosfera sia stata catturata nelle rocce sedimentarie. Queste ultime sono così diventate quello che i ricercatori definiscono “un grande archivio dell'antica atmosfera di Marte”.